La Stampa, 7 febbraio 2018
Cinque cerchi, ma meno social. Il Villaggio si scopre vintage
Il canadese con la maschera virtuale prova l’equilibrio su un immaginario snowboard: ultima frontiera del divertimento dentro il Villaggio olimpico che ospita giochi in 3D, colf robot, meteorine con curve in silicone. E il chirurgo non c’entra, le ha progettate l’ingegnere.
Sarebbe la casa degli atleti più high-tech di sempre solo che gli aspiranti eroi a caccia dell’oro preferiscono i tornei di biliardo alle sfide virtuali. Gli olandesi, che al solito si sono portati dietro le biciclette arancio, sono i professionisti della stecca. Gli azzurri del ghiaccio invece hanno già organizzato un campionato di calciobalilla, Ondrej Hotarek, pattinaggio artistico, raccoglie le iscrizioni: «Figura contro velocità e per una volta non ci si rimbambisce davanti a uno schermo. Mi piace questo stanzone nostalgico. Stare qui è un ritorno all’infanzia». Per entrare nella giusta atmosfera parte con una duetto a flipper con la moglie Anna Cappellini. Molto romantico, ci vorrebbe il jukebox.
Il ritorno al biliardo
Il centro ricreativo è il cuore della socialità a Cinque cerchi che, a sorpresa, snobba l’era social. Dopo le Olimpiadi di tinder, con il record di appuntamenti online a Rio de Janeiro, siamo tornati al biliardo e il ragazzo brasiliano che gestisce l’ora della ricreazione ride davanti alla bacheca della playstation: «Pensavo si litigassero le postazioni e, per carità, i joystick sono spesso prenotati, ma l’entusiasmo vero si scatena con il ping pong: è il momento in cui le nazionalità si mischiano di più».
Rieccoci alla diplomazia del tennistavolo, solo che questa è genuina, grezza, analogica. Non ha filtri, né megafoni e nessun fine politico. Gli svedesi hanno lanciato la sfida e nei prossimi giorni si vedrà chi la raccoglie, sono richieste partite miste, con le felpe di ogni squadra confuse come le bandiere che stanno fuori.
Pochi gli smartphone
Quando la giornata finisce, e all’aria si gela, le speranze di medaglia si ritrovano qui, in una sala ricavata dentro un parcheggio sotterraneo. Una caverna che rianima la comunicazione faccia a faccia e svela il Villaggio vintage. Poi, certo, la curva smanettoni resiste anche se «Pes 2018» è comprensibilmente soppiantato da «Steep», il videogame ufficiale dei Giochi. Gli azzurri non impazziscono per la gara simulata, se devono rilassarsi preferiscono le poltrone massaggianti e rispetto alle ultime edizioni si ritrovano spesso con il telefono in tasca. Qui serve concentrazione e lo smartphone ti porta l’universo in casa. Il rumore in testa. Silenziati molti gruppi, selezionati gli scambi, l’hashtag più diffuso tra gli italiani è #parola del giorno, a cura di don Jonathan, il parroco che segue la spedizione.
Nord Corea vicina di casa
Gli unici che non frequentano la sala giochi sono i nordcoreani, vicini di casa dell’Italia nel Villaggio di Gangneung e oggetto misterioso per tutta la tribù olimpica. Il capo spedizione azzurro Carlo Mornati racconta di averli visti arrivare tutti eleganti, «donne in pelliccia, uomini in cappotto, ma credo fosse solo la divisa per il viaggio. Non sono scortati... O forse sì, chi può dirlo. Si muovono sempre insieme e noi non sappiamo se nel gruppo c’è pure qualche guardia in tuta invece che in divisa». Sulla loro palazzina sventolano due bandiere, due in più di quelle americane che come al solito evitano di essere localizzati. In realtà nel Villaggio di PyeongChang stanno vicino agli azzurri, lo svela Dominik Fischnaller, asso dello slittino e promessa del biliardo: «Carambole ogni sera».
In montagna a fianco degli Stati Uniti, a valle dietro la Corea del Nord: l’Italia è al centro di ogni trattativa diplomatica. Da portare ovviamente sul tavolo da ping pong.