Anais Ginori per Affari&Finanza – la Repubblica , 12 febbraio 2018
VINCENT L’AFRICANO – CHI E’ E CHI SI CREDE DI ESSERE BOLLORE’. DAL CONFESSORE PERSONALE AI SERVIZI SEGRETI: L’ASCESA VERSO IL POTERE DELL'EX FAVORITO DA BERNHEIM – IL LATO SEGRETO ED OSCURO DEL FINANZIERE BRETONE SEMBRA COPIATO DA BERLUSCONI: ENTRAMBI COL PALLINO DELLE TELEVISIONI -
A sessantacinque anni, con 7,3 miliardi di euro di patrimonio, Vincent Bolloré è il settimo uomo più ricco di Francia. L' impero Bolloré va al di là della sola Vivendi che è un gigante di per sé nel mondo di media e spettacolo, con tv, musica, cinema, videogiochi. Le attività del gruppo vanno dalla pubblicità alla gestione dei porti alle piantagioni di palma in Africa, dalla logistica dei porti e le concessioni ferroviarie alla telefonia, dalla banca e le assicurazioni alle batterie elettriche. Tutto partendo dalle cartiere bretoni fondate dalla sua famiglia a Ergué-Gabéric, villaggio sperduto nella punta estrema della Bretagna.
«È senza dubbio uno dei più bei successi imprenditoriali francesi degli ultimi quarant' anni», riconoscono Nicolas Vescovacci e Jean-Pierre Canet, i due giornalisti francesi che hanno indagato per due anni su quello che definiscono come un "affarista, un industriale geniale, un finanziare fuori dal comune", sollevando però le molte zone d' ombra. Il risultato è un libro inchiesta appena pubblicato, "Vincent Tout Puissant", un' immersione nell' universo Bolloré che tenta di allertare anche sui rischi della sua onnipotenza, in particolare nel mondo mediatico.
LA PASSIONE PER I MEDIA E' sempre stato un pallino Bolloré. La prima incursione risale a vent' anni fa: Bolloré tenta invano di strappare Tf1 a Martin Bouygues. Nel 2004 ottiene finalmente dal governo di destra una frequenza sul digitale terrestre. Fonda Direct 8. Un palinsesto con programmi solo in diretta. Gli studi sono dentro alla Tour Bolloré di Puteaux, a nord di Parigi.
Nell' estate 2006 si lancia nella free press. In associazione con il gruppo Le Monde lancia Direct Soir, quotidiano gratuito distribuito in oltre 500mila copie. La pubblicazione è interrotta quattro anni dopo. Anche la prima avventura tv di Bolloré ha risultati deludenti. Ma Direct 8 diventa la chiave d' ingresso per entrare in Vivendi. Attraverso la vendita della piccola emittente in cambio di azioni, nel 2011 Bolloré mette un piede nel gruppo con il 3% del capitale. E presto spalanca la porta.
«L' ha dimostrato molte volte - raccontano Vescovacci e Canet - attraverso una partecipazione minoritaria comincia a rosicchiare il capitale». Una tecnica applicata in altre scalate, da Havas fino a Telecom Italia.
Arrivato al vertice di Vivendi, l' imprenditore bretone azzera il management e palinsesti della pay tv Canal+, fiore all' occhiello della televisione francese che ha costruito la sua reputazione nell' irriverenza e la trasgressione, il cosiddetto "Esprit Canal". Di quello spirito ribelle, molto connotato a sinistra, rimane ormai poco. In pochi mesi, Bolloré mette sul tavolo 23 milioni di euro in buonuscite per sbarazzarsi della vecchia guardia. Bolloré interviene direttamente nei programmi.
Cancella dal palinsesto la trasmissione d' inchieste Cash Investigation per la quale lavoravano sia Vescovacci che Canet, dopo aver sospeso un documentario che i due autori hanno prodotto sulla banca Crédit Mutuel-Cic e le accuse di favorire l' evasione fiscale. Il documentario sarà alla fine trasmesso dal canale pubblico France 3 con record di audience.
LE TENSIONI CON I GIORNALISTI Bolloré non è certo il primo uomo d' affari con un gruppo mediatico Oltralpe. L' emittente Tf1 è controllata da Bouygues, i quotidiani Le Parisien e les Echos da Bernard Arnault, Le Figaro dalla famiglia Dassault, Le Monde da Xavier Niel e altri soci. Ma, almeno in questo momento, l' imprenditore bretone appare come l' editore su cui si concentrano le polemiche, e quindi le attenzioni. Raphaël Garrigos e Isabelle Roberts hanno pubblicato l' inchiesta a puntate sul sito Les Jours, poi raccolta nel libro "L' Empire", sui controversi metodi di management dentro Vivendi.
