Il Sole 24 Ore, 7 febbraio 2018
La Ue apre a Serbia e Montenegro. Possibile adesione già nel 2025
In un contesto di scetticismo crescente tra i Ventotto nei confronti di un nuovo allargamento dell’Unione, la Commissione europea ha presentato ieri un aggiornamento della sua strategia dedicata ai Balcani occidentali. Aprendo la porta all’adesione di Serbia e Montenegro nel 2025, Bruxelles ha presentato un piano che prevede iniziative congiunte: dalla sicurezza all’economia allo stato di diritto. L’obiettivo è di stabilizzare una regione ancora alle prese con pericolose tensioni etniche.
«I Balcani occidentali appartengono all’Europa – ha detto a Strasburgo l’Alta Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini –. Abbiamo la stessa storia, la stessa geografia, la stessa eredità culturale (…). La nostra strategia ci dà una prospettiva che sia condivisa, chiara, inequivocabile, credibile e concreta (...). I prossimi mesi non saranno solo intensi, ma anche cruciali per essere sicuri che questa unica opportunità storica venga fatta propria».
Mentre il Regno Unito sta per lasciare l’Unione, provocando un inevitabile danno di immagine alla costruzione europea, la Commissione vuole aprire la porta a nuovi Paesi membri. Ma con prudenza in un momento in cui ci si interroga ad alta voce sull’allargamento del 2004-2007, che secondo alcuni osservatori è giunto troppo rapidamente. Le questioni aperte con Polonia, Ungheria e Romania quanto allo stato di diritto rafforzano lo scetticismo di molti cittadini comunitari.
I Ventotto sono alla ricerca di un delicato equilibrio che rassicuri le pubbliche opinioni nazionali, senza scontentare i Paesi che ambiscono all’adesione. In questo senso, Bruxelles ha presentato un pacchetto di iniziative che deve servire a rassicurare i due fronti. Queste iniziative spaziano dal rafforzamento dello stato di diritto a un rilancio della cooperazione nel campo della sicurezza, dall’espansione dell’unione energetica al dispiegamento della banda larga in tutta la regione.
La Ue ha un interscambio pari a 43 miliardi di euro (dati del 2016) con una regione che comprende la Serbia, il Montenegro, il Kosovo, l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, l’Albania e la Bosnia-Erzegovina. Sul piano economico, Bruxelles ha ricordato che dal 2007 al 2017 gli investimenti comunitari sono stati 8,9 miliardi di euro, e che 1,07 miliardi sono previsti nel solo 2018. Sarà interessante capire quanto i Ventisette saranno pronti a investire nel quadro del bilancio comunitario 2021-2027.
I progetti infrastrutturali sono ritenuti uno strumento per rafforzare i legami tra i Paesi, raffreddare le tensioni etniche a 20 anni dalla fine della guerra nella ex Jugoslavia, migliorare l’integrazione con l’Unione europea. A complicare però la strada verso l’allargamento è tra le altre cose il non riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia, così come la diatriba tra Atene e Skopje sul nome della Macedonia, che ha provocato recenti manifestazioni in Grecia.
Nella sua nuova strategia, la Commissione insiste nel sottolineare che l’adesione di questi Paesi si baserà unicamente sul merito. Ciò detto, Serbia e Montenegro appaiono in prima fila (e Podgorica appare più avanti di Belgrado), fosse solo perché i colloqui di adesione sono già iniziati. Da notare che Bruxelles vuole ampliare il numero di campi in cui il Consiglio decide a maggioranza qualificata, per meglio preparare l’Unione all’arrivo di nuovi membri.
La Commissione non ha voluto ieri prendere impegni sulla scadenza del 2025, neppure per la Serbia e il Montenegro. Per questi due paesi, Bruxelles considera l’obiettivo «ambizioso», tale da richiedere «forte volontà politica». Parlando a Strasburgo, il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker ha sottolineato che risolvere le perduranti controversie frontaliere è una premessa imprescindibile. La strategia presentata ieri sarà discussa dai Ventotto in maggio a Sofia.