Corriere della Sera, 8 febbraio 2018
Quanto costa la corsa: fino a 40 mila euro in FI
Milano Da 30 a 40 mila euro chiesti da Forza Italia una tantum per la candidatura in un seggio sicuro (o quasi), ai 1.500 euro mensili chiesti dal Pd ogni eletto, che però chiede tra i 10 e 15 mila euro per un posto «buono» in Senato o alla Camera.
Ogni seggio ha un suo «prezzo» e ogni partito ha un proprio «listino». E non basta strappare un posto nella griglia dei candidati: perché poi, dopo la quasi totale abolizione del finanziamento pubblico ai partiti, ognuno deve contribuire a rimpinguare le casse della propria formazione politica anche dopo l’elezione. Nel Pd, intanto, le casse (in profondo rosso) sono state rimpinguate da una parte dei morosi che avevano accumulato forti debiti per i contributi mensili non pagati e che, per paura di non essere ricandidati, hanno fatto la corsa a rimediare.
La Lega di Matteo Salvini, invece, trovandosi con i conti pignorati nell’ambito dell’inchiesta condotto dalla procura di Genova ad ogni candidato chiede un contributo di 20mila euro.
Forza Italia, che negli ultimi tempi ha smantellato quasi tutta la struttura di partito per tagliare i costi, a fronte di una situazione economica preoccupante, e dopo che Berlusconi ha dovuto chiudere il rubinetto degli aiuti a pioggia, chiede lo sforzo più alto di tutti: da 30 a 40 mila a testa, a seconda dei casi.
Fratelli d’Italia, che punta molto su social network, ha organizzato una campagna low cost. Sono circa 5 mila gli euro chiesti ad ogni candidato. Per il resto, il partito guidato da Giorgia Meloni conta sui soldi che dovrebbero arrivare dalle cene di finanziamento.
In Liberi e Uguali, la campagna è a carico dei candidati: nessun «fiche» iniziale dovuta, ma solo il contributo mensile da 1.500 euro uno volta eletti. Mentre gli eletti del M5S, in base all’ultimo regolamento interno, oltre a restituire metà indennità ad un fondo (l’ultimo è stato uno a sostegno delle Pmi) dovranno pagare 300 euro mensili all’associazione Rosseau.