La Stampa, 8 febbraio 2018
Bella copia
Salta fuori, da un’accurata inchiesta del «Post» di Luca Sofri, che buona parte del programma elettorale dei Cinque Stelle è copiato. Prima di farne uno scandalo, che non se ne può più di scandali e soprattutto di scandalizzati, bisognerebbe considerare l’ipotesi che copiare non è una colpa così grave. Certo, meglio non copiare. E se si copia, meglio citare. Però, per esempio, uno dei più celebri capolavori dei Radiohead (Exit Music, 1997) è spudoratamente copiato da un Preludio non notissimo di Chopin (Op.28 n.4 in Mi minore). Ma perlomeno il copiato era Chopin e il risultato finale della canzone è migliore dell’originale, in omaggio alle teorie olistiche per cui due più due può fare cinque: ed è questo il caso. Non si sarà altrettanto generosi con Marianna Madia che copiò alcuni passaggi della tesi di dottorato da prestigiose pubblicazioni di economia del lavoro, ma temiamo, per puro pregiudizio, che qui le teorie olistiche traballino pericolosamente. E affondano negli abissi nel caso dei Cinque Stelle. I quali hanno copiato brani da studi della Bocconi, d’accordo, e dall’economista Jean-Paul Fitoussi, perfetto, hanno copiato pure da Legambiente pagine del loro ecologismo, e passi, ma poi hanno copiato da interrogazioni parlamentari del Pd e da pagine di Wikipedia, e qui non ci siamo. Lo si sa dai tempi della scuola che, se proprio si deve, meglio copiare da quelli bravi. Per dire: se avessero copiato da Bismarck non si tratterebbe di un programma aggiornatissimo, ma vuoi mettere il figurone?