Il Messaggero, 12 febbraio 2018
Fellini e Picasso, desideri e ossessioni un dialogo tra geni
MALAGA Una vignetta nei colori rosso e giallo iberici ritrae Federico Fellini, Giulietta Masina e Pablo Picasso, in ciabatte e pantaloncini, seduti a una tavola. Il regista è alla destra del padre del cubismo. Era il 22 gennaio del 1962 quando il cineasta romagnolo sbozzò quella visione onirica una delle quattro in cui compare Picasso – nel suo Libro dei sogni, il diario antologico delle surreali immagini notturne di personaggi e suggestioni, che è andato componendo fra il 1960 e il 1990, su richiesta del suo psicanalista Ernst Bernhard. Il germe dei suoi film. «Ho sognato Picasso. È la seconda volta che lo sogno.CUCINA
La prima volta (anche allora attraversavo un periodo di confusione e di sfiducia) stavamo in una cucina, che era chiaramente la sua cucina di casa, un cucinone pieno di cibi, di quadri, di coloriParlammo tutta la notte», annota Fellini. Ogni visita notturna di Picasso coincide con una fase di crisi artistica di Fellini, in quel momento – a 42 anni – in preda ai dubbi su come superare la narrativa naturalistica dei suoi primi film.
Anche da queste visioni oniriche prende spunto la grande mostra allestita a Malaga sui due geni d’arte, al via da oggi al 13 maggio al Museo Picasso. Dipinti, grafiche, sculture dell’autore de Las señoritas de Avignon, accanto a fotografie, spezzoni di film, scritti e tanti disegni di Fellini, nell’itinerario organizzato in collaborazione con la Fundación Almine y Berard Ruiz-Picasso e coprodotta con La cinémathèque française, che la ospiterà dall’aprile del 2019 a Parigi.
Il cubismo, con la costruzione-ricostruzione delle storie, sarà una chiave per approdare al fatato affresco di immagini di 8 e ½. Cinque anni più tardi, nel 1967, il regista sogna di nuovo il pittore e lo ritrae nel suo diario di fantasie oniriche questa volta seduto su una sedia accanto a lui, che è solo un’ombra, perché il discepolo è capace ora di guardare in volto il maestro. «Tutta la notte con Picasso, che mi parlava, mi parlavaEravamo molto amici, mi mostrava grande affetto, come un fratello maggiore», riporta nelle memorie, che parlano delle ansie infinite che lo indussero ad abbandonare il progetto de Il viaggio di G. Mastorna, su sceneggiatura di Ennio Flaiano, mai realizzato. Infine, nel luglio 1980, una nuova visita dell’autore di Guernica, venuto a confortarlo in sonno quando Fellini è profondamente scosso dalla perdita dell’amico fraterno Nino Rota e assediato dalle contestazioni femministe sul set de La città delle donne. Nella realtà diurna, il cineasta riminese aveva incrociato solo una volta il pittore malagueño sulla Croisette, a Cannes, in occasione della presentazione di Le notti di Cabiria, nel 1957, ma senza riuscire a parlargli. Lo conosceva però a fondo attraverso Carl Gustav Jung, nel saggio su Picasso, che lo aveva lasciato abbagliato, come ricorda Paolo Fabbri in Fellinerie. Una coppia – nemmeno troppo strana – di giganti, accomunati dal prisma di desideri e ossessioni, che nelle loro opere assumono dimensione universale.
«Ci sono voluti uno spagnolo e una francese per propiziare l’incontro fra i due geni del Novecento», ironizza il direttore artistico del museo, José Lebrero Stals, che spera che l’evento «possa avvicinare i giovani alla filmografia felliniana, a molti oggi sconosciuta». La francese è Audry Norcia, curatrice del progetto: «È un percorso sulla matrice delle immagini felliniane, articolato intorno all’inconscio di Fellini, fra passato, presente e l’opera in divenire», ci spiega la storica dell’arte, mentre ultima l’allestimento.
ARCAICO
L’itinerario ha inizio dal Libro dei sogni per continuare in via Margutta, a Roma, dove il Fellini e Picasso vissero in periodi diversi, subendo entrambi il fascino formale dell’antichità. «È l’arcaico, il fondamento mediterraneo delle pulsioni che abitano l’uomo e la donna, Eros e Thanatos. Nelle opere esposte appaiono le creature mitologiche alle quali sia il regista che il pittore hanno fatto spesso riferimento: il fauno, il minotauro, la donna ninfa, sublime, ma anche la gorgone, Medusa, la sirena mitologica con la testa di donna e il corpo d’uccello» dice ancora la curatrice.
ANTICHITÀ
Dall’antichità al presente, ci si immerge nella seconda sala – nella raffigurazione erotica della figura femminile, che è l’altro elemento di perfetta consonanza fra i due artisti, un rapporto con le donne che, però, si esprime in modo molto diverso. «Picasso, che ebbe almeno otto grandi amori nella sua vita, è aggressivo, virile. E anche quando si mostra ripiegato, il minotauro è sempre là a ricordare che è lui il dominatore. Fellini, al contrario spiega ancora Audry Norcia che in Giulietta Masina ebbe la sua grande compagna e musa, è intimidito da queste creature enormi, dalla sessualità primitiva, che guarda sempre con occhi da bambino. È la donna a tenere la frusta». Le carnalità eteree, sublimi e terribili di Fellini trovano corrispondenze iconografiche nelle indecifrabili silhouette di Picasso, come la Mujer de pie con una mano en la cadera (1908). Verosimiglianza, mistificazione, decostruzione e ricomposizione anche nel mondo circense, «l’altro spazio di ispirazione comune e di interazione con la cultura popolare. La sorpresa, l’ironia, la menzogna e la trasformazione si incarnano negli acrobati, arlecchini e pulcinella», rileva la curatrice. Gli universi felliniano e picassiano sono, infine, a confronto nel docu-film che il regista Isaki Lacuesta ha realizzato utilizzando spezzoni delle pellicole, a conclusione dell’itinerario, che ha contato sulla consulenza artistica di Gerald Morin, assistente alla direzione del cineasta romagnolo. Ma cosa sognerebbero i due se, per una volta, dovessero sognare assieme? È la domanda che la mostra lascia aperta, con Fellini e Picasso in dissolvenza
COSE BUONE PER ANTEPRIMA