La Stampa, 10 febbraio 2018
Falsi test sulle sigarette.I giganti del tabacco sotto accusa in Francia
In Francia lo chiamano già «tobaccogate»: il Comitato nazionale contro il tabagismo (Cnct) ha fatto causa contro i quattro principali produttori di sigarette, accusati d’ingannare i consumatori sul reale tasso di catrame e nicotina, grazie ai microfori presenti sui filtri. Una storia che potrebbe costare caro (finanziariamente e non solo) ai big mondiali del tabacco.
La notizia è stata rivelata ieri dal quotidiano «Le Monde». Ma la causa è stata depositata dall’associazione già il 18 gennaio. Nel mirino, si legge nell’esposto, «la presenza dei microfori nei filtri, che permettono di falsificare i test ai quali le sigarette sono sottoposte, funzionando come un sistema di ventilazione invisibile». Questi fori esistono nel 97% delle sigarette commercializzate in Francia come nella stragrande maggioranza a livello mondiale e furono già introdotti a partire dagli anni 50 negli Usa, quando si iniziò a imporre limiti al contenuto di catrame e nicotina nelle sigarette. Permettono, appunto, di diluire il fumo con l’aria e di limitare l’ingerenza di sostanze nocive. Il problema è che, per il calcolo del contenuto di catrame e nicotina di ogni pacchetto, si ricorre a test con macchinari nei laboratori, dove la ventilazione funziona al 100%. Mentre, quando è un essere umano all’azione, i microfori sono in gran parte tappati dalle labbra e dalle dita del fumatore.
Risultato, «il contenuto inalato sarebbe da due a dieci volte superiore per il catrame e cinque per la nicotina, rispetto a quanto dichiarato dai fabbricanti», spiega il testo della causa del Cnct. «Si pensa di fumare un pacchetto, ma in realtà se ne fanno fuori da due a dieci», sottolinea Pierre Kopp, avvocato dell’associazione francese. Lo scandalo del «tobaccogate» ricorda il «dieselgate», scoppiato a livello internazionale per le auto a gasolio, i cui scarichi valutati in laboratorio sarebbero nettamente inferiori a quelli reali, grazie ad appositi (e ingannevoli) software.
Altri procedimenti simili sono stati avviati in Svizzera e in Olanda, ma senza il clamore assunto dalla vicenda in Francia, dove il presidente Emmanuel Macron ha deciso di partire in guerra contro il tabagismo: dopo quattro anni di stasi, in pochi mesi il governo ha rivisto al rialzo il prezzo dei pacchetti, aumentando le tasse (di un euro dal primo marzo: il prezzo medio è di 8 euro a pacchetto). Il Comitato nazionale contro il tabagismo si sta scagliando contro Philip Morris, British American Tobacco, Japan Tobacco International e Imperial Brands. Dal primo gennaio 2017 nel Paese sono obbligatori i pacchetti generici (senza logo, né immagini o colori particolari, per riconoscere il marchio), dove i contenuti di catrame e nicotina non sono più indicati. «Ma la nostra causa – ha precisato Kopp – riguarda tutti i fumatori che sono stati ingannati prima di quella data, senza considerare che i microfori determinano in ogni caso una misurazione erronea dei contenuti di sostanze nocive nei controlli delle nostre autorità sanitarie».