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 2018  febbraio 07 Mercoledì calendario

Il neo nei record di Marchionne: buco miliardario di Fca Italy

“Chissà se il 2017 sarà stato l’anno della svolta. Difficile dirlo, i dati ancora non sono disponibili. Ma è probabile che anche l’anno scorso si sia chiuso in perdita. Forse a questo punto più d’uno si chiederà di cosa stiamo parlando. Nel generale successo di utili à gogo e titolo alle stelle, la Fca di Sergio Marchionne sprizza salute da tutti i pori. Non è mai stata sugli allori quanto in questo momento. Eppure anche l’uomo del miracolo, il novello Re Mida Marchionne un grattacapo ce l’ha.
Una pecca nella gestione dell’ad di Fca
Una sorta di cono d’ombra nello sfavillante cammino della sua creatura automobilistica. Quel neo si chiama Fca Italy. La società di fatto raggruppa le attività industriali in Italia, Europa, Turchia e Sudamerica. Sono gli impianti produttivi per lo più, gli stabilimenti, di fatto le attività della vecchia Fiat Auto pre-acquisizione dell’americana Chrysler. Ebbene Fca Italy è un pozzo senza fondo di perdite. Da sempre. Nel 2016 (ultimo bilancio pubblicato) la perdita è stata di 1,1 miliardi. Un filo meglio del buco da 1,6 miliardi del 2015. Dal 2012, almeno, le perdite viaggiano ogni anno sopra il miliardo abbondante. Solo nel 2014 il bilancio chiuse in utile grazie alle plusvalenze della cessione della Fiat North America a Fca. Ma il bottino fu una tantum ed esclusivamente di natura finanziaria. La crisi è tutta nel conto economico. Nonostante i ricavi in forte crescita passati da 16 a 26 miliardi in soli 5 anni, la “vecchia” Fiat Auto non riesce a chiudere in profitto. I costi superano puntualmente anche la corsa dei ricavi.
Perdere oltre un miliardo all’anno su un quinto del fatturato dell’intera Fca non è cosa da poco. Il gruppo è anche dovuto intervenire più di una volta a rimpolpare il capitale mangiato dalle continue perdite. Solo nel 2016 sono stati immessi nel capitale di Fca Italy 3,5 miliardi. Chissà forse il primo utile arriverà. Gli analisti ne dubitano fortemente dato che secondo le stime di Goldman Sachs i marchi Fiat e Lancia chiuderanno con utili operativi in perdita anche nel 2019. La stessa Alfa Romeo è previsto che lavori in perdita anche nel 2018. I vizi della vecchia Fiat Auto non sono mai morti. Molti stabilimenti produttivi lavorano in perdita e i marchi storici, pur con grandi successi nelle vendite, non producono margini positivi.
Il miracolo dello sbarco negli States
Ecco perché il vero miracolo di Marchionne, il prodigio vero e proprio è stato lo sbarco negli Stati Uniti. Senza l’acquisizione a tappe di Chrysler la Fiat continuerebbe con ogni probabilità a boccheggiare. Del resto basta vedere dove fa i ricavi e gli utili il colosso italo-americano dell’auto. L’area Nafta (Usa, Canada) è la vera punta di diamante del gruppo. I successi vengono dalle Jeep e dai pick up venduti in terra d’America. Lo dicono i numeri del bilancio. Oltre metà dei 110 miliardi di fatturato del gruppo vengono da Oltre Atlantico. L’Europa allargata (Emea) fa solo un terzo del fatturato del continente nordamericano. Non solo ma la redditività operativa è ben diversa. Usa e Canada hanno un margine sul fatturato dell’8% contro il 3,2% europeo, superato anche dall’area asiatica che ha marginalità operativa oltre il 5%. I gioiellini di casa Marchionne quanto a valore sono i marchi Jeep e Ram, oltre al brand di lusso della Maserati. Come detto i marchi Fiat e Lancia continuano a operare in perdita.
Un dirigente seduto su una montagna d’oro
È la conquista del mercato Usa, l’aver globalizzato fuori d’Europa la vecchia Fiat il grande successo strategico di Marchionne che si gode in questi giorni l’apoteosi della sua carriera lunga ormai 14 anni al timone del gruppo posseduto dalla famiglia Agnelli. Solo negli ultimi 3 anni ha quasi decuplicato gli utili e portato il reddito operativo da 4 a 7 miliardi con il fatturato fermo. Grande efficienza sui costi. Non solo, il debito è stato fortemente tagliato e Marchionne vuole uscire di scena con un gruppo net cash.
Peccato che sull’indiscutibile successo del manager italo-canadese gravi ancora quel buco miliardario di Fca Italy.
Marchionne ha però di che consolarsi. Ha creato valore per gli azionisti con il titolo Fca passato da 3 a quasi 19 euro in soli 5 anni, ma non si è dimenticato di se stesso. I suoi emolumenti da dipendente toccano ora i 10 milioni di euro l’anno. Più un nutrito pacchetto di stock option che verranno incassate a fine del 2018 valutato nell’ordine di 160 milioni di euro. Ma la vera ricchezza sono il possesso di quote intorno all’1% del capitale sia di Fca, sia di Ferrari che di Cnh. Lungimirante la scommessa su se stesso che vale oggi ai valori di Borsa 600 milioni di euro, di cui solo 308 milioni è il bottino sulle azioni Fca. Seguono 150 milioni di euro in azioni Ferrari e altri 142 milioni di euro sui titoli Cnh. Marchionne potrà dirsi, se il sogno non si sgonfierà, di essere a fine corsa in Fca, dopo 14 anni di duro lavoro, l’uomo da oltre 800 milioni di euro. Forse l’uomo dei record quanto a ricchezza personale che non ha però risanato la vecchia Fiat Auto.