La Stampa, 6 febbraio 2018
Mandanti morali
Sostenere che Matteo Salvini è un cattivo maestro (maestro?) o il mandante morale della sparatoria di Macerata equivale a sostenere, come ha sostenuto Matteo Salvini, che la sinistra ha le mani sporche di sangue per l’omicidio di Pamela. E però sono tesi che riscuotono ampio successo, anche fra le migliori leadership nazionali: se Pamela è morta è colpa del lassismo della sinistra, se un criminale ha risposto all’assassinio sparando su immigrati di colore è colpa del lessico della destra (fra l’altro ci si sente sfiorati dal ridicolo a ricordare che il nigeriano accusato dell’omicidio della ragazza è innocente almeno fino a prova contraria, e nemmeno è chiaro se davvero si tratti di omicidio, ma pazienza, ci prenderemo il ridicolo). Poi nessuno è andato a trovare i feriti, né da destra né da sinistra, a dimostrazione che dei feriti non gli importa nulla, importa di raccattare il raccattabile a un mese dalle elezioni. Ci si vorrebbe sentire liberi di ricordare che l’immigrazione è un problema enorme, globale, terribile, umanitario, e ognuno ha il diritto di pensare che vada assecondata o contrastata, ma né il lassismo romantico di sinistra, per cui di migranti ne entrino molti e poi si arrangino, né il lessico razzista di destra, per cui vanno cacciati casa per casa, né tantomeno le vicendevoli accuse di correità aiutano a fare un solo passo. Sono posizioni che non dicono niente del problema, ma dicono molto di chi le sostiene: sono i mandanti morali del nostro orgoglioso rincretinimento.