Corriere della Sera, 6 febbraio 2018
Scoperti i primi pianeti «nascosti» in un’altra galassia
Un potente satellite della Nasa, Chandra, che osserva nel cielo le sorgenti di raggi x e un effetto che Einstein aveva previsto nella sua teoria della relatività, insieme hanno permesso agli astrofisici dell’università dell’Oklahoma di scoprire il primo gruppo di pianeti nascosti in una vicina galassia. Tutti quelli finora individuati (circa cinquemila, 3.500 dei quali confermati) erano invece attorno alle stelle della nostra isola stellare, la Via Lattea. Già è difficile cogliere indirettamente la presenza dei pianeti vicini (astronomicamente parlando), rilevarli in un’altra galassia sembrava impossibile. Invece il grande passo è avvenuto grazie a un effetto noto come «lente gravitazionale», che ha permesso di registrare l’esistenza di un gruppo di pianeti (una stima parla di circa duemila) della taglia variabile dalla piccola Luna al grande Giove.
Quando la luce emessa da un astro lontano passa accanto a un corpo celeste viene deviata, arrivando a ingigantire l’immagine lontana agendo come una lente d’ingrandimento. Proprio così si riescono a individuare corpi remoti che nessun telescopio terrestre o spaziale sarebbe in grado di cogliere.
In questo caso gli scienziati dell’Oklahoma hanno intercettato un quasar, un massiccio corpo astrale a sei miliardi di anni luce dalla Terra capace di lanciare nel cosmo grandi quantità di energia. La galassia all’interno della quale si è effettuata la scoperta, pubblicata su The Astrophi-sycal Journal Letter, è lontana 3,8 miliardi di anni luce. Il satellite Chandra è un osservatorio portato in orbita nel 1999 dallo shuttle Columbia.
Da quando nel 1995 si è scoperto il primo esopianeta nella nostra galassia è cambiata l’idea dell’esistenza di altri corpi planetari, non più ritenuti un’eccezione ma una regola diffusa. Averne scoperti in un’altra galassia rafforza la nuova visione. E amplia le possibilità di trovare un «gemello» della Terra dove forse la vita si è accesa.
Intanto, a un anno di distanza dalla scoperta dei 7 pianeti intorno alla stella Trappist-1 nella Via Lattea, i ricercatori di Birmingham hanno definito meglio il loro identikit: tutti contengono almeno il 5% di acqua e il quarto (Trappist-1e) sembra avere caratteristiche molto simili al nostro globo azzurro.