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 2018  febbraio 03 Sabato calendario

Un Cassano da 10 e lode. «Buffon, guai se smette Io? Se c’è chi crede in me...»

Genova «La differenza tra il mare di Genova e quello di Bari? Il mare è sempre bagnato, che razza di domanda». Le cose semplici sono le più belle. Antonio Cassano ha 35 anni, un giubbotto blu come quello dei campioni Nfl in libera uscita e un fisico asciutto sotto il maglione di lana. Ha appena letto tre libri, «regalati dal mio amico Agostino Tibaudi e scritti da Phil Jackson, il coach zen, il più grande del basket Nba». Cassano è «un uomo felice», ha molte ferite che sembrano rimarginate e dopo aver battagliato dice di vivere in pace. Lui, di solito, dice quel che pensa. «Ho solo un rimpianto, quello di aver trattato male il presidente della Samp, Riccardo Garrone. Per il resto rifarei tutto. E quello che ho sbagliato l’ho pagato, giusto così». Cassano è un 10 naturale, anche se in campo ha indossato una maglia con su scritto 99. Dieci è il suo numero perfetto, è di più: un aggettivo. Francesco Totti? «Uno da 10». Damiano Tommasi? «Uno da 10». Buffon? «Il numero 1», perché i sistemi di gioco hanno la loro importanza. Alessandro Moggi, il suo nuovo procuratore: «Un ragazzo da 10. Sono tre mesi che sta facendo di tutto per accontentarmi». 
Cassano che fa? Smette o no?
«Voglio capire se posso ancora farcela, servono un presidente e un allenatore che abbiano fiducia in me al 100%, altrimenti lasciamo stare. Se invece li trovo, sono pronto. Firmo in bianco, di soldi ne ho guadagnati abbastanza».
Le hanno appena proposto di andare in Cina.
«A fare un’esperienza in Cina? Stupidate».
Prego?
«Per me tutti sono liberi di fare ciò che vogliono, ma chi va a giocare in Cina dovrebbe dirlo che lo fa per i soldi. Non ricordo neppure il nome della squadra che mi vuole».
In Brasile?
«Questa la ricordo, il Botafogo. Ma non fa per me».
In tutto questo tempo che non ha giocato...
«Un anno, non è tutto questo tempo. Comunque mi alleno tutti i giorni, con il programma del mio ex preparatore, Tibaudi. E tre volte a settimana gioco a tennis, con il mio commercialista. Si chiama Paolo Colangelo, vince sempre lui, per ora. Io sono nato per giocare a calcio».
Chi è nato per fare il presidente della Federcalcio?
«Per me c’è una sola persona, Damiano Tommasi: è competente, leale, non ruba. Io non sono credibile? Bene, chiedete di Damiano a Totti, Montella, Maldini, e vi diranno la stessa cosa. In Figc siamo ridotti male, serve una persona che conosca i problemi, che non faccia parole, ma fatti».
Costacurta è stato nominato vicecommissario.
«Non lo conosco, non personalmente. Faceva il commentatore in tv, ora passa a fare il dirigente. Opinione mia, non è una bella cosa. È come se un giornalista volesse fare il calciatore».
Incontra ancora Totti?
«L’ho appena sentito al telefono. Mi ha detto che stava seguendo l’allenamento. Non ci ho più visto: “Che guardi a fare l’allenamento, tu devi ancora giocare”. Rideva. Totti 10, in assoluto».
Buffon deve smettere?
«Avete visto cosa ha parato a Bergamo? Ha preso tutto, come fa uno così a non giocare più? Un portiere può andare avanti fino a 45 anni».
Lei fu l’ultimo a segnare a Buffon prima che raggiungesse quel monumentale record di imbattibilità: 973 minuti...
«Come no? Con la Samp, ma alla fine perdemmo».
Ricordi di un mercante d’arte: racconta quella rete?
«Il terreno era bagnatissimo, feci gol con la punta del piede. O Gigi lo freghi sul tempo, oppure con lui in porta non passa un ragno».
Vincerà ancora la Juve lo scudetto?
«Per me sì».
Guarda il calcio in tv?
«Non perdo una partita del Barcellona, anche Valverde è uno di quegli allenatori che piacciono a me».
Che allenatori le piacciono?
«Come Allegri. Diceva a Ibra “fai Ibra”, a me “fai Cassano”, a Thiago Silva “fai l’uno contro uno”. Valverde, perso Neymar, mette Messi sempre nelle condizioni di giocare da Messi e vuole che Suarez faccia gol, visto che è prima di Higuain, il centravanti più forte del mondo».
Un vero nueve, mica come lei?
«Quindici anni fa fu Capello a inventarmi falso nueve e poi Mazzarri, alla Samp».
Riappacificato con Mazzarri?
«Mazzarri ha sempre fatto la fortuna dei suoi attaccanti, è stato così anche con me. Quando faceva le esercitazioni teneva la squadra in campo per ore e gli diceva, il “matto lasciatelo stare, lui fa un po’ di tiri”. Il matto ero io».
Non l’ha voluta all’Inter?
«Mazzarri non mi ha mai fatto nulla di male, sono cose raccontate da altre persone». 
Insieme avete portato la Samp in Europa, dieci anni fa. Mazzarri si ripeterà con il Toro?
«Sicuro».
C’è Samp-Toro, andrà allo stadio?
«No. A Marassi non sono più tornato e ora il sabato è tutto dedicato ai miei figli. Anche loro hanno sempre voglia di giocare».