la Repubblica, 12 febbraio 2018
La Ferrari dei sogni chiamata Portofino. Ecco i suoi segreti
ALBEROBELLO La Ferrari che ha cambiato la Ferrari nasceva dieci anni fa, con la presentazione della California; un nome prestigioso nella storia del Cavallino, adottato per un modello tanto nuovo, sorprendente e, inevitabilmente, discusso. L’idea di una granturismo Ferrari con motore anteriore a 8 cilindri, poteva sembrare scontata per molti ma non per quella categoria di sostenitori “teorici”, convinti custodi dei valori tradizionali e intoccabili del marchio, per i quali l’eccellenza di Maranello poteva essere espressa solo dai poderosi V12 o dalle grintosissime V8 a motore centrale.
Per fortuna la Ferrari, che non sarebbe la Ferrari se non avesse saputo guardare avanti e conoscere i suoi clienti, si era convinta dell’opportunità di uscire dai cliché e una “granturismo” come la California, con i suoi contenuti di praticità e stile, è riuscita a diventare un’altra espressione di come si può essere Ferrari, senza compromessi e senza rompere con il passato.
La Portofino di oggi è la conferma che l’idea non era solo azzeccata ma era proprio l’idea giusta per sviluppare i valori del marchio guardando ai numeri e all’evoluzione della clientela globale più sofisticata ed esclusiva.
Inseguire l’immagine del manager ( donna o uomo) che va in ufficio tutti i giorni, che accompagna i figli a scuola o che parte per il weekend con qualcosa di più eccitante del solito Suv e proiettarla al volante di una Portofino non pare più una speculazione del marketing ma qualcosa che fa legittimamente parte della fascia privilegiata dei mercati del mondo.
Da qui nasce un modello con tutta la dignità di una vera e propria “linea di prodotto” (come le V12 o le V8 sportive) e i crismi di un progetto originale, pensato per sviluppare e ottimizzare l’idea originaria della California «dalla quale abbiamo imparato molto», come ammettono in Ferrari; sottolineando come l’esperienza di questi dieci anni abbia insegnato a guardare a una clientela sostanzialmente nuova (non ferrarista per il 70%) e ad allargare gli orizzonti rispetto alle “solite” Ferrari.
La Portofino è la prima Ferrari con più attenzione per le nuove tecnologie, con un impianto di infotainment evoluto, due touch screen con il principale “split view” (pilota e passeggero che vedono immagini differenti), una Ferrari nella quale non ci si vergogna di parlare di versatilità, di efficienza della climatizzazione, di capacità di carico o di spazio per le gambe dei passeggeri posteriori (+ 5 cm). Il problema è stato quello di evitare che questa attenzione alla quotidianità annacquasse l’essere Ferrari e la soluzione è venuta da un ancora più radicale impegno tecnico, nel quale rientrano un telaio completamente nuovo, il perfezionamento dell’aerodinamica ( Cx 0,312) e la riduzione dei pesi ( 80 kg in meno) ottenuta in ogni particolare.
Messa così l’incremento di 40 Cv della potenza massima (con il 3800 che è arrivato a 600 Cv) pare un naturale dettaglio, come la velocità massima di oltre 320 km/h o i 10,8 secondi per arrivare a 200 km/ h. Non è invece un dettaglio l’adozione del differenziale elettronico ( per la prima volta in questa classe) e la messa a punto delle sospensioni per non essere “meno Ferrari” di una 488; se non nei tempi sul giro almeno nel gusto di guida quando si decide di spingere al massimo.
Anche il design è più maturo e moderno ma soprattutto molto più sofisticato; la Portofino non è più la classica “cabriolet con tetto rigido” ma, a tetto chiuso, ha il profilo di una bellissima coupé fastback, elegante quanto grintosa e con una dignità stilistica non inferiore a quella delle grandi 12 cilindri a motore anteriore.
Detto ciò, l’indicazione del prezzo è poco più che una curiosità, e solo per quelli che non l’hanno già prenotata lo scorso ottobre e la riceveranno per primi a partire da maggio; per gli altri viene ufficializzato un listino che parte da 196.000 euro.
COSE BUONE PER ANTEPRIMA