la Repubblica, 4 febbraio 2018
Dal verde padano alla razza bianca, il flirt leghista con i neofascisti
Milano Poi a forza di gridare agli invasori, alla razza bianca, alle “impronte dei piedi”, ai fucili con cui fare “pim pim pim”, accade che a qualcuno scappi la mano. Se in nome del sovranismo e del “prima gli italiani” inneggi alle ruspe contro i campi nomadi, se proponi i vagoni “separati” su treni e metropolitane, se dici che dai “mano libera alla polizia”, poi magari succede che uno impugna una pistola e, anziché spararle grosse, spara davvero. Contro gli «africani che sono africani», per dirla con Mario Borghezio. Il quale nel 2011, sei anni prima che la Lega Nord – antifascista ai tempi di Bossi e Maroni, che ieri ha attaccato (“Cosa c’entra questa gente con la Lega?») – diventasse la Lega nazionalista e lepenista di Salvini, arrivò quasi a solidarizzare con il killer neonazista Anders Breivik: «Quando una popolazione si sente invasa, poi nascono fenomeni di reazione», disse dopo la strage di Oslo ( 76 vittime). Breivik il saluto romano lo ha fatto durante un udienza in tribunale; Luca Traini, ex candidato leghista a Corridonia, sulle scale del monumento in piazza a Macerata, la bandiera italiana sulle spalle. «Grande», «hai fatto bene», «sei un eroe», i messaggi sulle pagine Fb aperte in suo onore.
Lega e neofascismo. Verde e nero. Qualcuno ha anche coniato la definizione di fascioleghismo. Sta di fatto che da quando Matteo Salvini ha portato la Lega molto più a destra, anche l’estrema destra ha iniziato a subirne il fascino. È la storia di un’attrazione a intermittenza, a volte fatale. Che di folkloristico non ha nulla e che gradualmente ha mischiato i colori nello stesso brodo di coltura: la lotta contro l’immigrato. «È il giorno della memoria, ricordatevi di andare a pijarlo...», scrive in un post il 27 gennaio, la sindaca leghista di Gazzada Schianno, Cristina Bertuletti. Nel 2016 aveva auspicato la reincarnazione del duce. Un anno dopo l’invito «tutti a far colazione al bar dell’ospedale di Legnano! Dux lux», con una mano che ricorda il saluto fascista.
Ai nostalgici della dittatura Salvini e la Lega non dispiacciono affatto: e lui, Matteo, ricambia con strizzate d’occhi. «Aboliremo le leggi Fiano e Mancino, perché le storie e le idee non si processano», ringhia il “capitano” dal palco di Pontida il 17 settembre 2017. È lo stesso comizio del “mani libere alla polizia” per ripulire le città dagli “ospiti indesiderati”, untori di malattie da cui «dobbiamo proteggere i nostri figli».
L’ultradestra esulta. Due giorni dopo Forza Nuova invita i militanti: «Andate a votare Sì al referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto» ( promosso dalla Lega). In principio fu il gemellaggio con CasaPound. Nel 2014 Lega e “fascisti del terzo millennio” sfilano insieme in piazza Duomo: corteo anti- immigrazione. Bis a febbraio 2015 in piazza del Popolo a Roma: “Sovranità- sovranità”, “Prima gli italiani” gridano 1500 “tartarughe frecciate”.
Poi la coppia fascioleghista scoppia ( in un intercettazione del 2014 Roberto Fiore sostiene che il regista dell’asse Lega-CPI era stato l’ex terrorista nero Stefano Delle Chiaie). Ma la convergenza su alcuni temi non viene meno: nazionalismo antieuropeista, politiche migratorie, reintroduzione dei dazi. «Coi fascisti mai», era una delle frasi mantra di Umberto Bossi. Il Senatùr l’ha ripetuta quest’estate. Intanto sulle bacheche di Giffoni Valle Piana e San Cipriano Picentino ( Salerno), spuntavano i manifesti di “Noi con Salvini”. Due fotografie: da una parte Mussolini, dall’altra Renzi. Sotto il volto del duce si legge: «Ha dato le pensioni; ha dato le case popolari; ha reso grande l’Italia; faceva lavorare tutti perché non tollerava i parassiti». Sotto quello dell’ex premier dem: «Ha tolto le pensioni; toglie la casa agli italiani per darla agli immigrati; dà un sussidio di 1.200 euro al mese agli immigrati; sta svendendo l’Italia». Esuberanze fuori controllo? Forse “sciocchezze”, come Salvini ha derubricato la vicenda del fantoccio raffigurante Laura Boldrini bruciato dai Giovani Padani a Busto Arsizio? Ieri su Fb è apparso un post con un fotomontaggio della testa insanguinata della presidente della Camera, e la scritta: «Sgozzata da un nigeriano inferocito, questa è la fine che deve fare così per apprezzare le usanze dei suoi amici».
C’era una volta un deputato e europarlamentare: anno 2009. A una festa della Lega intonava il coro contro i «napoletani colerosi e terremotati». Lo stesso anno lanciava l’idea di una «metro solo per i milanesi».
Da allora Salvini ne ha fatta di strada. E la sua Lega l’ha cambiata: a tutta destra. Via la parola Nord e il verde padano, spazio al blu trumpiano e al “prima l’Italia” caro anche all’ultradestra. L’operazione ha richiesto molti sforzi: per esempio la propaganda sul fantomatico “piano Kalergi”, «un’operazione di sostituzione etnica del nostro popolo coordinata dall’Europa» : Salvini ne parla nel 2015. Due anni prima, giugno 2013, la consigliera leghista padovana (poi sospesa e condannata) Dolores Valandro su Fb aveva rivolto un invito choc all’ex ministro Cècile Kyenge: «Ma mai nessuno che se la stupri, così tanto per capire cosa può provare la vittima di questo efferato reato? Vergogna». Dall’elmo di Alberto da Giussano al fez il passo è breve.