il Fatto Quotidiano, 10 febbraio 2018
Nei tribunali si rischia la paralisi per la gara alla coop di Santagata
Al Consiglio di Stato aleggia pesante l’ombra della corruzione. In uno dei Palazzi nevralgici del potere romano, che ha la facoltà di scrivere la parola definitiva sui contenziosi relativi agli appalti pubblici, si temono strascichi dell’inchiesta condotta dalle Procure di Roma e Messina che il 6 febbraio ha portato a 15 arresti per associazioni a delinquere dedite alla frode fiscale, corruzione in atti giudiziari e reati contro la Pubblica amministrazione. Indagato proprio per concorso in corruzione anche Riccardo Virgilio, ex presidente di sezione del Consiglio di Stato.
Virgilio è accusato di aver ricevuto utilità in cambio di “numerosi provvedimenti in sede giurisdizionale verso soggetti i cui interessi erano seguiti dagli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore”, si legge nel provvedimento dal Gip. I legali sono stati arrestati. Uno dei procedimenti aggiustati sarebbe relativo alla gara Consip per l’affidamento dei servizi di pulizia, decoro e funzionalità per gli immobili scolastici, a favore della cooperativa Ciclat dopo che il Tar del Lazio l’aveva esclusa dalla gara. C’è un altro appalto sempre bandito da Consip e assegnato a Ciclat dal Consiglio di Stato dopo l’esclusione da parte del Tar. Quello per la gestione delle trascrizioni nei tribunali. Al momento, a quanto si apprende, questo contenzioso non è oggetto di indagini. E non è passato per gli uffici di Virgilio. Ma a seguito dell’affidamento a Ciclat sono state presentate diverse denunce e segnalazioni per disservizi vari. I tribunali sono a rischio caos.
Ciclat è una importante cooperativa emiliana, di cui vicepresidente dal 29 maggio 2017 è Giulio Santagata, ex vministro del secondo governo Prodi, al quale è legatissimo, e candidato alle elezioni del 4 marzo. Santagata guida la forza ispirata all’esperienza politica di Romano Prodi: Insieme, lista formata dai socialisti di Riccardo Nencini, dai Verdi di Angelo Bonelli e appunto dai prodiani di Area Civica.
Nel 2013 il ministero della Giustizia ha affidato a Consip la gestione dell’appalto da 55,453 milioni a biennio per le trascrizioni nei tribunali. Il bando richiedeva alle ditte tre anni di esperienza e personale specializzato. Anche perché i ruoli richiesti (stenotipisti, fonici, trascrittori) non sono profili qualsiasi. Il loro compito è fondamentale: la minima svista in una trascrizione (basta un “non” omesso, per capirci) può comportare la “nullità per violazione del diritto di difesa” come sentenziato dalla Cassazione.
Alla gara Consip oltre al consorzio Astrea – che dal 2006 gestiva il servizio in sostanziale monopolio – si presenta Ciclat. E vince. Astrea avvia un contenzioso che si chiude lo scorso 14 giugno con una pronuncia del Consiglio di Stato. Il giorno successivo la vincitrice Ciclat invia al consorzio Astrea e per conoscenza al ministero della Giustizia la richiesta di acquisire i dati degli operatori di Astrea per assorbire il personale. Molti dipendenti Astrea si sono rifiutati dando vita a un comitato e lamentando quanto già denunciato al Tar: Ciclat non aveva i requisiti del bando. “Per noi è stata la conferma che non avevano il personale adeguato e non abbiamo accettato anche perché ci è stato proposto un contratto collettivo nazionale delle cooperative che fanno le pulizie”, spiega al Fatto la portavoce dei dipendenti Astrea, Catia Bianchi. “Molti di noi hanno rifiutato l’offerta proprio per motivi di dignità personale e professionale”, prosegue Bianchi, portavoce di un gruppo di circa 600 persone che si è organizzato anche attraverso una pagina Facebook “Il mondo dei verbalizzatori pro Astrea” per raccogliere e denunciare le segnalazioni. Tante. Con casi senza precedenti.
In Corte d’assise a Varese il processo a carico di Stefano Binda, accusato dell’omicidio di Lidia Macchi, ha subito rallentamenti per trascrizioni errate di alcuni verbali. A Reggio Emilia mancano le trascrizioni di sei udienze del processo Aemilia, il più grande mai celebrato per mafia nel Nord con 240 imputati. Lo stesso pm della Dda, Marco Mescolini, ha chiesto l’intervento della Corte per la “macroscopica garanzia processuale mancante”. A Bolzano sono stati segnalati errori dovuti alla doppia lingua. A Milano è saltata un’udienza nell’aula bunker. Segnalazioni simili sono arrivate alle camere penali di Bologna, Modena, Rimini, Firenze, Pisa, Livorno, Roma, Potenza, Salerno, Lagonegro, Palmi.
Contattato dal Fatto, Antonio Mungo, direttore generale del ministero della Giustizia, ha spiegato che si tratta di “fisiologiche difficoltà commesse al cambio di appalto”. A livello organizzativo “non sono stati segnalati blocchi o disfunzioni gravi del servizio, nonostante la complessità e capillarità dello stesso sull’intero territorio nazionale”, ha proseguito il direttore di via Arenula fornendo anche i dati dell’attività svolta da Ciclat nel primo semestre di operatività (primo luglio – 31 dicembre): 57 mila udienze seguite e 182 mila verbali trascritti. Insomma: va tutto bene.
“A noi risulta una situazione diversa”, dice sempre al Fatto, Beniamino Migliucci, presidente dell’Unione delle camere penali italiane (Ucpi), organizzazione che rappresenta gli avvocati italiani che lavorano nel diritto penale. “Può anche darsi che da luglio a oggi in alcuni casi il disservizio si sia tramutato in servizio accettabile, ma abbiamo dei distretti con gravi disfunzioni come Bolzano”, prosegue Migliucci. “Consideri che ci sono trascrizioni in cui vengono attribuite al difensore le domande del pm e viceversa, storpiati nomi di avvocati e testimoni: tutto da rifare”.
Intanto è già trascorso il primo dei quattro semestri affidati dal bando.