la Repubblica, 3 febbraio 2018
Quelle finestre senza tapparelle nella civiltà della veglia continua
L e finestre sono gli occhi della casa. Tecnicamente si chiamano così tutte le aperture di qualsiasi forma o dimensione praticate sulla facciata di un edificio per consentire illuminazione e ventilazione degli ambienti, e in generale per fornire una visione verso l’esterno. Così recita la voce della Garzantina dedicata ad Architettura.
Senza finestre un edificio è cieco. Ad esempio, i bunker, che sono architetture munite di feritoie, come i muri dei castelli o le fortezze; oppure le architetture di Le Corbusier che possiedono finestre a nastro, le quali tagliano longitudinalmente le facciate.
Quando gli uomini hanno potuto avere maggior sicurezza, le finestre si sono allargate. Sicurezza verso l’esterno, ma anche materiali per sigillare adeguatamente le finestre e impedire dispersioni di calore verso l’esterno nei mesi freddi. Così sono arrivate le strutture vetrate dei grattacieli, dove le pareti a giorno per mostrare l’esterno e insieme per alleggerire le strutture stesse che rampano verso l’alto e dar la forma di un parallelepipedo di cristallo alle altissime costruzioni. Ora le abitazioni civili, case d’appartamento e condomini realizzati negli ultimi anni, non contemplano più finestre tradizionali. Perché oltre agli occhi le finestre hanno bisogno di palpebre che si aprono e si chiudono. Si tratta dei cosiddetti serramenti, «la parte nobile dell’opera di finitura che chiude un’apertura». Sono gli infissi su cui s’innestano le persiane e gli avvolgibili o tapparelle. Servono a variare la luce che entra dall’esterno, a schermare. Le più famose sono le cosiddette gelosie, a listelli, che filtrano la luminosità esterna e che consentono anche di guardare fuori senza essere visti (il nome gelosia è imparentato con il sentimento omonimo). Nei nuovi palazzi residenziali delle città non ci sono più né tapparelle né persiane. La finestra non ha altro riparo che il vetro d’intercapedine.
Allora come fare? Come hanno scoperto gli inquilini di queste case ci sono solo le tende poste internamente come strumento per schermare l’apertura che di solito va dall’alto al basso. Le tende costano parecchio, alcune migliaia di euro in una casa di media metratura, e poi non sigillano rispetto all’esterno.
Spesso questi edifici contemplano una doppia tenda: una esterna, vicino all’apertura, più leggera, che impedisce di vedere all’interno; e una pesante, dentro, per bloccare la luce. Molte persone non riescono a dormire con i serramenti aperti e li devono chiudere.
Nelle case privi di persiane, o avvolgibili, si usano perciò le tende. Che non sono la medesima cosa. Da fuori le case hanno le palpebre eternamente sollevate, così che le finestre non sono più finestre. Si tratta di una scelta dovuta all’introduzione di tecnologie per la rapida costruzione, o all’applicazione dell’aria forzata; scelte stilistiche di progettisti, ingegneri e architetti.
Il trionfo del curtain-wall, il muro tenda, dopo il Movimento moderno, ha trasformato le case residenziali in edifici in stato di veglia che collimano perfettamente con l’affermarsi del cosiddetto 24/7 (vedi il libro di Jonathan Crary da Einaudi), ovvero la condizione permanente dell’attività umana. Non si dorme mai.