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 2018  febbraio 08 Giovedì calendario

La crociata anti-lucciole persa: in quattro mesi solo 24 multe

Lui continua a chiamarlo “modello Firenze”, nella speranza forse di esser preso sul serio. Ma in realtà l’ordinanza anti prostituzione emessa lo scorso settembre dal sindaco Dario Nardella ha portato solo un paio di ricorsi al Tar contro il Comune e la rivolta dei sindaci dell’hinterland dove le lucciole si sono trasferite inizialmente, temendo gli effetti del provvedimento da sceriffo del primo cittadino che minacciava multe fino a 206 euro e il carcere per i clienti fino a tre anni. Presto tutto è tornato alla normalità. Basta fare un giro da viale Redi a via Forlanini, da viale Nenni alle Cascine. Solo in viale Guidoni, dove solerti vigili urbani di Palazzo Vecchio a settembre contarono 18 prostitute, il numero sembra ridotto. Del resto i dati del Comune aggiornati allo scorso gennaio sono chiari: in poco più di quattro mesi sono stati denunciati 24 avventori, pizzicati dagli agenti della polizia municipale e solamente in un caso è stato disposto il sequestro dell’auto: l’unico trovato appartato in auto con una prostituta. Eppure ancora lo scorso 23 gennaio, in un’intervista a Lady Radio, Nardella annunciava: “La nostra ordinanza che punisce i clienti funziona, il sindaco di Bologna mi ha detto che la replicherà nella sua città”. Immediata è arrivata la smentita dal primo cittadino emiliano, Virginio Merola, anche lui del Pd. “Nardella ha detto che intendo replicare a Bologna l’ordinanza che prevede multe per i clienti delle prostitute. Non è esattamente così. A lui ho chiesto le ordinanze che ha firmato in materia di sicurezza, compresa quella sulla prostituzione, per avere spunti di lavoro. Non intendo però applicare a Bologna un’ordinanza che multi i clienti delle prostitute”. Anche il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, dopo un iniziale entusiasmo nei riguardi dell’ordinanza, ha poi fatto marcia indietro dichiarando che “la città ha già gli strumenti adeguati”. Insomma, non proprio un successo. Tanto che la stessa giunta fiorentina ha deciso di ridurre la durata del provvedimento e limitarla ai primi sei mesi, quindi a marzo Palazzo Vecchio stilerà un bilancio e valuterà se rinnovarla o meno.
Sempre che nel frattempo non arrivino le pronunce del tribunale amministrativo al quale si è appellato per primo l’avvocato Francesco Bertini ritenendo l’ordinanza “incostituzionale e contraria al decreto Minniti”. Secondo il legale il provvedimento “viola le leggi dello Stato e trasforma Firenze in un mondo a parte”. Il riferimento è alla possibilità prevista nell’ordinanza di accompagnare alla classica sanzione pecuniaria al cliente anche una denuncia penale, materia “che la Costituzione riserva allo Stato” non ai sindaci “e che attiene alla sicurezza e ordine pubblico”. Anche Pia Covre, storica segretaria del comitato per i diritti delle prostitute, ha annunciato più volte ricorso al Tar, dicendosi certa che sarà abrogata come accaduto sei anni fa con il pacchetto sicurezza Maroni. Secondo Covre, Nardella, “viola la legge Merlin che non prevede punizioni né per le prostitute, né per i clienti”. Al portale StampToscana, ha spiegato nel dettaglio: “Chiaro che induzione, favoreggiamento, sfruttamento della prostituzione sono reati gravissimi e devono essere puniti. Ma vendere e acquistare prestazioni sessuali non è proibito dalla legge. Né all’aperto, né al chiuso. Il paradosso è che a Firenze si puniscono clienti non punibili secondo la legge nazionale, in base a un’ordinanza locale”.
Insomma, a distanza di quattro mesi dall’entrata in vigore dell’ordinanza, la strada intrapresa dal sindaco non sembra aver convinto né portato ai risultati sperati. Salvo considerare che Firenze non ne avesse poi così bisogno. Lo stesso Nardella, va detto, era propenso ad adottare provvedimenti alternativi. In un’intervista a Radio 24, subito dopo aver indossato i panni da sindaco sceriffo, guardò con favore alla riapertura delle case chiuse e in merito disse: “Sarebbe corretto che il Parlamento, nella prossima legislatura, potesse prendere in esame pro e i contro”. In questo ambito, ha proseguito, “ci sono paesi che applicano misure legate ai quartieri a luci rosse, oppure le case chiuse”. Il suo segretario, Matteo Renzi, non l’ha preso in considerazione. Ma Nardella potrebbe scegliere di sostenere l’altro Matteo, il segretario della Lega Salvini che anche pochi giorni fa ha ribadito la volontà di “regolamentare e tassare le prostitute riaprendo le case chiuse”. Anche perché, visti i numeri delle multe, l’ordinanza non sembra aver ottenuto grandi effetti.