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 2018  febbraio 06 Martedì calendario

Lager per tedeschi: quel «Piano Marshall» segreto che voleva affamare la Germania

Oggi si torna a parlare di Piano Marshall per l’Africa, rievocando il grande progetto politico economico di ricostruzione che gli Usa finanziarono nel 1947. Ma pochi sanno invece del Piano Morgenthau che fu applicato dal maggio 1945 all’aprile ’46 contro la Germania. 
Esattamente 61 anni fa moriva Henry Morgenthau jr., segretario al tesoro americano, che aveva messo a punto – già dal 1944 – un piano per la “pastoralizzazione” della Germania sconfitta. Le sue infrastrutture agricole e industriali avrebbero dovuto essere distrutte per riportare i tedeschi praticamente al Medioevo. La notizia del piano giunse anche nel moribondo Terzo Reich e spinse le residue divisioni tedesche a una resistenza ancor più combattiva. Il piano Morgenthau fu presentato a Roosevelt e Churchill durante la conferenza di Quebec del settembre 1944. I ministri degli esteri inglese Eden e americano Hull si opposero: secondo loro il piano avrebbe portato alla morte per fame 20 milioni di civili tedeschi. Anche Churchill definì il piano «inumano, non cristiano e non necessario», ma fu costretto ad accettarlo, sebbene in una versione riveduta, altrimenti gli americani non avrebbero concesso al Regno Unito un prestito di 6 miliardi e mezzo di dollari per sostenere l’economia inglese nell’immediato dopoguerra. 
GLI ALLEATI 
La maggior parte degli storici sostiene che il Piano venne abbandonato dopo tali proteste, ma lo stesso Morgenthau scrisse sul New York Post del 24 Novembre 1947 come questo fosse «entrato a far parte dell’Accordo di Potsdam (luglio ’45 n.d.r.), con una dichiarazione solenne di intenti firmata dagli Usa, dall’Inghilterra e dall’Urss». Infatti, molte delle idee di Morgenthau erano state inserite nella direttiva segretissima JCS (Joint chief of staff) 1067 redatta dai funzionari del Tesoro del dipartimento di Stato e della Guerra. Questa fu poi inviata ad Eisenhower, il quale ne fu zelante applicatore. Così, gli Alleati occidentali in Germania, nell’immediato dopoguerra, tagliarono la già esigua produzione di carburante, di trattori, di acciaio e soprattutto di fertilizzanti (per l’82%). Ciò che restava della produzione industriale tedesca crollò del 75% e i civili furono privati del contante necessario per comprare il cibo. Una larga percentuale di giovani uomini vennero tenuti per anni ai lavori forzati come recentemente divulgato dal premiato film danese Land of mine
I prigionieri di guerra tedeschi, furono in parte tramutati da Pow (Prisoners of war) in Def (Disarmed enemy forces) e come tali sottratti all’assistenza della Croce rossa internazionale. Come scrive lo storico canadese James Baque ne Gli altri lager, questi militari furono tenuti per quasi un anno all’aperto in campi di prigionia e volutamente affamati nonostante la disponibilità di viveri: un documento del comando dei campi lungo il Reno, avvertiva i civili tedeschi che le sentinelle Usa avrebbero sparato su chiunque avesse provato a passare del cibo ai prigionieri. Questi ultimi vivevano in buche scavate nel terreno. Lo studioso Massimo Lucioli spiega: «Secondo i documenti dell’esercito americano riportati da Baque, dall’aprile ’45 al gennaio ’46 sono morti nei campi alleati occidentali 673.423 militari tedeschi prigionieri tra Pow e Def. Baque arriva al milione di morti moltiplicando per 7 mesi la proiezione statistica Usa che riportava la morte mensile. 
EISENHOWER 
Idem per i civili, le direttive di Morgenthau applicate da Eisenhower portarono a 5,7 milioni di persone in meno rispetto al 1946. Nel 1947, Ralph F. Keeling, del Ministero dell’Agricoltura Usa denunciò in un libro, Gruesome harvest -il documentato elenco dei crimini alleati perpetrati nel dopoguerra contro il popolo tedesco dal ’45 al ’47. Ciò indusse il presidente Truman a cambiare strategia, inaugurando il Piano Marshall anche per fermare il possibile avvicinamento del popolo tedesco occidentale, ridotto allo stremo, all’Unione Sovietica.