Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  febbraio 08 Giovedì calendario

Dalla città solare a Marte la pazza corsa di Elon Musk

ROMA IL suo libro preferito è Guida galattica per autostoppisti, dello scrittore inglese Douglas Adams. La sua prima impresa, un videogame del 1984 intitolato Bluster che venne acquistato e recensito da una rivista sudafricana per 500 dollari. Una brutta copia di Space Invader.
I pochi che lessero quel pezzo furono i primi a sapere dell’esistenza di Elon Musk, tredicenne di Pretoria che aveva già attraversato una paio di crisi esistenziali. È lo stesso che trentaquattro anni dopo avrebbe rapito l’attenzione del mondo mandando nello spazio, con un grosso razzo chiamato Falcon Heavy della sua SpaceX, una decapottabile con alla guida un astronauta fantoccio. Citazione a quel film d’animazione, Heavy Metal del 1981, che tanto gli piacque. Solo che stavolta sul navigatore c’è la scritta “Don’t panic” del romanzo fantascientifico di Adams. «Ha capito che una delle cose più difficili in assoluto è sapere qual è la giusta domanda da fare», disse lo stesso Musk di quel romanzo al suo biografo Ashlee Vance ( Elon Musk, l’uomo che sta creando il futuro, Hoepli). «Una volta trovata la domanda, la risposta è relativamente facile». Ma di facile nella sua vita c’è poco, a parte la dieta a basso contenuto di carboidrati.
«Musk? È il nuovo Steve Jobs».
Yuzhong, ragazzo cinese di 25 anni che incontrammo per caso alcuni mesi fa, lo disse convinto mentre guida una vecchia Impala trasformata in taxi lungo la Silicon Valley. Ingegnere, arrivato dalla Cina, arrotondava con Uber mentre finiva il suo stage alla Tesla Motors di Paolo Alto. È l’azienda che Musk ha cofondato e che produce lussuose auto elettriche con guida semi autonoma, una delle quali sta orbitando sopra le nostre teste.
Presto prenderà la via di Marte, grande ossessione dell’imprenditore oltre alla fobia per l’intelligenza artificiale (Ai) che secondo lui potrebbe portarci all’estinzione. Il lancio nella stratosfera di una Roadster Tesla è stata una mossa promozionale sfavillante. In un colpo solo si è messo, per l’ennesima volta, sul palcoscenico attraverso le sue due principali compagnie. Proprio mentre l’attesa dei risultati dell’ultima trimestrale di Tesla, tenevano sulle spine gli investitori.
«Elon Musk è un genio», insistette Yuzhong. «Ma non dorme mai e pretende da tutti che lavorino come lui». Il pessimo carattere è un tratto che lo accomuna a Jobs.
Assieme a un’infanzia difficile. Il padre, Errol, era ferocemente severo con lui, il fratello Kimbal e la sorella Tosca. Scappato in America a vent’anni, è divenuto cittadino del Canada e lì ha sposato la prima moglie Justine dalla quale ha avuto sei figli, il primo morto a dieci mesi.
Dopo la laurea in fisica, ha incassato i primi 307 milioni di dollari vendendo la compagnia Zip2 messa in piedi con il fratello.
Grazie a quei soldi nacque X.Com, servizio di pagamenti online che poi diventò PayPal, acquisita da eBay nel 2002 per un miliardo e mezzo di dollari. A quel punto Musk ha piazzato le sue fiches su tre aziende: Tesla, che ha portato nel mondo dell’automobile il piglio dei colossi dell’hi-tech dettando l’agenda dell’innovazione; Space X, per far ripartire la conquista dello spazio con razzi riutilizzabili dai costi ridotti; SolarCity, specializzata nell’energia solare.
Si è risposato nel 2008, si è separato di nuovo nel 2012. Ha prodotto film con la sorella, che fra i suoi successi può vantare pellicole come Thank You for Smoking, ha fondato compagnie no profit per sviluppare Ai che non ci distruggano, lanciato tecnologie aperte come quella per i treni ultraveloci hyperloop che ora altri stanno sviluppando.
Quando gli è capitato di rimanere imbottigliato nel traffico si è inventato una compagnia “noiosa”, The Boring Company, per scavare tunnel sotto le città e ridurre la congestione delle strade. Fa l’attore a tempo perso, fra gli altri è apparso in uno degli Iron Man. «Siamo fortunati ad avere un Tony Stark in carne e ossa», ha detto di lui Marc Andreessen, eminenza grigia della Silicon Valley. «Più di ogni altro imprenditore dai tempi di Steve Jobs, Elon Musk sposta in aventi l’asticella del possibile». Se lo può permette e non solo perché ha un patrimonio da 20 miliardi di dollari. Ha già vissuto mille vite in soli 46 anni e nessuno fino ad oggi è ancora riuscito a fermarlo.