Corriere della Sera, 3 febbraio 2018
Corea, il primo record saranno i Giochi più surgelati di sempre
SEUL A Vancouver 2010 e Sochi 2014 i saltatori atterravano con gli sci nella poltiglia. Troppo caldo per gli sport della neve. I puristi delle Olimpiadi invernali saranno accontentati da Pyeongchang 2018, che si apre il 9 febbraio con una temperatura massima prevista intorno a 14 gradi sotto zero. Sarebbe il record nella storia olimpica, «migliore» dei meno 11 di Lillehammer in Norvegia, 1994. Troppa grazia: già a Seul, la capitale della Sud Corea, che è una megalopoli riscaldata e sul livello del mare, camminare per la strada in questi giorni non è propriamente una passeggiata di salute. A Pyeongchang, villaggio finora sconosciuto a 1300 metri di altezza, gli organizzatori cominciano a preoccuparsi. Soprattutto per la cerimonia inaugurale.
La zona del Villaggio olimpico è nota per il vento siberiano che irrompe dalla steppa manciuriana, incanalandosi poi lungo i picchi granitici della Nord Corea. Lo stadio da 35 mila posti tirato su nel mezzo di niente dai sudcoreani a un costo di 90 milioni di euro non ha il tetto. Il pubblico e gli atleti si dovranno godere cinque ore di cerimonie, dopo il tramonto. A dicembre, quando per fare le prove generali hanno tenuto un concerto, sei persone sono finite all’ospedale per ipotermia, i bagni sono stati presi d’assalto perché erano l’unica zona protetta.
I sudcoreani sono gente dura e abituata al freddo. Il presidente del Comitato organizzatore dei Giochi, Lee Hee-beom, è anche ottimista. Ha chiamato i reporter sportivi e ha tenuto una lezione sul calendario lunare cinese, che serviva a orientare i contadini in secoli lontani quando non c’erano le previsioni del tempo. Bene, il calendario lunare quest’anno dice che domani, 4 febbraio, sarà «Ip-choon», l’inizio della primavera. «I nostri antenati dicevano che in questo giorno le rane si risvegliano dall’ibernazione e cominciano a cercare cibo e a riprodursi. Pensate che i Giochi si inaugurano cinque giorni dopo Ip-choon, il clima sarà gradevole». In attesa che le rane si ridestino, l’inchiostro dalla penna non scorre molto fluido sul taccuino dei nostri appunti.
Torniamo alla cerimonia del 9 febbraio. «Ma così non resisteremo», ci raccontano che abbia detto l’ambasciatore indiano quando è stato portato in ricognizione giorni fa. A quel punto gli organizzatori si sono resi conto che vada per i diplomatici che tanto sono abituati a sorridere sempre, ma esporre a meno 14 i leader mondiali che verranno all’evento anche nel tentativo di disinnescare la nuova Guerra fredda con la Nord Corea non è consigliabile. E gli organizzatori si sono inteneriti anche per il pubblico. Promessa di fornire a ogni spettatore nella notte fatidica una mantellina (è prevista anche pioggia, forse non proprio primaverile), una piccola coperta e cuscinetti scaldamani, scaldapiedi e scalda fondo schiena. Per gli ospiti di riguardo stanno installando schermi paravento e stufette alogene.
Basterà a evitare casi di assideramento? «L’unica cosa che possono fare gli stranieri, che non sono abituati come noi, è coprirsi a strati e mettere i mutandoni di lana sotto i pantaloni», dice il signor Nam Sun-woo, che ha una pescheria a Pyeongchang. Pesce surgelato, naturalmente.
Una consolazione propiziatoria, nel gelo di Lillehammer gli azzurri ottennero il record di medaglie, con 7 ori, 5 argenti e 8 bronzi.