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 2018  febbraio 12 Lunedì calendario

Serravalle Scrivia. Tra le commesse precarie dell’outlet

«Per chi voterò? Ho talmente tanti problemi che non ci ho neanche pensato – sorride amaramente Daniela Magazzù mentre prende un caffè al volo prima di attaccare il turno -. Ma voterò eh, non faccio decidere agli altri per me. Sa però qual è il punto? Che con i miei soldi io ho aiutato lo Stato, l’Inps, le banche. Ma chi aiuta me?».
All’outlet di Serravalle è una domenica soleggiata, l’aria è frizzante: clienti di tante nazionalità si aggirano in cerca di un parcheggio e poi sciamano fra i negozi per accaparrarsi gli ultimi saldi. Dietro ai banconi ci sono commessi e commesse del più grande centro commerciale d’Europa: solo nella parte di proprietà di McArthurGlen lavorano circa 2000 persone.
Da una recente ricognizione della Filcams Cgil emerge che il 43% delle assunzioni è a tempo determinato. Ogni marchio segue le proprie regole e i contratti variano: «Il 52% – calcola il sindacato – è full-time, il 47% part-time, l’1% a chiamata. Il dipendente tipo è donna, in media dai 27 ai 35 anni».
Il microcosmo
Non stupisce, quindi, che in questo microcosmo in molti chiedano di rimanere anonimi e che la precarietà del lavoro sia il tema più sentito. Seguito da sicurezza e famiglia. «Io sono a tempo determinato – racconta Lorena, 37 anni, da uno dei furgoncini ristoro -. Al prossimo governo chiedo lavoro stabile e pensioni nei tempi previsti: i miei genitori sono rimasti bloccati dalla Fornero. Sento molta disillusione fra i miei colleghi – continua – in politica chi sale si trasforma in casta, e allora pensi ai 5 Stelle. Potremo fidarci? Non so, deciderò all’ultimo». Lorena ha un figlio di 6 anni, ne vorrebbe un altro, «ma senza stabilità come si fa?». Un problema comune, dato che l’Italia – dati Istat – ha appena registrato il nono calo consecutivo delle nascite (464 mila nel 2017).
Tra i più giovani c’è chi, come Simona Marcone, 24 anni, non andrà alle urne: «La politica non mi interessa, ho già troppi problemi». La maggioranza, però, vuole votare, e sembra divisa fra indecisioni dell’ultima ora e interesse per i Cinque Stelle. «Non ci si può lamentare se ci si astiene – commenta Sara, 21 anni, commessa della Asics -. Non so ancora a chi dare la preferenza, ma forse i 5 Stelle perché serve un cambiamento. Le loro sono solo parole? Non lo sappiamo, ma almeno c’è la speranza che non sia così». Davide ha 30 anni, lavora alla Crocerossa di Novi e nei weekend fa il volontario all’outlet: «Cinque Stelle – risponde – sono quelli che più mi convincono». «Almeno sono freschi – gli fa eco un coetaneo, responsabile di un negozio di articoli sportivi -. Nel 2013 ho votato Pd ma mi ha deluso. Posso aggiungere una cosa? Un altro grande tema è la sicurezza. Servirebbe più polizia. I carabinieri sono in giro a controllarti con l’alcoltest ma dove sono quando scoppia una rissa?».

Chi chiede più sicurezza si schiera con la Lega di Salvini. «Non sono razzista – sottolinea Fiammetta, sulla cinquantina, commessa di Ferragamo – mia figlia è sposata con un filippino ed è il genero migliore che potessi augurarmi. Però ci vuole più controllo». «Più forze dell’ordine e inasprire le pene» rafforza il concetto il collega Andrea. «Lavoriamo per questo brand da tanti anni, un’isola felice. Però vediamo tanti furti. Sa cosa è successo a entrambi? A me con tre romeni, a lui con due messicani – continua la donna -. Hanno rubato e ci hanno chiamato in caserma per l’identificazione. “Loro non ci vedranno vero? Abbiamo paura”, abbiamo detto ai militari. Beh, ci siamo trovati faccia a faccia con i ladri. Senza contare la beffa: 5 anni dopo è arrivato il processo e... erano scomparsi. Questa è giustizia?». Di Salvini apprezzano le promesse su immigrazione e legittima difesa perché «in Italia dovremmo andare in giro armati».
«Non dico chi voto, è segreto – premette una lavoratrice di 38 anni, che chiede di non scrivere neanche il nome del negozio – ma so dove metterò la croce, c’è solo uno schieramento in cui mi identifico. Quello che promette aiuti per le famiglie italiane. Ho due figli e in Italia avere figli sembra essere una colpa».
La famiglia
Chiede attenzione per la famiglia e le donne, ma per questo voterà centrosinistra, anche una commessa di 40 anni di un negozio di intimo: «Sono laureata come tante colleghe, e come tante non ho trovato un impiego corrispondente alla mia formazione. Alla politica chiedo di rimettere al centro il lavoro per le donne, e la famiglia».
Famiglia che, dicono in tanti, viene sacrificata anche dai molti turni domenicali e festivi. Proprio l’outlet di Serravalle era stato protagonista, l’anno scorso, di una protesta contro la decisione della proprietà di portare i giorni di apertura da 361 a 363, includendo Pasqua e Santo Stefano: uno sciopero che si era concluso con solo 4 negozi chiusi su circa 250. Quest’anno, si prevedono mobilitazioni? «Stiamo valutando» dice la Filcams. Tra i lavoratori sembra esserci rassegnazione sul turno pasquale (qualche malumore in più c’è però per il 26 dicembre), «perché il lavoro è lavoro. E in giro ce n’è poco».
«Dicono tanto che la disoccupazione è in calo – attacca Tatiana, 33 anni, da Camper – a me non sembra. I miei coetanei sono precari come me. Prima di arrivare qui ero store manager di un altro negozio dell’outlet. Rinnovata di due mesi in due mesi per un anno e mezzo. E all’ufficio di collocamento ti vedi scavalcare dagli stranieri perché bisogna favorire l’integrazione...». «Ma perché la politica non capisce che incentivare le assunzioni rimetterebbe in circolo l’economia? – si chiede la collega Monica, 35 anni, precaria -. Se la gente si sente tranquilla spende, mi sembra un discorso semplice».
Così come semplice, aggiunge Melissa di Bottega Verde, elettrice del Pd, «sarebbe capire che con tutti questi partitini non fanno che confonderci». «Per la prima volta non so se voterò – ammette Mariano, 55 anni, cliente dell’outlet -. Sulle pensioni mi hanno deluso. Io lavoro in una rsa e non voglio smettere il giorno prima di rientrarci come paziente. Bisogna cambiare». Cambiamento lo chiede anche Michele Benini, dipendente di Paul Taylor: «Il mio voto del 2013 mi ha deluso, ora sceglierò qualcun altro. Conscio che – sorride – nel 2023 mi avrà deluso e dovrò cambiare di nuovo».