la Repubblica, 7 febbraio 2018
Come nascono le indagini delle tre procure
• Quanti sono i filoni dell’inchiesta?
Due i principali: quello sul tentativo di depistaggio delle indagini milanesi che vedono l’ad di Eni Claudio Descalzi, il suo predecessore Paolo Scaroni e altri 13 accusati di aver pagato una tangente miliardaria per lo sfruttamento di pozzi petroliferi in Nigeria e quello sulle sentenze pilotate davanti ai giudici amministrativi.
• Quante sono le Procure che indagano?
Tre. Le Procure di Roma e Messina sono titolari delle parti più corpose dell’inchiesta e hanno entrambe ottenuto dai gip l’emissione di provvedimenti cautelari a carico di quindici persone. La Procura di Milano, che nel frattempo ha chiuso l’inchiesta per corruzione con un rinvio a giudizio, ha aperto anche un fascicolo sul depistaggio.
• Quali sono le ipotesi di reato?
Associazione per delinquere, concorso in corruzione in atti giudiziari, falso e intralcio alla giustizia.
• Come sono partite le indagini?
Quella della Procura di Messina, che è competente su reati che vedono coinvolti magistrati siracusani, hanno preso le mosse da un esposto firmato da 8 degli 11 pm della Procura di Siracusa nei confronti del collega Longo poi trasferito al tribunale civile di Napoli.
Quella di Roma è partita da una relazione della Banca d’Italia su anomali movimenti finanziari tra le holding dell’avvocato Piero Amara e dell’imprenditore Centofanti.
• Chi sono i personaggi-chiave dell’inchiesta?
Entrambe le Procure individuano nell’avvocato Amara, professionista con fortissimi legami negli ambienti della politica, della magistratura e della finanza, la mente del comitato d’affari, che con l’ausilio di giudici, professionisti e pubblici funzionari, riusciva ad interferire sull’andamento di procedimenti penali e civili.
• Qual è stato il prezzo della corruzione?
Secondo l’accusa i magistrati coinvolti avrebbero ricevuto compensi in denaro contante per svariate decine di migliaia di euro, regalìe in viaggi e soggiorni in hotel, forme di investimento occulte all’estero.
• Gli indagati potevano contare su talpe all’interno degli apparati inquirenti?
Sono documentati casi di fughe di notizie su intercettazioni delle quali diverse persone oggetto di indagine sono venute a conoscenza. E uno dei protagonisti, l’avvocato siracusano Giuseppe Calafiore, destinatario di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, è partito per Dubai alla vigilia del blitz della Finanza.