il Giornale, 8 febbraio 2018
La missione (gratis) dei dipendenti Melegatti. Ogni giorno in ditta per salvare il lievito madre
Non c’è il solito via vai e nel parcheggio non c’è quasi nessuno. Sul cancello gli striscioni appesi e qualche bandiera dei sindacati. C’è tensione alla Melegatti di San Giovanni Lupatoto, a Verona, terra di pandori e panettoni. Attorno gli stabilimenti Bauli, Del Colle, Paluani. Eppure qui, la produzione dei dolci tipici, ha lasciato lo spazio a dissidi tra azionisti. In mezzo ci sono loro: gli oltre centocinquanta dipendenti. Finiti nel girone dell’inferno con addosso la paura di fallire e di perdere il lavoro; le famiglie a casa da mandare avanti e il senso dell’incertezza che ti sveglia di soprassalto la mattina. E il pensiero che neppure questa volta si andrà al lavoro, che resta fermo. Tutto e ancora anche se Pasqua si avvicina e ci sono le colombe da sfornare. Come un grande assurdo spreco perchè – e questo è il paradosso- dall’altra parte la gente che compra c’è, i consumatori, i clienti ci sarebbero e lo hanno già dimostrato a Natale quando la campagna per salvare l’azienda aveva dato vendite eccezionali. Oggi – che la produzione delle colombe dovrebbe già essere a buon punto- la Melegatti resta tragicamente ancora chiusa. In attesa che le parti trovino un accordo. Ma non si può abbassare la serranda e spegnere tutto. Lo sanno bene i dipendenti. C’è qualcosa di più prezioso, di più importante, quasi sacro da salvare. Per mantenere la tradizione e la qualità. Oltre alle liti e alle rivendicazioni sindacali c’è il lievito madre da salvare. Da tutelare da far sopravvivere, da tener vivo ogni giorno in un equilibrio delicatissimo, la temperatura che deve rigorosamente restare tra i 24 e i 32 gradi. Anche se l’azienda è chiusa e non ci va nessuno ci sono tre dipendenti che si danno il cambio per arrivare ogni mattina e controllare il lievito, aggiungere e mescolare. Un lavoro fatto per dedizione pura, un paio d’ore di impegno, c’è chi deve fare anche sessanta chilometri in auto. Tempo e soldi. Tutto gratis perché a ripagarli dello sforzo solo la speranza di non vedere questo tesoro disperso. È dal 1894 da quando cioè Domenico Melegatti si inventò la ricetta del pandoro che la base del lievito madre è rimasta esattamente quella. Mai da allora è stata lasciata morire o ricreata. Estate o inverno, ogni santo giorno. Feste di Natale o 15 agosto. Mai lasciato solo il lievito. Tenuto vivo sempre. Le guerre o gli scioperi e la cassa integrazione. Il lievito va preservato. Commuovente che parta dai dipendenti. Per tenere viva l’essenza di quel nome che per loro ancora significa molto lavorano addirittura gratis. Ora la scommessa- dopo aver passato il Natale- è arrivare a Pasqua. Vendere le colombe, ma per farlo bisogna far partire la produzione. Qualcuno dice che ormai è già troppo tardi. In tanti sono pronti a rimboccarsi le maniche e puntare su un altro miracolo. Lo stesso di cui parlava nelle sue pagine perfino il New York Times. Oggi è una data decisiva per capire, è previsto un incontro in Regione. Melegatti ci spera ancora.