la Repubblica, 4 febbraio 2018
Riccio seguire il bello e solo il bello
Bianca Riccio, scomparsa ieri a 87 anni è sempre stata legata al mondo dell’arte e dell’antiquariato, di cui si occupava anche per questo giornale, mandando, per esempio, corrispondenze dalla Fiera di Maastricht: ma sarebbe più semplice dire che era legata alla bellezza e al buongusto da lei coltivati per tutta la vita. All’inizio degli anni Novanta Paolo Filo della Torre la incontrò all’inaugurazione del Chelsea Flower Show dove gli onori di casa li faceva la regina Elisabetta. Dopo aver parlato delle rare rose esposte il cronista (che di suo era molto mondano) non mancava di lodare il giardino di Bianchina all’Argentario, dove non c’erano rose rosse per non colpire troppo repentinamente lo sguardo degli amici in visita. (Semmai alle rose erano accoppiate delle fragole). Ecco, nominando gli amici, credo di aver toccato un tasto importante.Bianchina amava circondarsi di persone amiche e spesso le serate organizzate in vicolo del Divino Amore e poi a San Salvatore in Lauro erano piacevolmente all’antica, dominando su tutto il gusto della conversazione come in un salotto settecentesco. Non che l’attualità e con essa la politica restasse fuori della porta (Bianchina ha avuto due mariti giornalisti, Ugo Baduel, padre di Alessandra, e Gigi Bianchi e tra i suoi migliori amici c’era anche Scalfari) ma il suo mondo di riferimento era quello dell’arte e dell’antiquariato cui si era dedicata anche professionalmente dopo aver insegnato per qualche anno nelle scuole medie e nei licei. Andrew Ciechanowiecki, collezionista e antiquario di origini polacche ma da sempre radicato a Londra, raccontava in un’intervista di vedere spesso Bianchina Riccio quando veniva a Roma per visitare gli antiquari più illustri, dai Di Castro ai Sestieri e altri ancora. Nel ’96 Bianchina pubblicò da Allemandi le Lettere sull’antiquariato di Mario Praz e Luigi Magnani e ripescò uno scritto disperso di Praz proprio sui meriti degli antiquari, tra i quali c’è anche quello di conservare e tramandare oggetti d’arte applicata che altrimenti sparirebbero. Pubblicò anche (presso Bozzi nel 2000) i diari dei viaggi in Italia di Mary Berry, scritti tra fine Settecento e inizi Ottocento e più recentemente (Gangemi, 2013) William Gell, archeologo, viaggiatore e cortigiano.Dunque, verrebbe da ribadire, viaggi alla scoperta del Bello, un piacere sottile spesso solitario o diviso con pochi e sommi maestri. E vorrei citarne uno per tutti: Giuliano Briganti. Di recente Bianchina aveva raccontato in una breve e preziosa memoria letta poi nel gennaio scorso al Centro Pitigliani di Roma, quel che era successo in casa sua, in via Michele Mercati, il 18 febbraio 1944, quando le SS erano entrate, avevano picchiato a sangue la nonna e portato la madre a via Tasso. Bianchina aveva allora 13 anni e siccome per merito di una governante parlava bene tedesco si era messa a discutere con una delle SS, esibendo anche un album di autografi dove c’era persino la firma di Mussolini. Le SS non trovarono quel che cercavano e cioè certe carte compromettenti sulla Resistenza della Marina a Roma. Avrebbe quasi ingenuamente desiderato, Bianchina, d’essere presa e portata via, verso l’avventura. Non sapeva cosa voleva dire via Tasso dove sua madre restò parecchi giorni per fortuna senza torture. Poi, dopo l’eccidio delle Fosse Ardeatine, fu liberata, prese la circolare rossa e tornò a casa.