la Repubblica, 4 febbraio 2018
A rilento i tagli delle partecipate. Resiste la giungla delle società estere
Roma Martedì scorso a Palazzo San Macuto i commessi hanno chiuso la porta della sala della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche. Un vero e proprio processo che ha visto sfilare in poco meno di tre mesi i vertici di Bankitalia e Consob, imprenditori, banchieri, persone informate dei fatti, politici e consumatori. Lo scopo come racconta Massimo Giannini su Affari& Finanza di domani, era capire come sia stato possibile che siano andati in fumo 60 miliardi di euro, la cifra che tra ricapitalizzazioni e salvataggi è stata messa in campo per salvare dal baratro sette banche e migliaia di risparmiatori coinvolti, che hanno perso tutto o quasi. Ora, chiuse le porte di Palazzo San Macuto, cosa è cambiato per risparmiatori, politici e soprattutto autorità di vigilanza? Banche a parte, nel prossimo numero c’è un viaggio nel mondo delle aziende partecipate dagli enti locali, quelle che avrebbero dovuto essere sfoltite, sulla base di un’indagine condotta dall’Osservatorio sui conti pubblici diretto da Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review. Quali Comuni sono riusciti a fare tagli razionali? Che risparmi sono saltati fuori? Perché sfoltire le migliaia di aziende partecipate s’è rivelato un compito tutt’altro che semplice. Ci sono Comuni che ne hanno anche all’estero, in Bosnia o Romania. Troppe anche le esclusioni: società che gestiscono fiere non vanno sfoltite per esempio.
Sui temi esteri c’è il petrolio. Perché gli Usa stanno sorpassando l’Arabia Saudita come produttori di oro nero. Minacciando anche, ma il processo sarà lungo, le storiche sette sorelle, Exxon, Chevron, Shell e via dicendo. Un cammino iniziato anni fa quando per la prima volta alcune imprese americane iniziarono a estrarre l’oro nero non più alla vecchia maniera, ma risucchiandolo dalle zone bituminose e rocciose del sottosuolo. Si romperanno i vecchi equilibri che per decenni sono stati alla base della politica Usa? Certo è che in futuro emergerà prima o poi un nuovo ordine energetico.