France 2 ha trasmesso "Vincent Bolloré, un ami qui vous veut du bien", documentario che ha vinto il maggior riconoscimento giornalistico francese, il Prix Albert Londres mentre gli avvocati dell' imprenditore bretone hanno chiesto un risarcimento record all' emittente di Stato: 50 milioni di euro. Anche gli autori di "Vincent Tout Puissant" hanno ricevuto una diffida dagli avvocati del gruppo con la minaccia di una richiesta risarcimenti danni per 700mila euro.
Gli attacchi legali sono tanti e tali che una ventina di testate - tra cui Le Monde e Les Echos - hanno pubblicato qualche settimana fa una lettera per allertare sui "metodi intimidatori" e le "ritorsioni quasi-automatiche" di Bolloré in particolare quando le inchieste giornalistiche si occupano dei suoi affari in Africa.
Piantagioni, ferrovie, porti La maggior parte del fatturato del gruppo Bolloré è registrato all' estero, in particolare in Africa. Piantagioni, concessioni ferroviari, logistica e gestione di porti. Dal Cameroun alla Costa d' Avorio, dal Togo al Burkina-Faso, al Ghana alla Nigeria. «E' un vero tesoro di guerra dell' uomo d' affari », spiegano Vescovacci e Canet.
«Bolloré ha messo trent' anni per costituirlo, grazie a rapporti con capi di Stato, poliziotti, spioni, magistrati». Lo sbarco nel continente avviene nel 1985 con l' acquisto del Groupe Rivaud fondato all' epoca d' oro del colonialismo. Sono le attività su cui le comunicazioni del gruppo sono meno trasparenti, anche perché incrociano spesso relazioni con dittature oppure rivendicazioni sindacali per abusi.
MOLTE ONG - LE "CARRUCOLE BRETONI" Il meccanismo finanziario che permette di garantire il controllo sulle filiali di un gruppo senza possederne la maggioranza è stata una delle specialità di Antoine Bernheim. E' quello che nei salotti finanziari chiamano "poulies bretonnes", carrucole bretoni. Il banchiere di Lazard, gran padrino del capitalismo francese, è stato negli anni Ottanta il pigmalione del giovane Vincent che lo chiamava "Oncle Tonio". Lo "zio" Bernheim era amico del padre, Michel.
Dalla quotazione in Borsa del gruppo Bolloré nel 1985 alle prime acquisizioni, "Oncle Tonio" costruisce il successo di Bolloré che in quegli anni viene soprannominato "Petit Prince du Cash-Flow". Durante una trasmissione tv è presentato da un noto conduttore come un "Tapie clean", ovvero scaltro e rapido come Bernard Tapie senza averne i difetti e le compromissioni politiche. Almeno non in quegli anni.
GLI AMICI ALL' ELISEO E' Bernheim che mette in relazione Bolloré con Nicolas Sarkozy. Bernheim ha aperto le porte del gotha economico e finanziario al politico di destra. Tra i due l' intesa è immediata anche se in passato si sono trovati su fronti opposti: Sarkozy era l' avvocato di Bouygues quando Bolloré ha tentato la scalata a Tf1. I legami tra Sarkozy e Bolloré sono alla luce del sole: l' imprenditore presta il suo yacht per festeggiare l' elezione all' Eliseo nel maggio 2007.
Per motivi diversi, tradiranno poi entrambi Bernheim. Dopo la caduta di Sarkozy, nel 2012, Bolloré mantiene forti entrature all' Eliseo. E' amico da una vita del sindaco di Quimper, città bretone accanto al suo villaggio natale, Bernard Poignant, diventato consigliere di Hollande. Ed è vicino a un altro esponente della "banda dei bretoni", il ministro socialista Jean-Yves Le Drian. E il nuovo cambio all' Eliseo non cambia molto. «Emmanuel Macron non ha mai nascosto la sua ammirazione per Bolloré», dicono Vescovacci e Canet, ricordando che l' attuale presidente era ministro dell' Economia quando ci fu la scalata a Vivendi.
POLIZIOTTI, PRETI ED EX SPIE L' ex numero due dei servizi segreti francesi, Michel Roussin, entrato nel gruppo Bolloré nel 1999, è uno dei consiglieri più vicini al magnate. L' ex dirigente dell' anti- terrorismo René-Georges Querry si occupa da più di trent' anni degli affari internazionali di Bolloré. Nel 2013, appena lascia la guida del Raid, le forze speciali della polizia, Ange Mancini viene assunto da Bolloré.
Ancora meno noto - rivelano gli autori del libro - è il ruolo di Gabriel Grimaud, il prete che dirige l' associazione Mater Amoris in un complesso religioso vicino al Parc des Princes, comprato da Bolloré per 70 milioni di euro nel 2013. «Un uomo sconosciuto ai più ma che esercita una forte influenza », sostengono Vescovacci e Canet. Il prete ha avuto un ruolo nei palinsesti di Direct 8, curava la trasmissione "Dieu Merci!". Secondo gli autori, il prete Grimaud oltre che essere il confessore personale del magnate, è ancora uno dei suoi consiglieri editoriali.