la Repubblica, 3 febbraio 2018
Quei fondi neri di Berlusconi coperti da Arafat
Silvio Berlusconi durante il processo per i fondi neri “All Iberian” in cui era imputato a Milano insieme a Bettino Craxi, ha incontrato in segreto in una capitale europea Yasser Arafat, il leader dell’Olp (l’Organizzazione per la liberazione della Palestina) al quale avrebbe chiesto aiuto per giustificare somme di denaro versate su conti all’estero, scoperti dai magistrati. Il retroscena è riportato nelle pagine dei diari segreti di Arafat di cui L’Espresso è venuto a conoscenza e ampi stralci vengono pubblicati nel numero in edicola domani, abbinato a Repubblica.
Si tratta di 19 volumi che Arafat ha scritto in arabo, iniziando nel 1985 fino ad ottobre del 2004, un mese prima della morte. I diari, di cui non si conosceva l’esistenza, rivelano tutto quello che in vita il leader dell’Olp non ha detto pubblicamente, apre scenari internazionali, riflessioni su politici di vari Paesi compresi quelli italiani. Ci sono riferimenti a Giulio Andreotti, Bettino Craxi, e soprattutto al dirottamento della nave da crociera “Achille Lauro” e alla conseguente crisi di Sigonella ( 1985), il più grave incidente diplomatico mai avvenuto tra Italia e Usa. Ma soprattutto si racconta del rapporto tra il leader palestinese e Berlusconi che coincide con il processo in cui il Cavaliere era imputato a Milano di aver gestito, attraverso la società offshore All Iberian, i miliardi in nero destinati dalla Fininvest al Partito socialista di Craxi. Sono fatti dichiarati prescritti dal tribunale, ma di cui ora si apprendono retroscena sconosciuti. L’Espresso ha riscontrato questa circostanza con una persona che accompagnava Arafat, la quale ha confermato l’incontro.
Il Cavaliere, per difendersi durante il processo, aveva indicato come beneficiario finale dei suoi dieci miliardi di lire l’Olp, a cui avrebbe fatto pervenire il denaro come sostegno alla causa palestinese, su richiesta di Craxi – usando come mediatore Tarak Ben Ammar: produttore televisivo tunisino e socio di Berlusconi. Ben Ammar aveva confermato questa versione, sostenendo che quei soldi erano andati a lui, legalmente, per poi essere destinati all’Olp. Quindi non erano, secondo Berlusconi e Ben Ammar, finanziamenti illeciti a Craxi. Arafat nei suoi diari racconta una storia diversa. Sul diario si legge: «Berlusconi mi parla di Tarak Ben Hammar, ma io non lo conosco». Dunque Arafat incontrò segretamente Berlusconi nel 1998 e dopo quell’incontro decise di confermare la falsa versione data dall’imputato, cioè che i dieci miliardi di lire al centro del processo erano destinati non al Psi bensì all’Olp, come sostegno della causa palestinese. Non era vero, ma Arafat ha poi confermato pubblicamente questa versione ricevendo in cambio un bonifico. Nel diario si trovano annotati i dettagli con i numeri di conto e i trasferimenti del denaro ottenuto da Arafat.
Il difensore di Berlusconi, l’avvocato Ghedini sostiene che «il materiale in questione è stato offerto a più persone nei tempi passati e alle richieste di verifica della autenticità della provenienza, della completezza e del contenuto non è stato possibile esperire alcun controllo né avere conferma alcuna. Comunque i fatti ivi narrati per quanto riguarda i rapporti con il Presidente Berlusconi sono assolutamente non fondati e contraddetti dalle stesse dichiarazioni ufficiali più volte rilasciate pubblicamente dallo stesso Arafat e da molte altre persone a conoscenza di quei fatti che non potranno che confermare quanto già affermato».
L’amicizia con Fidel Castro è uno dei punti internazionali su cui si sofferma il capo dell’Olp, come pure il disagio e lo sfogo di quando deve appoggiare Saddam Hussein, durante la prima guerra del Golfo ( 1990- 1991). Così scrive Arafat: «Devo schierarmi con lui: il mio popolo me lo impone. Ma ho cercato di farlo desistere». E poi racconta di negoziazioni di pace, segrete, con l’allora premier Rabin, mentre dell’ex presidente israeliano Shimon Peres scrive: «Una bravissima persona: un bel soprammobile».