Corriere della Sera, 8 febbraio 2018
La nuova vita senza seggio
Roma Si chiude una stagione e se ne apre un’altra anche per chi ha frequentato i palazzi della politica. Sono molti infatti gli ex deputati, senatori, ma anche i ministri, che dalla prossima legislatura non siederanno sui banchi delle due Camere. L’addio più fragoroso è stato quello di Angelino Alfano. Che dal salotto di Porta a Porta ha scandito queste parole: «Non mi ricandido, ma non lascio la politica. Dimostrerò che si può fare politica anche fuori dal Palazzo». Di certo, a fargli compagnia ci sarà il suo sodale di sempre Giuseppe Castiglione, che di concerto con il leader di Ap ha preferito saltare un turno. Giulio Tremonti, tributarista, anche da parlamentare non ha mai abbandonato il suo studio, a cui ora si dedicherà a tempo pieno. Eppoi se ne va dal palazzo un altro pezzo da novanta: quel Denis Verdini che è stato lo stabilizzatore del governo di Matteo Renzi.
Cosa farà il leader di Ala che oggi rimpiangono in Forza Italia per le sue qualità di organizzazione? Non è dato sapere. Tuttavia, nei giorni dell’abbandono, non difetta di ironia. Agli amici mostra orgoglioso il vero simbolo del suo partito. Non l’edera del glorioso partito repubblicano. Ma la confezione di una scatola di medicinali il cui nome già nelle trattative con Matteo Renzi era ben più di un presagio: «Minc...», ironizza. Nessuno dei fedelissimi di Denis varcherà più l’ingresso di Palazzo Madama. E fra questi c’è chi come Vincenzo D’Anna, due legislature nel curriculum, ha già iniziato una nuova vita senza rimpianti: «Per chi ama far politica non è più il contesto migliore. Oggi ricopro una carica prestigiosissima: presidente nazionale dell’Ordine dei biologi. Sono in contatto con la comunità scientifica internazionale. Eppoi le devo dire la verità: Denis si è troppo fidato di Renzi. Io lo avevo avvisato». Ignazio Abrignani, altro verdiniano escluso da tutto, la mette così: «Ho uno studio legale molto attivo. Dopo dieci anni tornerò a fare il giudice tributario». Rocco Buttiglione riprenderà l’attività accademica: «Nessuno mi voleva cacciare e me ne sono dovuto andare da solo. Insegnare è la mia grande passione».
C’è poi chi non si è ancora capacitato di esser rimasto fuori dalle liste. «Mi devo abituare», allarga le braccia uno sconsolato Antonio Razzi. Il quale per ora si dedicherà alla presentazione del suo libro: «L’unica cosa che mi dispiace è che dal primo dicembre ho preso una casa in affitto in corso Rinascimento che mi costerà per i prossimi due anni 1.500 euro al mese. Un sacco di soldi. Come farò?».
Dopo quattro legislature si ferma ai box Ermete Realacci. Il leader degli ecodem sa già cosa farà dal prossimo 5 marzo: «Mi hanno già offerto 50 cose diverse. Ma preferisco concentrarmi sull’attività della Fondazione Symbola e su Legambiente di cui sono presidente onorario». Nei banchi di Palazzo Madama non siederà più Luigi Manconi, il quale ha già messo alle spalle la vita da parlamentare: «Sette giorni fa – spiega – sono stato nominato da Paolo Gentiloni direttore dell’Unar, Ufficio nazionale antidiscriminazione».
Nicola Latorre, invece, continua la sua attività da presidente della commissione difesa del Senato: «La mia nuova vita? Ancora non è iniziata. Ho due conferenze una a Sofia e l’altra a Riad in Arabia Saudita. Ma diciamo che dopo il 5 marzo ci sarà tanto da fare nel Pd». Chi invece con molta probabilità dopo una fermata ai box tornerà in Parlamento sarà Guido Crosetto. Il quale però assicura: «In questi anni non ho avuto nostalgia, perché fuori si sta bene, si ha più tempo e si conduce una vita più normale».