Il Sole 24 Ore, 8 febbraio 2018
Sanatorie, ferme 5 milioni di domande Dalle liberalizzazioni shock positivo
Condoni edilizi e liberalizzazioni dei lavori sono temi che hanno una lunga storia radicata nel malfunzionamento della Pa ma di segno politico opposto: i primi dividono, le seconde hanno larghissimo consenso a destra e sinistra.
I condoni – sono stati tre quelli “tombali” nel 1985, nel 1994 e nel 2003 – hanno portato un indubbio beneficio alle casse dello Stato (stimato in circa 16 miliardi), ma hanno contribuito a indebolire il senso di legalità del Paese e hanno intasato gli uffici dei Comuni in una infinita istruttoria delle domande di regolarizzazione urbanistica (legate al pagamento degli oneri concessori per oltre 10 miliardi). L’ultima stima presentata al Senato dal centro studi Sogeea nel 2016 diceva che a tutt’oggi ci sono 5,4 milioni di pratiche ancora da evadere rispetto ai 15,4 milioni di domande presentate a partire dalla legge 47/1985 varata dal governo Craxi (i due successivi condoni portano la firma di Silvio Berlusconi). Dallo studio emergeva una classifica delle città con il numero maggiore di domande presentate e da evadere (si veda la tabella sopra), con il caso davvero eclatante di Roma Capitale che registra 213mila domande da evadere rispetto a un totale di 600mila. E a spiegare il successo dei condoni (che ne fanno materia a forte attrazione elettorale) è il dato secondo cui solo lo 0,9% dei comuni non sono stati interessati dal condono.
Al contrario, semplificazioni e liberalizzazioni delle attività edilizie, approvate nel tempo con una forte spinta anche dalle Regioni, sono state un motore di sviluppo largamente condiviso a destra e sinistra. L’origine politica va rintracciata nello slogan berlusconiano “padroni in casa propria”: non sono mancati contrasti sulle norme più radicali (e tuttora ce ne sono) ma sulla direzione di marcia di un alleggerimento del peso e dei tempi burocratici ormai tutti concordano.
A questo filone appartengono, per esempio, strumenti come Dia e Scia che sono partite negli anni ’90 dal settore edilizio, poi incardinate nel testo unico per l’edilizia (Dpr 380/2001). In questi 20 anni è stata una corsa ad allargare via via sia le attività libere sia quelle semplificate, riducendo il “permesso per costruire” (la vecchia licenza edilizia) ad attività imprenditoriali complesse come la nuova costruzione. Ora Berlusconi rilancia con una proposta di liberalizzazione totale attraverso silenzio-assenso e controlli ex post a largo raggio. Estensione all’ultimo miglio che, c’è da crederci, produrrà una nuova spinta positiva alla sburocratizzazione del settore.