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 2018  febbraio 10 Sabato calendario

La città rimuove il crac bancario. E la politica è sempre più distante

Tasi e tira, dicono i vicentini. Sta’ zitto e vai avanti. Lasciati tutto alle spalle, rimboccati le maniche e vai avanti. Stradella Banca Popolare è un vicolo stretto nel cuore di Vicenza. A due passi dalle vetrine di Corso Palladio, dietro alla storica sede di Palazzo Thiene, la targa all’inizio di questa strada è anche l’unica traccia visibile rimasta in città di quella che fu la Banca Popolare di Vicenza e racconta due cose: quanto potente e importante è stata la Popolare e quanto avanti è andato il processo di rimozione collettiva del suo collasso. Tasi e tira, sta’ zitto e vai avanti.
Perché dal punto di vista finanziario, il crac della Popolare è stato un vero proprio terremoto. Tra la città e la provincia i soci erano 38 mila, circa un terzo del totale. Una cifra precisa della ricchezza andata in fumo con il crac non c’è, le stime che circolano ruotano intorno ai due miliardi di euro. Eppure un’immagine di Vicenza dopo il terremoto assomiglierebbe molto a quei video giapponesi nei quali dopo la scossa in ufficio gli impiegati, senza scomporsi troppo, ricominciano a lavorare come se nulla fosse. La produzione industriale della provincia cresce del 3,91% – dati Confindustria Vicenza al terzo trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno -, più di due volte e mezzo il dato nazionale. L’export galoppa (+4,99% verso i Paesi Ue, +6,8% extra Ue), ma anche la domanda interna cresce. Crescono anche gli occupati, un po’ in tutti i settori. In provincia, racconta il «Giornale di Vicenza», il 100% dei diplomati all’istituto professionale Scotton di Breganze trova lavoro entro sei mesi. Il 31% delle aziende (dati ancora di Confindustria Vicenza) dichiara un livello produttivo «insoddisfacente» rispetto alla domanda del mercato.
È vero, dice Daniele Marini, docente dell’Università di Padova e direttore scientifico di Community Media Research: «Quello del tirarsi su le maniche e andare avanti a dispetto di tutte le avversità non è solo un luogo comune ma fa parte del substrato culturale». Il contraltare però, aggiunge Marini, è che «non c’è stata neppure un’analisi su ciò che è successo e come questo sia stato possibile, sul ruolo della classe dirigente locale in tutto questo». E da qui si atterra alla politica e alle elezioni. Renato Bertelle, avvocato, è uno dei pochi che aveva l’ardire di contestare Gianni Zonin negli anni del suo «regno» durante le assemblee della Vicenza e ora difende alcune decine di risparmiatori nelle cause contro la banca. Il collasso della banca, dice Bertelle, semplicemente «non è stato un tema di campagna elettorale». Gli unici che potrebbero incassare un dividendo politico dal crac sono i grillini, che sono anche l’unica forza politica che ha piazzato un paio di esponenti dei comitati dei soci in lista. Per il resto, silenzio o quasi. Il centrodestra è spaccato perché i leghisti non hanno gradito il posto assicurato a Nicolò Ghedini. La Lega è spaccata al suo interno per l’esclusione dei fedelissimi del governatore Luca Zaia dalle liste. Un nome storico come Stefano Stefani, vicentino, l’uomo che trattò con Umberto Bossi la fusione tra Lega Lombarda e Liga Veneta che ha dato vita alla Lega Nord, ha annunciato che lui si tira indietro: «Io questa Lega non la voto».
Dalle parti del Pd non va molto meglio. Problemi di liste anche qua, con nomi paracaduti dall’alto e altri apprezzati dalla base ma esclusi dalla corsa per il nuovo Parlamento. E anche i grillini, la netto del malcontento bancario, non si presentano molto meglio. La capolista alla Camera Sara Cunial, No Vax dura e pura, è stata sconfessata da Luigi Di Maio in persona dopo un post su Facebook dove paragonava i vaccini ad un «genocidio».
A maggio i vicentini voteranno anche per il sindaco. Achille Variati (centrosinistra) dopo due mandati si farà da parte. Il suo vicesindaco ed erede designato, Jacopo Bulgarini d’Elci, è uscito a pezzi dalle primarie e probabilmente si ritirerà dalla politica. Il candidato sarà Otello Dalla Rosa, imprenditore, anche lui scottato dal crac della Vicenza, che ha vinto le primarie con appena 38 voti di scarto e qualche polemica sul secondo, Giacomo Possamai, sostenuto da buona parte del Pd. Anche a destra non va meglio, con un candidato della coalizione e un indipendente che rischia di portarsi via una bella fetta di voti. I grillini, in città sono divisi tra due meet up e due candidati in pectore, divisi su molti temi: le comunarie decideranno chi correrà. Cinque anni fa si fermarono al 6,5%, fare meglio non sarà difficile ma nessuno scommette su un exploit del M5S.
C’è anche chi tira ma non tace. All’udienza preliminare del processo contro Zonin e altri sei ex consiglieri e manager le parti civili ammesse sono oltre 5 mila da tutta Italia, quasi tutti ex soci e risparmiatori. In tribunale avevano riservato un ingresso solo a loro per evitare il caos e il blocco delle attività del palazzo di giustizia. Daniela Zamboni, vicentina, ha rifiutato l’offerta di transazione proposta dalla banca lo scorso anno (nove euro per azione in cambio della rinuncia alle azioni legali) e adesso è qui. «Andiamo avanti finché non riavrò i miei soldi», dice sorridente e agguerrita. Ancora Marini: «Questa cosa qui (il collasso della banca, ndr.) ha aperto una polarizzazione nella società. Mentre le imprese più grandi e strutturate hanno superato il collasso della banca e raccolgono i frutti degli investimenti fatti negli anni passati, l’impatto vero è stato per famiglie e piccole imprese artigianali».
Però, comunque, tasi e tira. Nicola, davanti a uno spritz, racconta un aneddoto che tiene insieme il luogo comune e il «substrato culturale» descritto da Marini. Nel 2010 il Bacchiglione rompe gli argini e un pezzo di città finisce sott’acqua. «Due giorni dopo arrivano in città le troupe della tv per riprendere il disastro. Ma non sapevano dove andare perché il disastro già non si vedeva più». Il locale, aperto da poco, è a due passi dalla basilica palladiana. In questi giorni ospita una mostra su Van Gogh con una lunga coda per entrare fino a tardi anche nei giorni infrasettimanali. Il nuovo business di Vicenza si chiama turismo: +13% gli arrivi nei primi sei mesi del 2017, dopo un 2016 già da record. Il bar dello spritz è della compagna di Nicola, mentre i due insieme hanno da poco aperto un bed and breakfast in centro. Tasi e tira, sta’ zitto e vai avanti.