la Repubblica, 12 febbraio 2018
La solitudine dell’ultima rana
Tipo tranquillo, casalingo e amante dell’acqua, cerca disperatamente la sua Giulietta. Obiettivo: salvare la specie. Firmato Romeo, l’ultima rana d’acqua Sehuencas.
È una storia d’amore a caccia di un lieto fine quella che arriva per San Valentino dalla Bolivia, dove negli acquari del Museo di storia naturale di Cochabamba vive l’anfibio di dieci anni, forse l’ultimo della specie Telmatobius yuracare, chiamato Romeo.
Trovato nel 2008 nelle foreste delle Ande, Romeo è tuttora solo e i biologi cercano con affanno una partner per farlo riprodurre in laboratorio. È una corsa contro il tempo perché questa rana, che vive in media quindici anni, potrebbe presto morire ponendo fine al futuro dei suoi simili.
Perciò, per evitare la triste sorte già capitata al “solitario” George, tartaruga delle Galapagos morta nel 2012, oppure a Toughie, altra rana single spirata ad Atlanta, questa volta i ricercatori hanno deciso di provarle tutte, fino a iscrivere Romeo al noto sito di incontri Match.com.
«È un estremo tentativo, ma ben venga se può aiutare – commenta Piero Genovesi, ricercatore dell’Ispra -. Se pensiamo che al mondo il 41 per cento degli anfibi è vicino all’estinzione più di mammiferi e uccelli a rischio messi insieme, ogni campagna è utile».
La Bolivian Amphibian Initiative e il Global Wildlife Conservation hanno creato un vero e proprio profilo online di Romeo con tanto di passioni e preferenze, e che ha il duplice scopo di ricevere eventuali segnalazioni di avvistamenti di rane femmina e di raccogliere donazioni. Puntano a racimolare almeno 12.000 euro entro il 14 febbraio per poter così spedire dieci équipe di biologi a perlustrare zone impervie dove scovare qualche esemplare rimasto.
«Credo ce ne siano ancora laggiù e sarebbe sempre opportuno promuovere iniziative di conservazione direttamente in natura, anziché in cattività spiega Genovesi -. Questa è una bella favola d’amore, ma dubito si riuscirà a salvare la specie con operazioni in laboratorio».
Fino al 1998 questa rana era comune in Bolivia ma «inquinamento, riscaldamento globale e micidiali micosi l’hanno spinta verso l’estinzione» precisa Arturo Muñoz, a capo del progetto per salvare gli anfibi. Da quando Romeo fu recuperato non sono più stati avvistati altri simili.
«Quello delle Ande, dove molte specie sono a rischio, non è un territorio semplice dove operare ricorda Genovesi – e in quelle zone trote alloctone e micosi hanno debellato molti anfibi. Dobbiamo lottare di più per preservarli. Io ricordo sempre un esempio che viene dall’Australia: negli anni 70 la distruzione di habitat portò all’estinzione le rane a gestazione gastrica, così chiamate perché inghiottivano le uova fecondate e tenevano i girini in incubazione nello stomaco. Se non le avessimo perse, oggi probabilmente studiando i loro processi gastrici potremmo salvare migliaia di umani dall’ulcera».
Ma per la rana “più sola al mondo” c’è ancora speranza. Come fu per il rinoceronte bianco settentrionale chiamato Sudan, iscritto a Tinder. Attraverso un mix di social e ironia i ricercatori sono convinti di riuscire a salvare questa rana che ama “le rocce, l’acqua e i vermi”, si legge sul web. «Continuiamo a crederci – chiosa Muñoz – e ci batteremo fino all’ultimo prima di doverci magari affidare a programmi di clonazione o a tecniche sul Dna. Per adesso, più che al piano B, pensiamo solo a trovare una compagna per Romeo».
COSE BUONE PER ANTEPRIMA