la Repubblica, 11 febbraio 2018
«Il 24 ci ritroveremo uniti contro il fascismo. In queste elezioni un pericolo nuovo». Intervista a Piero Fassino
ROMA «L’appello a non scendere in piazza del sindaco di Macerata lo si poteva anche non condividere, ma il Pd certo non poteva contraddirlo». Piero Fassino, leader dem, ultimo segretario dei Ds, una storia familiare che viene dalla Resistenza – il nonno ucciso dai fascisti nel ‘44, il padre Eugenio comandante partigiano rilancia la mobilitazione.
Fassino, la sinistra si divide persino sulle piazze antifasciste?
«Non ci sono piazze antifasciste divise, ci ritroveremo tutti a Roma sabato 24 febbraio. L’antifascismo è un valore che unisce, non divide».
Perché non avete dato subito un segnale nella città ferita dal raid razzista? Perché non avete chiamato alla mobilitazione?
«Per noi la Resistenza e i suoi valori sono il fondamento della vita democratica del Paese. E di fronte a ciò che è accaduto a Macerata c’è stata la nostra condanna netta e immediata. Il vice segretario dem Maurizio Martina, i ministri Andrea Orlando e Marco Minniti sono andati a Macerata a manifestare l’indignazione e la solidarietà alla comunità. Voglio ricordare che Luca Traìni ha preso di mira anche la sede del Pd. Abbiamo molto chiaro che quanto accaduto non è l’atto di un esaltato, anche se Traìni lo è, ma quell’atto è figlio di un clima coltivato da chi semina odio, cavalca le paure e le ansie dei cittadini, incita all’intolleranza».
Sembra davvero che la sinistra rappresentata dal Pd abbia dimenticato la sua storia.
«La sinistra non ha dimenticato la sua storia. Non c’è stata e non c’è sottovalutazione della gravità di quanto successo a Macerata e del contesto di odio, rancore e violenza costruito in Italia».
Però avete disertato la piazza di Macerata e l’avete lasciata ai centri sociali.
«Non abbiamo lasciato la piazza.
C’è stato un appello di sindaco e vescovo per un atteggiamento di responsabilità. E certamente difronte a un invito di questo genere, il Pd non poteva assumere un atteggiamento diverso. Dopo di che Renzi sabato prossimo sarà a Sant’Anna di Stazzema insieme con tutti sindaci della Toscana in uno dei luoghi simbolo della Resistenza e del prezzo duro pagato dal Paese al fascismo. E il 24 alla manifestazione dell’Anpi a Roma ci saremo tutti. Ma quel che è accaduto indica un problema più profondo».
Quale?
«Queste elezioni sono diverse da tutte quelle che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Finora nelle competizioni anche aspre, valeva un principio da tutti riconosciuto e cioè che, chiunque vincesse, non sarebbero stati messi in discussione i fondamenti della convivenza civile e democratica del Paese. Per la prima volta non è più così. Ci sono forze che chiedono un voto per mettere in discussione i valori su cui si è costruita la coesione sociale in Italia.
Dobbiamo denunciarlo e contrastarlo».
Salvini ha detto di vergognarsi del corteo di Macerata nel giorno in cui tre nigeriani sono accusati dell’omicidio di Pamela.
«Salvini dovrebbe vergognarsi di molte altre cose: in primo luogo, di alimentare un clima di odio, di rancore e di xenofobia. Nessuno ignora che l’immigrazione è un fenomeno che porta con sé paura e ansia. Ma proprio per questo ci sono due strade per affrontarla: una è cavalcare l’inquietudine e la paura alimentando una spirale sempre più acuta di tensione; l’altra è gestire il fenomeno e governare i flussi come fanno ogni giorno i sindaci del Pd, ma anche di altro colore politico, con politiche di accoglienza e integrazione, unico modo per garantire sicurezza. E naturalmente contrastando ogni forma di illegalità».
Nel corteo di Macerata sono stati molti gli attacchi a Minniti e al Pd.
«Ma non assumiamo per giusto e vero tutto ciò che si dice in un corteo. Gran parte degli italiani si riconosce nelle politiche di Minniti. Ed è una vergogna che là alcuni abbiano gridato “viva le foibe”, una offesa e un insulto alla memoria dei 350 mila italiani infoibati, perseguitati e cacciati dalle loro terre per il solo fatto di essere italiani. Una pagina tragica troppo a lungo dimenticata. Va detto però che la maggioranza di coloro che hanno partecipato al corteo di Macerata, l’hanno fatto per manifestare sinceri sentimenti anti fascisti. Nessun pregiudizio e con loro ci ritroveremo il 24 a Roma».
Renzi non ha voluto definire “terrorista” il raid di Macerata. E lei?
«Non impicchiamoci alle parole.
Quell’atto non è un episodio isolato, è la punta di un iceberg, espressione di umori e pulsioni che affondano le radici nella destra e in comportamenti fascisti. Quello che trovo insensato è continuare ad attaccare il Pd qualsiasi scelta faccia. Così apriamo le porte a una destra guidata dall’estremismo di Salvini e dalla furia demolitrice dei 5Stelle».