Corriere della Sera, 4 febbraio 2018
Elisa Montin: «Io, migliore batterista al mondo. Ho iniziato suonando pentole»
La scintilla è scoccata a quattro anni, quando ha visto gli sbandieratori medievali del suo paese, Noale, in provincia di Venezia, darci dentro con i tamburi. Appena tornata a casa ha iniziato a imitarli: un mestolo, una pentola e via di braccia con tutta la forza che aveva. Un baccano infernale che ha convinto subito i genitori a comprarle una vera batteria giocattolo.
Così Elisa Montin ha iniziato, piccina e scatenata, a battere le bacchette senza tregua. Quella prima batteria è durata appena due settimane. Troppa foga. Tanto che mamma e papà hanno pensato che era arrivato il momento di mandarla a scuola di musica. Quella passione e quella foga Elisa non le ha mai perse.
Oggi, a 23 anni, è stata incoronata la miglior batterista del pianeta da «Hit like a Girl 2017», concorso mondiale negli Usa. La veneziana Elisa Montin, in arte «Helly», con la sua performance di rock metal basata sulle colonne sonore del videogioco cult «God of War», ha sbaragliato migliaia di altre concorrenti da tutto il mondo. Bicipiti in vista, tatuaggi da dura, capelli a spazzola e spirito rock, Elisa ha impressionato i batteristi di fama internazionale che facevano parte della giuria. E si è portata a casa, nella sua Noale, il riconoscimento mondiale.
Lontani i tempi in cui suonava nella banda del paese. Il gruppo di Elisa, le «Killin Baudelaire», top nell’alternative metal, stanno incidendo il loro primo disco. E contemporaneamente la miglior batterista del pianeta sta preparando anche un suo lavoro come solista, «Violet karma», suono elettronico e batteria acustica.
Rivoluzionaria nella musica e nell’anima, Elisa ha dato una svolta alla sua carriera quando a 14 anni ha iniziato a studiare con Sergio Pescara. «Da lì ho cambiato approccio tecnico e anche il mio punto di vista sulla musica – racconta –, ho imparato a gestire la forza e tutto quel fuoco che sentivo dentro, a trasformare la passione in sound».
Ma la strada di Elisa è costellata di incontri fortunati, come quello con i mitici Skunk Anansie nel 2016. «Ero al loro concerto a Piazzola sul Brenta, in provincia di Padova, il 17 luglio, proprio il giorno prima del mio compleanno – rivela ancora emozionata —. Cercavo in ogni modo di farmi notare da Skin sotto il palco sbandierando un grande lenzuolo con scritto “Uno dei miei più grandi sogni è suonare la batteria con voi”. Skin mi ha vista, mi ha fatta salire sul palco. Ci ho dato dentro, ho suonato con loro. Un momento magico, irripetibile. Poi ognuno è andato per la sua strada, ma chissà che non ci incrociamo ancora… All’epoca suonavo in una tribute band proprio degli Skunk Anansie, quindi sui loro pezzi ero preparatissima».
E il futuro come lo immagina? «Sempre alla batteria. È tutto ciò che conta per me, fin da bambina. Finivo la scuola e prendevo in mano le bacchette, non le lasciavo fino al momento di andare a dormire. Sarà per questo che a scuola non ho mai brillato e mi sono fermata alla quinta superiore… ma quando suono sono veramente felice. E il resto scompare».