La Stampa, 7 febbraio 2018
Tetto ai profughi e meno rigore fiscale. A Berlino intesa per la Grande coalizione
Più Europa, più investimenti, meno rigore fiscale. Nel programma di governo per la terza edizione del governo di grande coalizione nell’era di Angela Merkel l’impronta maggiore è stata impressa più dalle colombe che non dai falchi. Con forse solo una eccezione: quella della politica migratoria dove a imporsi è stata la linea rigorista dell’Unione cristiano-sociale (Csu) bavarese del governatore Horst Seehofer. L’introduzione di un tetto massimo al numero dei nuovi ingressi di rifugiati (180-220 mila all’anno) e la limitazione dei ricongiungimenti famigliari ad appena mille al mese porta l’impronta inconfondibile della Csu, la costola bavarese e nazionalista della Cdu che in autunno è decisa a bloccare a tutti i costi l’avanzata della destra populista della Alternative für Deutschland alle elezioni amministrative nel ricco Land prealpino.
Per il resto, le circa 200 pagine del programma di coalizione siglato da Cdu, Csu e dai socialdemocratici (Spd) si concentrano molto sul futuro dell’Unione europea e vengono anche incontro alle proposte avanzate dal Presidente francese Emmanuel Macron per la riforma e il rilancio dell’Unione. La bozza siglata da Angela Merkel, Horst Seehofer e Martin Schulz prevede un «nuovo inizio» per l’Ue. Il principio guida non è più quello della disciplina di bilancio tanto cara in passato alla cancelliera come al suo ministro delle finanze Wolfgang Schäuble e al presidente della Bundesbank Jens Weidmann, quando quello della «solidarietà». «Il patto di stabilità e di crescita resta la nostra bussola», si legge nel testo del programma di governo, «ma il principio guida sarà quello della solidarietà fra gli Stati membri dell’Unione come quello fra tutti i cittadini europei».
Il futuro esecutivo a Berlino dichiara il suo sostegno a favore di maggiori investimenti pubblici in grado di combattere in modo più efficace il fenomeno della disoccupazione giovanile. Molto di quello che si legge nella bozza per il programma di governo resta ovviamente ancora nel vago, ma il segnale politico che arriverebbe da una nuova Grosse Koalition a Berlino è significativo. Quello di una Germania più europea e di un’Europa meno tedesca. Ma anche a 136 giorni dalle elezioni politiche, la Germania un nuovo governo non ce l’ha ancora. L’ultima parola spetterà ai 450mila iscritti dell’Spd che in un referendum interno saranno chiamati nei prossimi giorni a dare o meno il loro nulla osta a un ritorno del partito al tavolo di governo.