ItaliaOggi, 10 febbraio 2018
Diritto & Rovescio
Man mano che, a meno di un mese dal voto, la campagna elettorale si sta arroventando, si precisa sempre di più il ruolo e la funzione politica e di immagine di Pietro Grasso, presidente del senato e contemporaneamente capo di Liberi e Uguali. Capo, si fa per dire. Perché chi, in pratica, regge le file della baracca (stando anche sopra il riluttante Pier Luigi Bersani) è Massimo D’Alema che però, anche lui, sta soffrendo le pene dell’inferno per essere costretto a fare il burattinaio che sta dietro la scena mentre lui vorrebbe salire sul palco in prima persona. Mentre la santabarbara sta esplodendo, con botti fragorosi e bagliori allucinanti, Grasso si comporta come un giovane giudice americano di fine Ottocento che, fresco di laurea, si presenta nel saloon texano dove è stato appena ucciso lo sceriffo. Quando entra, la marmaglia non lo guarda nemmeno. E se lo guardasse, così a posto, con la pettinatura come si deve e il vestito di ottimo taglio, gli sparerebbe subito. Grasso non si accorge di cosa sta succedendo. Loro non se ne accorgono di Grasso. Ed è meglio per entrambi.