Il Messaggero, 12 febbraio 2018
Oxfam, altre Ong nello scandalo sessuale
LONDRA Con uno scandalo sessuale di cui non si vede la fine, il settore delle charities e degli operatori umanitari britannici rischia di ritrovarsi a corto di quei fondi governativi grazie ai quali è in condizione di operare: solo Oxfam nel 2017 ha ricevuto quasi 40 milioni di euro, ma nell’insieme gli aiuti internazionali ammontano a circa 15 miliardi di euro, una cifra che i conservatori da tempo vorrebbero tagliare e che ora, davanti alla gravità delle accuse, potrebbe finire pesantemente sfoltita.
Nel fine settimana è emerso infatti che solo per l’anno scorso sarebbero addirittura centoventi i dipendenti delle principali charities del Regno Unito accusati di abusi sessuali, rinfocolando i timori che i pedofili si servano di queste organizzazioni per raggiungere i loro obiettivi, facendole diventare canali per lo sfruttamento sessuale. Inoltre lo stesso capo della missione di Oxfam ad Haiti, Roland van Hauwermeiren – che dopo il terremoto del 2010 in cui sono morte 200mila persone avrebbe tenuto dei festini con delle prostitute nella casa pagata dall’agenzia -, sarebbe già stato coinvolto in una vicenda di prostituzione risalente al 2006 in Chad, secondo quanto ha scritto l’Observer.
LE ACCUSE
Tutte storie riferite in maniera parziale e incompleta alle autorità, tanto che il ministro per lo Sviluppo internazionale, Penny Mordaunt, oltre a minacciare di ritirare i finanziamenti a Oxfam, ha accusato il colosso di una «assoluta mancanza di leadership morale» per la maniera in cui ha gestito la vicenda. Per la Mordaunt, le accuse rappresentano «un tradimento completo sia delle persone che Oxfam era lì per aiutare, sia delle persone che li avevano inviati lì per svolgere la loro missione». Priti Patel, fervente Brexiter che aveva occupato il posto della Mordaunt in passato, ha puntato l’indice contro i «predatori pedofili» che si servono della rete degli aiuti internazionali.
La vicenda di Haiti, riferita dal Times, risale al 2011 e avrebbe portato al licenziamento di quattro dipendenti e all’allontanamento di van Hauwermeiren e di altre due persone, a cui è stato offerto di dimettersi prima della fine dell’indagine interna, senza che il loro comportamento fosse segnalato ad altri potenziali datori di lavoro nel settore della cooperazione. Tutti elementi che sarebbero stati raccontati solo in parte alla commissione che vigila sul comportamento delle charities: Oxfam ha parlato genericamente di «gravi malefatte» da parte di alcuni dipendenti e la commissione non ha preso nessuna misura. L’amministratore delegato di Oxfam, Mark Goldring, ha negato che la storia sia stata insabbiata, spiegando: «Siamo stati molto onesti con il pubblico nel dire che ci vergognavamo del comportamento del nostro straff. E ci vergogniamo ancora».
Sulla scia dello scalpore suscitato dalla storia di Haiti, sono emersi nuovi casi e nuove vicende, tra cui quella di un insegnante, a capo di una charity in Kenya, che ha abusato di bambini in una scuola e che è in carcere dal 2015 e un caso di pedofilia in un’organizzazione in India. Ma sono le cifre riguardanti le Ong più grandi ad essere impressionanti: Oxfam, che ha 5mila dipendenti e 23mila volontari, ha registrato 87 casi l’anno scorso e ne ha denunciati solo 53; Save The Children 31, di cui solo dieci sono stati riferiti alle autorità; e Christian Aid altri due; la Croce Rossa britannica ha spiegato di avere «un piccolo numero di casi di molestie nel Regno Unito», citandone cinque.
IL FENOMENO
Parlando al Sunday Times, Andrew McLeod, ex dipendente della Croce Rossa e delle Nazioni Unite, ha descritto una situazione di «pedofilia istituzionalizzata» tra gli operatori umanitari e si è detto particolarmente sconvolto dal caso delle Filippine, dove la frequentazione di prostitute minorenni da parte di uomini d’affari, turisti e cooperanti è all’ordine del giorno. «Molti operatori umanitari dovranno chiedersi che cosa abbiano fatto per cercare di porre fine al fenomeno», ha spiegato.
L’ambasciatore di Haiti a Londra, Bocchit Edmond, ha criticato Oxfam per non aver contattato le autorità dell’isola e ha definito «vergognoso» il comportamento della Ong, sostenendo che dovrà «fare molta autocoscienza se vuole ricostruire la fiducia di cui godeva».