la Repubblica, 4 febbraio 2018
Cecchini sui tetti e numero chiuso la festa blindata divide Venezia
Venezia Dovrebbe essere un sogno, ricorda un incubo. Venezia inaugura oggi il suo Carnevale blindato e si traveste da Kabul: gli scherzi cedono il posto a polemiche e paura. Problema: tutto il mondo vuole festeggiare in piazza San Marco, ma qui non c’è posto per tutto il mondo. Difficile però tenerlo fuori, dopo averlo invitato. Gli uomini temono da sempre che la Serenissima venga sommersa dal mare: in queste ore scoprono di essere proprio loro ad affondarla.
La scena così è questa: laguna in assetto da guerra. Cecchini e telecamere sui tetti dei palazzi dell’area Marciana. Settecento uomini armati nel centro storico. Blindati nel parcheggio di piazzale Roma e prima della stazione ferroviaria di S. Lucia. Un sistema di riconoscimento facciale per identificare via smartphone terroristi e criminali. Debutto, non ufficiale, del sistema conta-persone che prelude, forse già entro l’estate, al turismo «a numero chiuso». Misura della disperazione: maschere sul volto bandite in piazza San Marco, barriere, metal detector e perquisizioni dei turisti, un’ora di bonifica anti- attentati quando ancora è buio e accesso al primo show fissato all’alba.
Anche la tradizione del Volo dell’Angelo (tocca a Elisa Costantini, 19 anni di Burano) dopo cinque secoli getta ormai nel panico le autorità. Un anno fa in centomila hanno seguito la discesa tra il campanile e il palco davanti al museo Correr. Uno starnuto e si sarebbe anticipato il disastro post finale Champions di Torino. Di qui la linea dura del prefetto Carlo Boffi: massimo ventimila persone oggi tra le Procuratie, le altre bloccate ai varchi obbligati dalle transenne. Volo pure anticipato alle 11, per tagliare fuori le comitive su treni e pullman. Risultato: apertura del Carnevale riservata a chi può pagarsi, prezzi alle stelle, una notte sulle isole.
Peccato che già i numeri, dopo il caos di una settimana fa a Cannaregio, autorizzino i timori. Il centro di Venezia conta 54 mila residenti, più migliaia di abitanti tra studenti e lavoratori. Solo negli hotel, esauriti, alloggiano in oltre 60 mila. Poco meno nelle stanze in affitto. Almeno centomila persone, in gran parte straniere, dovranno essere bloccate prima della blindata piazza dei Dogi. Il rischio, evidenziato ieri nell’ultimo vertice del Comitato per la sicurezza, è l’effetto- riflusso della massa nelle calli strette lambite dai canali. Gli appelli esasperano i veneziani: invitati a tapparsi in casa, a non uscire con bambini e anziani, a stare alla larga dagli eventi. Nella bufera è il sindaco Luigi Brugnaro, per l’occasione travestito da Batman. «Se non vi piace il casino – ha detto – fate come me: trasferitevi in campagna».
Rivolta popolare. Una morente città- museo, conquistata dai venditori di paccottiglia e da chi fa pagare 1143 euro quattro bistecche, sollecitata a chiudere e a sloggiare da chi la governa. «Ciò che colpisce – dice lo scrittore Tiziano Scarpa – è che i veneziani non contano più, trascurabili rompiballe, come un moscerino da togliersi dall’occhio. Questa città non è più di chi la abita, ma di chi la sfrutta».
Il Volo dell’Angelo di oggi, bis domenica prossima con il patron Diesel Renzo Rosso nei panni dell’Aquila, potrebbe essere dunque l’ultimo. Molti «grandi eventi», dal 2019, saranno trasferiti per sempre sulla terraferma, tra Mestre e Marghera. «La loro dimensione – conferma Brugnaro, nel ciclone per il maxi- faro Ramses e per crescenti conflitti d’interesse – non è più adatta al centro storico». L’epilogo dell’“assalto a Venezia”, allarme appena rilanciato dall’Unesco, sarebbe così numero chiuso e addio ai mega show, con pressing finale sullo sfratto delle grandi navi da crociera. Salvi, forse, solo festa del Redentore e Regata storica. «Questo carnevale militarizzato – dice l’ex sindaco Mario Rigo – conferma che il turismo senza regole prima ha sconvolto la città, mentre oggi la distrugge. Era una tradizione ricca di cultura, è rimasto un affare per ricchi».
Tra cinesi e giapponesi vestiti da arlecchini e dogaresse, ieri pomeriggio scene da un campo di battaglia. Anziani residenti con la spesa cercano di bucare un muro umano di maschere sventolando la carta d’identità per confermare che abitano nel palazzo in fondo alla calle. Gli universitari fanno lo stesso esibendo l’abbonamento del vaporetto a un gruppo di oligarchi russi travestiti da seppie. I temi quest’anno sarebbero il gioco e il circo. Selfie a parte però, nessuno ha più voglia di acrobazie e l’unico obbiettivo condiviso è “sopravvivere”. In allarme anche il patriarca Angelo Moraglia. «Nel nome della sicurezza – dice – non si possono colpire i più deboli». Sotto l’Angelo in volo, forse l’ultimo, tocca così oggi alle maschere e ai poliziotti mostrare al mondo come sarà il militarizzato “Venezia Resort”. «Ma noi – l’appello del Comitato San Marco – vogliamo continuare a vivere dove siamo nati». Sembra troppo tardi e questo non è uno scherzo di carnevale.