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 2018  febbraio 12 Lunedì calendario

«Resistiamo per 20 anni poi popoleremo lo spazio e saremo al sicuro». Parla il fisico Brian Cox, star della divulgazione scientifica

«Se superiamo i prossimi 10-20 anni e non ci distruggiamo, credo che diventeremo una civiltà multiplanetaria. Sarà inevitabile».

Chi parla è Brian Cox, fisico delle particelle all’università di Manchester e professore alla Royal Society di Londra. E, soprattutto, «rockstar scientist», come è noto tra i colleghi e le folle che seguono le sue serie tv sulla Bbc e gli show da un continente all’altro dedicati alla Terra e all’Universo.
Mercoledì prossimo il «nuovo sir David Attenborough» e «guru della divulgazione scientifica» – secondo i giudizi che vanno per la maggiore – sarà all’Università di Torino per l’unica tappa italiana del tour «Brian Cox live» sulla storia del cosmo.
Professore, il cosmo è il nostro destino?
«Sono convinto che siamo destinati a esplorarlo e colonizzarlo: penso al Falcon Heavy di Elon Musk, alla sua società Space X e alla Blue Origin di Jeff Bezos e alle loro future collaborazioni con Nasa ed Esa. Una volta che saremo nello spazio, con una base su Marte, allora saremo al sicuro».
E nel frattempo? Lei si dice preoccupato per la situazione internazionale e di essere tentato dalla politica: è così?
«Abbiamo bisogno di più scienziati in politica, dato che in questo momento viviamo un rapporto difficile con i fatti. Gli scienziati, infatti, rappresentano un modo di pensare che ci ha dato di tutto, dalla medicina alle comunicazioni digitali: non c’è nessuno, in ogni singolo minuto, che non usi un prodotto della scienza e tuttavia questa logica – che è nata in Italia con il Rinascimento – non è rappresentata in modo abbastanza forte. Ecco perché penso alla politica: ogni scienziato dovrebbe pensarci».
Che cosa ci insegna questa logica che trascuriamo?
«Due aspetti. Il primo è legato al famoso motto della Royal Society, di cui sono “fellow”: “Nullius, in verba”, vale a dire “non prendere per buone le parole di nessuno”. Newton è stato uno dei suoi presidenti, in un’epoca di poco successiva a Galileo, e il principio era di non fidarsi di nessun testo antico, che fosse Aristotele, Platone o la Bibbia. Il secondo aspetto è connesso al presente: non è possibile per un singolo individuo capire tutta la scienza, dato che non si può passare la vita a leggere testi scientifici. Ci sono anche altre cose da fare! E allora si deve avere la giusta percezione di chi fidarsi: se gli scienziati sostengono che è una buona idea tagliare le emissioni di anidride carbonica, da chi altri, se non loro, dovrei accettare quell’informazione? Nelle democrazie si prendono spesso decisioni sul futuro e, se le persone non capiscono come nasce un’argomentazione scientifica, siamo nei guai».
In Italia esce il suo saggio «Universal. Una guida al cosmo», edito da Hoepli, e in Gran Bretagna è un bestseller «Forces of Nature», in cui ammonisce che l’umanità ha bisogno di uno shock collettivo: a cosa si riferisce?
«Dobbiamo renderci conto che luoghi come il nostro, come la Terra, potrebbero essere rari. E che perciò hanno grande valore. Eppure questa prospettiva non è tenuta in forte considerazione. Prevalgono gli interessi nazionali, invece della collaborazione internazionale. Ecco perché, per me, è un disastro che la Gran Bretagna abbia votato la Brexit. Ed è il motivo per cui abbiamo bisogno di qualcosa – uno shock, appunto – che ci costringa a pensare con più attenzione al nostro posto nell’Universo e alla nostra singola civiltà».
Non è scioccante, per esempio, il ritorno sulla scena di una possibile guerra nucleare?
«Mi vengono in mente le lezioni alla Bbc di Richard Oppenheimer, nel 1953, e il discorso di Richard Feynman “Il valore della scienza” del 1955: entrambi sostenevano che eravamo stati fortunati a scampare all’atomica, nonostante le scarse capacità dei politici. Questo istinto a non fare cose stupide dura da oltre 70 anni».
E intanto qual è la prossima scoperta che vorrebbe raccontare?
«Mi piacerebbe che si scoprisse la vita su Marte o sulle lune di Giove o Saturno. La vita è inevitabile, quando ci sono le condizioni. In fisica, invece, vogliamo capire cosa sia l’energia oscura: si tratta di un problema teorico immenso».
Il suo prossimo programma tv?
«Arriverà presto, ma non posso ancora svelarlo».