Il Sole 24 Ore, 8 febbraio 2018
Al settore ferroviario 6,4 miliardi pubblici
Nel solo 2016 i finanziamenti pubblici al settore ferroviario in Italia sono stati pari a 6,45 miliardi di euro, il 13,8% in più rispetto al 2015. Più della metà è stata spesa per gli obblighi di servizio pubblico e per i trattamenti pensionistici; l’altra metà è andata in prevalenza alle infrastrutture. Il dato è contenuto nell’ultimo rapporto sugli aiuti di Stato pubblicato dalla Dg Concorrenza della Commissione europea ed è ben l’80% in più dei 3,6 miliardi di aiuti di Stato concessi dall’Italia alle imprese nello stesso 2016, a tutti gli altri settori, agricoltura compresa. Nei nove anni compresi tra il 2009 e il 2016 il sostegno pubblico al settore è stato di quasi 41 miliardi.
In Europa non è solo l’Italia a sussidiare con risorse importanti il trasporto ferroviario. La Francia spende 12-13 miliardi all’anno (anche se dal 2014 si registra un progressivo calo); un po’ meno la Germania (11,7 miliardi nel 2016) ma con una pronunciata tendenza all’aumento. Molto basso, invece, l’aiuto pubblico al trasporto ferroviario in Spagna (588 milioni) e nel Regno Unito (941). Rispetto alle dimensioni del territorio e dell’economia, sono imponenti anche i sussidi concessi dal Belgio, pari a 2,94 miliardi. Lo stesso vale per l’Olanda (1,9 miliardi) e in parte per l’Austria (quasi 3 miliardi).
Queste sovvenzioni non riguardano l’alta velocità, un segmento aperto al mercato, ma sono principalmente per le linee locali e regionali e alcune linee importanti di trasporto merci. Si tratta di aiuti che consentono di assicurare il servizio pubblico su tratte in cui il libero mercato non riuscirebbe ad operare a prezzi sostenibili per gli utenti.
Questo però non significa che tali aiuti non comportino il rischio di distorsione del mercato. Tanto è vero che sono numerosi i casi in cui la Commissione europea è dovuta intervenire per cercare di affermare il principio della libera concorrenza. Una sfida non sempre facilissima per i funzionari della Commissione. Si trascina ancora, tanto per citare un caso italiano, l’indagine aperta da Bruxelles nella primavera del 2014 per contestare più di 2 miliardi di aiuti a Trenitalia e Fs Logistica (di cui la maggior parte come compensazione di oneri di servizio pubblico a partire dal 2000) dopo la denuncia degli operatori concorrenti del gruppo Fs.
È questo un caso di scuola. Si discute, infatti, di alcuni contratti di servizio per garantire il trasporto merci su alcune tratte, anche internazionali. Si tratta di un servizio che altri vettori non erano disposti a fare, ma la questione è un po’ più complessa. Il timore, infatti, è che se gli aiuti non rispettano con rigore le regole europee, grazie al principio generale della fungibilità delle risorse, i fondi pubblici finiscano per avvantaggiare altre attività dello stesso gruppo ma aperte alla concorrenza, come l’alta velocità. Tutto a spese dei contribuenti.