Corriere della Sera, 10 febbraio 2018
Il riso «d’oro». Tra produttori e supermercati rialzo del 500%
Il grano e la pasta, in Italia, fanno più «rumore» del riso. E per questo la battaglia che negli ultimi anni si è accesa sul prezzo del grano è più nota di quella del riso. Produzione che, al pari del grano (anzi con un giorno di anticipo, il 16 febbraio rispetto al 17 fissato per la pasta) sarà soggetta dalla prossima settimana all’obbligo di indicazione, in etichetta, dell’origine. L’Italia è il primo produttore di riso in Europa, con 1,5 milioni di tonnellate su un territorio coltivato di 234 mila ettari (circa il 50 % dell’intera produzione Ue). Un primato che, però, secondo la Coldiretti è messo a rischio dall’andamento dei prezzi che, alla produzione, si sono praticamente dimezzati nell’ultimo anno. Dal campo alla tavola, invece, il prezzo del riso aumenta del 500%. Nell’ultimo anno – sottolinea in una nota la Coldiretti – mentre il prezzo di un chilo di riso sullo scaffale è rimasto pressoché stabile con un valore medio di circa 3 euro, i prezzi riconosciuti agli agricoltori sono diminuiti dal 58% dell’Arborio al 57% del Carnaroli, dal 41% del Roma al 37% del Vialone Nano. Con il risone italiano pagato tra i 27,5 e i 29,5 centesimi al chilo per l’Arborio e dai 24,5 ai 30,5 per il Carnaroli. Perché – è la spiegazione di Coldiretti – più della metà del mercato nazionale è in mano a sole quattro aziende. La soluzione sperata? I contratti di filiera.
COSE BUONE PER ANTEPRIMA