la Repubblica, 7 febbraio 2018
Il mistero buffo delle nostre vite oltre l’algoritmo
Amo conoscere. Provo molto vivo il piacere delle scoperte e delle elucidazioni, e non ho smesso di leggere riviste scientifiche e opere che mi informano dei prodigiosi progressi scientifici delle conoscenze.
Tuttavia, ho compreso molto rapidamente che la relazione fra la conoscenza e la realtà poneva il problema sollevato molto tempo fa da pensatori indiani, cinesi, greci, sollevato nuovamente da Kant e oggi dalla scienza del cervello e dalla filosofia della conoscenza: cosa si conosce, cosa si può conoscere della realtà? La conoscenza, diventata problematica, rende problematica la realtà stessa, che rende altrettanto problematica la mente produttrice della conoscenza, che oggi rende enigmatico il cervello produttore della mente. Così giungiamo alla relazione inseparabile e circolare fra realtà, conoscenza, mente, cervello.
Scopriamo un ignoto in ciascuno di essi e, cosa paradossale, l’ignoto si trova all’interno di ciò che conosciamo e di chi conosce. Ciò non ha spento la mia sete di conoscenza, ma l’ha intensificata e aumentata allo scopo di tentare di conoscere la conoscenza stessa, le sue possibilità, i suoi limiti, i suoi rischi di errore, di illusione, e di cercare i mezzi per elaborare una conoscenza la più pertinente possibile.
Sento sempre anche il piacere delle scoperte, delle elucidazioni, nei riguardi sia dell’universo sia dei piccoli dettagli della vita quotidiana. Ciò ha suscitato in me, sempre più fortemente, lo stupore – talvolta la meraviglia, talvolta la vertigine – di essere in vita, di camminare, di stare al sole, di guardare la luna che si leva nel cielo notturno, di contemplare gli ammassi di stelle, minuscoli ai miei occhi, enormi alla mia conoscenza. Tutto ciò che è evidente, tutto ciò che è conosciuto diventa stupore e mistero. Il mio stupore cresce a ogni sguardo, a ogni sensazione. E non è solo il mistero della vita, dell’esistenza, della realtà, è anche la testa dei passanti per la strada, sono gli alberi, gli animali… Mi stupisco davanti ai semi ammassati, protetti come neonati all’interno della polpa del melone, ai semi dell’acino d’uva, o di fronte alla mandorla rinchiusa nel nocciolo corazzato della pesca. Ho forte il senso dell’invisibile nascosto in ciò che vediamo. Sento ciò che è stato sentito da tante menti in tante civiltà, il sentimento di una verità segreta. Ma sono giunto ad avere coscienza del fatto che questa verità resterà per sempre nascosta alla nostra coscienza. Sono fra coloro che si meravigliano dell’universo, ma non fra coloro che gli trovano un senso o lo razionalizzano. Quando il grande Einstein resta incantato dalla ragione superiore che regge l’universo, io non posso impedirmi di pensare che questa ragione superiore è tutta intrisa di follia smodata, con le annichilazioni di antimateria da parte della materia, le collisioni e le esplosioni di stelle, le ininterrotte disintegrazioni di tutto ciò che è integrato, senza dimenticare i cataclismi che la storia della vita ha conosciuto, e, se passiamo all’umano, le estinzioni di civiltà, gli annientamenti culturali e il dilagare di massacri e deliri, e crudeltà di ogni sorta!
Coloro che proiettano la propria ragione sull’universo tendono a considerare l’irrazionalità come l’illusione dell’ignorante e, diventando essi stessi irrazionali nell’illusione razionalista, tendono a diventare ciechi nei confronti delle irrazionalità del mondo. Ci si può meravigliare dell’ordine armonioso delle leggi universali, ma si occulta il fatto che il nostro universo è un gioco multiplo di ordine e di disordine. Come aveva constatato in modo decisivo Eraclito, cinque secoli prima di Cristo, l’armonia e la disarmonia si combinano, ciò che concorda e ciò che discorda si uniscono, e se Conflitto non è l’unico padre di tutte le cose, poiché è inseparabile da Unione, Eros e Thanatos sono nello stesso tempo in complementarità e in antagonismo permanenti. Certo, ci sono straordinarie potenze organizzatrici nel nostro universo, dall’atomo alla galassia. Ma ci sono forze disorganizzatrici altrettanto straordinarie, e il secondo principio della termodinamica ne fu un rivelatore. Sulla scorta di Teilhard de Chardin alcuni hanno visto nella storia dell’universo un aumento della complessità verso forme superiori della mente.
Orbene, questo aumento è marginale su un piccolo pianeta come la nostra Terra, sottomesso a regressioni e a diversi imprevisti.
Nello stesso tempo, sotto l’influenza di una forza oggi denominata energia oscura, l’universo va verso la dispersione e la morte. Non abbelliamo l’universo, a dispetto dei suoi splendori.
Alcuni credono di aver trovato il segreto dell’universo in un algoritmo supremo. Ma da dove verrebbe fuori questo algoritmo, versione matematica iperastratta del Dio creatore, e che, per di più, non saprebbe produrre che ordine? Sono convinto che, al contrario, secondo il motto di san Giovanni della Croce, il mistero sia nella «nube tenebrosa» fuori dalla nostra portata. Lo stupore ininterrotto conduce all’interrogazione ininterrotta.
Cerco e trovo tante e tante spiegazioni nelle scienze, ma queste spiegazioni contengono dell’inesplicabile e suscitano nuove interrogazioni. So che la mia ragione, la mia mente mi aprono sul mondo, sulla realtà, sulla vita, e so nello stesso tempo che mi rinchiudono nei e con i loro limiti, e che il mondo, la realtà, la vita che io conosco nascondono dell’ignoto.
Vivo sempre più con la coscienza e il sentimento della presenza dell’ignoto nel conosciuto, dell’enigma nel banale, del mistero in tutte le cose e, in modo particolare, dell’aumento del mistero in ogni aumento della conoscenza. Dostoevskij affermava: «L’uomo è un mistero. Se, per chiarirlo, vi si passa la nostra intera vita, non abbiamo perduto il nostro tempo».
E aggiungeva: «Mi occupo di questo mistero, poiché voglio essere un uomo». Ho passato la mia intera vita a occuparmi e a preoccuparmi del mistero umano.
Fa parte di un mistero più grande.
Raffaello Cortina Editore