Corriere della Sera, 3 febbraio 2018
La battaglia dei braccialetti elettronici. Calenda avverte: mai per i lavoratori italiani
ROMA L’ipotesi che Amazon adotti i braccialetti elettronici per monitorare il lavoro dei propri dipendenti fa ingresso in campagna elettorale e investe, tra l’altro, il Jobs act, una delle riforme varate dal governo Renzi. Tutto discende da un brevetto, depositato dal colosso statunitense dell’e-commerce, che tramite l’utilizzo di scanner installati sui polsi dei dipendenti punta a renderne più efficiente l’operatività tra gli scaffali degli enormi magazzini di smistamento della merce, in consegna da parte di Amazon.
L’obiettivo sarebbe, insomma, rendere più rapida l’individuazione di pacchi e colli grazie anche al fatto che gli addetti opererebbero con le mani libere. Ma le polemiche e i sospetti sull’introduzione di uno strumento di controllo a distanza spingono Amazon a replicare alle «speculazioni fuorvianti», specificando che «in tutto il mondo, i dipendenti utilizzano scanner palmari per il controllo dell’inventario e per spedire gli ordini. Questa idea, se e quando dovesse essere implementata in futuro, rispetterà le leggi e le norme». La società aggiunge che «muovendo le attrezzature verso i polsi dei dipendenti, le mani vengono liberate dall’utilizzo degli scanner e gli occhi non devono più guardare lo schermo». Una puntualizzazione che finisce in secondo piano rispetto sia alle dinamiche elettorali, sia all’ordine del giorno dell’incontro, fissato da tempo, tra il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e i vertici di Amazon. L’annuncio dell’apertura di due nuovi poli logistici in Lombardia e Piemonte soccombe alla contingenza dei braccialetti. «Ho spiegato, e loro del resto hanno capito, che una cosa come quella – che non è in uso ma è stata brevettata – in Italia non ci sarà mai», riassume Calenda. L’affondo sul versante politico arriva dal candidato premier dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, che proprio giovedì avrebbe visto i vertici italiani di Amazon nel corso degli incontri per la sua campagna elettorale: «Se in Italia si possono mettere dispositivi sui lavoratori per controllarli è grazie al Jobs act». Un concetto sottolineato dai parlamentari 5 Stelle, ricordando la protesta «contro i metodi invasivi di controllo a distanza che il governo Renzi stava mettendo a punto», quando si discutevano i decreti attuativi della riforma del lavoro.
Dai sindacati, che fronteggiano Amazon sul tema della qualità e della sostenibilità del lavoro all’interno degli impianti di Piacenza, l’invito è fare meno polemiche sui braccialetti puntando, come nel caso della Fist Cisl, a contratti adeguati per quei lavoratori, che in occasione del Black Friday hanno scioperato. Il leader della Lega, Matteo Salvini, annuncia che il 7 febbraio incontrerà i vertici dell’azienda e chiarisce: «Voglio avere certezze che il braccialetto elettronico sia uno scherzo di cattivo gusto e poi cercherò di parlare anche con tutte le persone che sono spremute, sfruttate». A tirare in ballo la riforma del lavoro di Renzi è anche il presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali, Pietro Grasso:«Parlare di braccialetto su un lavoratore a me pare fantascienza. Il Jobs act ha tolto delle garanzie nella contrattazione e consente che con il consenso informato si possano adottare queste misure ricattatorie». Matteo Renzi per quanto possibile cerca di sottrarsi allo scontro: «Si è aperta una polemica sulla scelta di un’importante multinazionale. Si dà la colpa al Jobs act di tutto. Noi vogliamo riportare la discussione al pragmatismo». Il fatto che lo scontro sui braccialetti investa la riforma del lavoro spinge il ministero guidato da Giuliano Poletti a ribadire che la «norma non ha liberalizzato i controlli», ma piuttosto, «ha fatto chiarezza sul concetto di strumenti di controllo a distanza ed i limiti di utilizzabilità dei dati».