il Giornale, 7 febbraio 2018
Curling, l’Italia torna a spazzare dopo 12 anni
Quattro anni per non dimenticarli. Alle Olimpiadi di Sochi 2014 bucarono lo schermo e fecero centro, oltre che in porta, anche nel cuore di tutti: sguardi penetranti, concentrazione massima, precisione millimetrica, ma soprattutto l’eleganza e l’estro di quei pantaloni a mille fogge che erano in grado di conquistare anche lo spettatore meno ferrato. Ecco, il curling, signori: molto più che una partita di bocce sul ghiaccio, molto altro che una danza ginnica di stones e brush. Allora però, sul mar Nero, l’Italia non c’era e tutti tifammo liberamente, anche per i pantaloni più belli, oltre che per le ends più avvincenti. Questa volta, invece, nella Ice Arena di Gangneung l’Italia si presenta di diritto, grazie ad una qualificazione conquistata a dicembre con uno spareggio all’ultima stone contro la Danimarca.
Il filo si riannoda a 12 anni dal debutto del curling azzurro a Torino 2006 con l’Italia presente in quanto Paese ospitante: finimmo settimi con quattro vittorie e cinque sconfitte. E fu amore alla prima home, la meta che si deve raggiungere per fare punto. Grazie a quel battesimo sul ghiaccio bollente piemontese, ora il movimento conta 25 società e circa 400 praticanti in tutto il Belpaese. Oggi di quei magnifici cinque è rimasto solo, lui, the sniper, il tiratore scelto. Al secolo è Joel Retornaz, classe 1983, lo skip, veterano del gruppo, che, insieme al coach svedese Soren Gran e al direttore tecnico Marco Mariani, ha una fiducia nel team «granitica ripete lui -, come la roccia scozzese dell’isoletta vulcanica di Ailsa Craig», da cui ancora vengono tutte le pietre che il curling manda in terra e sul ghiaccio.
Canada, Svizzera, Usa, Danimarca, Giappone, Gran Bretagna, Corea del Sud, Svezia e Norvegia: si comincia con una prima fase a round robin dove tutti sfidano tutti. Il primo appuntamento per l’Italia è il 14 febbraio contro il Canada. In campo con sniper-Joel ci sono altri due ultra venticinquenni, Andrea Pilzer e Simone Gonin: in arte, rispettivamente, fixer e boom boom, per la loro capacità di far scorrere problemi e stones con rotta inflessibile verso la casa avversaria. Amos Mosaner, slow hand, classe 1995, mano ferma e calma e il 25 enne Daniele Ferrazza, the eraser, completano il team. A Sky, con ironia, lo spazzolatore Ferraza ha messo subito in chiaro le cose: «Dieci euro l’ora e comunque non stiro», a chi lo dipingeva come colf. Humour, disciplina e gioventù: sono queste le armi di una squadra che ha un obiettivo: «Difenderci e toglierci tutte le soddisfazioni possibili, vendendo cara la pelle», hanno dichiarato, «e onorando la maglia azzurra». E c’è da creder loro: le divise di Armani e Robe di Kappa non sfigureranno nel caleidoscopio di colori impegnati sul ghiaccio fra spazzole e skip.