il Giornale, 12 febbraio 2018
Hong Kong, che vita del tubo. Case-cilindro per risparmiare
Nella metropoli dei grattacieli e degli scambi commerciali manca lo spazio. Molti, in questa città stato autonoma e densamente popolata, vivono in quelle che vengono chiamate case gabbia: piccoli appartamenti suddivisi in piccole alcove, divise ulteriormente da assi di legno e reti metalliche. Le case e gli affitti, a Hong Kong, raggiungono prezzi impossibili. Costruire case caverna, sotto la città sembra una scelta d’obbligo: ci hanno già pensato. E hanno pensato anche ai «nano» alloggi. Ma c’è chi guarda altre soluzioni: le case tubo, chiamate Opod. Moduli compatti, impilati uno sopra l’altro come le arnie di un alveare. Micro-case, molto tecnologiche, con tutto il necessario per vivere: un divano letto pieghevole, un forno a microonde, un mini frigo, una scrivania pensile, qualche mensola e un piccolo bagno con doccia. Disegnate per due persone, ma molto più confortevoli se usate da una sola. Per giovani, dato che lo spazio non si addice a una famiglia intera.
L’indagine annuale sull’affidabilità degli alloggi internazionali, svolta dalla London School of Economics, ha confermato che, negli ultimi 7 anni, gli alloggi di Hong Kong sono i più cari del mondo. Ma queste case tubo saranno davvero una risposta al problema del sovraffollamento abitativo del centro urbano di Hong Kong? Non si tratta proprio di abitazioni economiche, se si guarda alla metratura: ogni modulo o tubo avrà un costo di produzione di 15.350 dollari e sarà affittabile per 383 dollari al mese. Tuttavia, se guardiamo ai prezzi di una casa a Hong Kong, la spesa è enorme: secondo il Financial Times, la media dei prezzi per una casa nuova è pari a 1,8 milioni di dollari. Il prezzo di una villa in Europa. Immaginatevi di vivere in quella che un tempo era una condotta dell’acqua. Tanta luce naturale, dall’unico finestrone disponibile e anche poca privacy, dato che le case guardano su strada. I 9 metri quadrati delle case Opod, per intenderci, sono quasi la metà delle dimensioni di quelle medie di un garage per auto standard (15 metri quadri). Progettate dallo studio di architettura James Law Cybertecture, le case sono lunghe 16 metri. Con un diametro di 2,1 metri, hanno una superficie che varia dai 9 agli 11 metri quadri. E sono super tecnologiche: l’accesso è controllato da smartphone. «Dobbiamo vivere piccoli in città, perché non possiamo permetterci di affrontare lo spazio. Ma questo non significa che dobbiamo vivere in un ambiente squallido e disumano come gli appartamenti condivisi o delle case gabbia», dice il progettista. Il progetto, presentato a gennaio alla fiera di Designinspire, sta prendendo forma: ne stanno costruendo 100.
Secondo James Law «a Hong Kong molte persone vivono in squallide condizioni o in abitazioni ripartite perché ci sono affitti estremamente alti e costi di alloggio e alloggi pubblici inadeguati». Queste casette potrebbero essere una soluzione temporanea, dato che richiedono poco spazio e possono essere posizionate l’una sopra l’altra in ambienti urbani inutilizzati o negli spazi vuoti tra i palazzi. E dato che pesano poco meno di 22 tonnellate, non hanno bisogno di essere legate insieme per essere impilate: la gravità le tiene in posizione. Sono trasportabili: ogni tubo può essere trasportato su un camion e riposizionato. Law, però, ha altri piani: desidera che le case tubo siano percepite come una sorta di progetto di edilizia sociale e ha già l’obiettivo di portare il suo progetto altrove. E dove? In Sud Africa.