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 2018  febbraio 12 Lunedì calendario

Estra, il club delle ex municipalizzate supera il miliardo di euro l’anno

A forza di fusioni e acquisizioni, alcune società miultiservizi italiane (le ex municipalizzate che hanno scoperto la via del mercato e offrono un assortimento di servizi, a partire da elettricità e metano) sono cresciute fino a diventare grandi imprese di livello nazionale, magari senza farsi troppo notare. Probabilmente solo una minoranza di italiani ha sentito parlare di Estra, che però è tra le prime dieci del settore, fattura più di un miliardo di euro all’anno e sta per quotarsi in Borsa, segmento Star, con un’offerta pubblica di vendita azionaria da lanciare entro l’estate.
Estra nasce nel 2008 quando tre gruppi multiutility toscani si aggregano per vendere luce e gas nel centro Italia. Fra il 2011 e il 2014 le fusioni e le acquisizioni portano il gruppo ad estendersi soprattutto verso le zone adriatiche. Nel 2016 da Toscana, Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo l’orizzonte si è allargato a Campania, Calabria e Sicilia. Alla fine del 2017 la Multiservizi Spa di Ancona (partecipata da 44 Comuni delle Marche) è diventata azionista di Estra col 10% delle quote, mentre il resto del capitale continua fare capo alle società fondatrici: la Consiag di Prato, la Intesa di Siena e la Coingas di Arezzo; un’altra azienda aretina ha una piccola quota.
Oltre alla vendita di elettricità e metano (61%) le attività di Estra riguardano il trading del gas (29%) e la sua distribuzione (6%) più un 4% di altre attività. Nel 2016 il giro d’affari è stato di 1044 milioni di euro, il margine operativo di 86 milioni, il capitale investito di 524 milioni e il patrimonio netto di 320 milioni. L’indice di redditività Ebitda ha superato gli 86 milioni di euro e l’utile netto i 15 milioni.
Al momento i dipendenti di Estra sono 612, i Comuni soci sono novantasette, e nel 2016 i volumi di gas sono ammontati a 554 milioni di metri cubi distribuiti e a 1200 milioni di metri cubi venduti, attraverso una rete di tubi cresciuta a 5396 chilometri, mentre per l’elettricità si è trattato di 708 GigaWatt/ora venduti.
C’è anche una notizia fresca: Estra si è aggiudicata pochi giorni fa quattro lotti su sette in una gara Consip (l’organismo che cura gli acquisti di beni e servizi per la pubblica amministrazione) del valore di 189 milioni in cambio della fornitura di metano a vari enti pubblici. Lo spunto è interessante non solo per l’entità del bando ma anche per il risvolto geografico: con quest’ultima mossa il gruppo Estra estende, per la prima volta, la sua attività alle tre Regioni del Nord-Ovest italiano, uscendo dal recinto del Centro-Sud.
Per quanto riguarda l’immimente quotazione alla Borsa di Milano, va sottolineato che l’offerta azionaria di Estra è il primo debutto in Borsa di una società multiservizi da più di dieci anni (l’ultimo esempio aveva riguardato Ascopiave).
Come sarà Estra fra cinque anni? Continuerà a partecipare al consolidamento del settore? Risponde il presidente Francesco Macrì: «Quando è cominciata la liberalizzazione, in Italia erano attivi 700 operatori, anche piccolissimi. Adesso le aggregazioni li hanno ridotti a 200 e noi di Estra siamo fra i dieci maggiori. Nei prossimi anni si svolgeranno le gare per moltissimi Atem, gli ambiti territoriali di distribuzione del gas, e io prevedo che questo si accompagnerà a un’ulteriore riduzione delle aziende italiane di settore, fino e a un numero compreso fra 50 e 70. Noi saremo fra quelle, e saremo più grandi di adesso».
Considerato che i soci fondatori erano municipalizzate di città piccole o medie (la maggiore è Prato, che non è certo una metropoli) resta da capire qual è il fattore di successo che ha permesso a Estra di aggregare anziché di essere aggregata. Macrì lo individua nella capacità di restare a contatto col territorio: «All’inizio pure noi abbiamo fatto ricorso a grandi call center stranieri, ma poi abbiamo rescisso i contratti. Abbiamo 51 sportelli locali dove è facile parlare anche coi dirigenti. Acquisiamo solo aziende ben radicate nei territori e stiamo attenti a non snaturarle. Godiamo di un’ottima fidelizzazione perché parliamo la lingua dei territori».