La Stampa, 4 febbraio 2018
Intervista a Kristin Scott Thomas: «Dopo la moglie di Churchill farò la regista»
Nel film L’ora più buia Kristin Scott Thomas interpreta il personaggio di Clementine, la moglie di Winston Churchill.
Com’è stato immedesimarsi in lei?
«Una responsabilità spaventosa, perché è un personaggio storico. Clementine Churchill è stata anche una madre e una nonna molto amata. Ho avuto la fortuna di incontrare alcuni dei suoi nipoti ed ero preoccupata perché temevo di ferire i loro sentimenti. È complesso interpretare una persona reale».
Lei è un’attrice teatrale abituata a interpretare parti importanti. Come si prepara a un ruolo?
«Questa è l’arte della recitazione! E ci sono tecniche che aiutano. Clementine era estremamente elegante, con uno stile tutto suo. E la forma della sua testa e la sua acconciatura erano peculiari. Abbiamo iniziato con i capelli. Aveva questa strana pettinatura, antica. La chiave di un personaggio spesso passa attraverso elementi fisici: la testa, i vestiti, le scarpe, gli anelli».
Le è piaciuta Clementine come persona?
«Un sacco. Aveva avuto un’educazione difficile ed era una persona esuberante e focosa. Era sposata con quest’uomo che avrebbe adorato e poi detestato e con cui avrebbe litigato e che amava da morire. La loro era una relazione appassionata. Spesso mi sono chiesta come sia essere sposata e avere una tale conoscenza e intimità con qualcuno che è così potente».
Nel corso degli anni quali dei personaggi che ha interpretato le sono piaciuti di più?
«La tappa più importante è stato portare sul palcoscenico l’Elettra di Sofocle, nel 2014. Ha messo a tacere tutti i miei demoni. Avevo interpretato un bel po’ di tragedie fino ad allora, nei film e sul palco, e quel ruolo mi ha liberato dalla tragedia. Non ne voglio più sapere, non mi interessa più. Per me è stato un regalo».
Tra i ruoli da protagonista quello nel Paziente inglese le è piaciuto molto?
«È uno tra quelli che ho amato di più, sì. C’è un bel film che quasi nessuno ha visto, Un’estate indimenticabile (1994) del regista rumeno Lucian Pintilie, che io adoro. E ne vado molto fiera. E poi cose come il ruolo di Brenda Last in Una manciata di polvere (1988), e Ti amerò sempre (2008)».
Ha iniziato come attrice francese perché ha studiato recitazione in Francia?
«Ho provato in Inghilterra, ma mi dicevano che non avevo talento, così sono andata a Parigi per sfuggire al desiderio di diventare un’attrice. Pensavo che non sarei stata in grado di fare una cosa del genere in Francia. Ma il desiderio non se ne andò, mi aveva seguito!»
Perché voleva diventare un’attrice?
«Non lo so. Vengo da una famiglia della classe media, di militari. Mia madre avrebbe voluto fare l’attrice. Gli aspiranti attori ci sono in ogni ambiente, tutti vogliono esplorare cosa vuol dire essere qualcun altro».
Che tipo di relazione sviluppa quando lavora con altri attori?
«Si crea qualcosa di magico che è poi la chimica dello schermo. Ti fidi completamente dell’altro. Ad esempio, Gary Oldman è straordinariamente convincente come Winston Churchill, e lui e io abbiamo lavorato molto bene insieme. Quando capita così va tutto liscio come l’olio ed è davvero divertente. Altre volte invece è come dare la testa nel muro per tutto il tempo. Cerchi di recitare insieme con quella persona e non c’è mai una vera sintonia».
La manca la recitazione quando non lavora?
«Mi manca il set. Mi piacciono gli operatori, l’atmosfera, il collaborare per uno scopo. Mi mancano le prove e mi manca stare sul palco. Mi piace, ma è anche assolutamente estenuante. Sono felice quando non lavoro».
Ha una vita felice?
«Al momento sì. Si dice che arrivati ai 50 anni le cose diventino più semplici ed è vero, ma sono preoccupata per lo stato del mondo. Penso che viviamo in un posto terrificante, ma il terrore fa parte del problema, quindi dobbiamo fare uno sforzo enorme per non esserne terrorizzati».
Cosa la terrorizza?
«Il nazionalismo mi terrorizza. La velocità dell’informazione mi terrorizza. L’informazione che va troppo veloce è pericolosa, perché non lascia il tempo di pensare. E chi non ha il tempo di pensare si comporta in modo impulsivo, seguendo l’ istinto e questo non è utile».
Che cosa pensa degli scandali sessuali?
«Sono assolutamente contro i molestatori! È interessante vedere il divario tra il modo in cui percepiscono il problema le donne della mia età o più vecchie e quelle più giovani. Ci devono essere più regole sul posto di lavoro, ma temo il momento in cui dovrai usare un’app per il consenso quando incontri qualcuno a una festa o a una cena. Il romanticismo è finito. Lo trovo molto triste».
Ha progetti per il futuro?
«Si. Da tempo volevo provare a cimentarmi nella regia. È una storia d’amore, un adattamento da un romanzo che ho letto quando avevo diciassette anni, The Sea Change di Elizabeth Jane Howard. Parla dell’amore e delle sue diverse manifestazioni e di come può cambiare molto rapidamente. E, se lo fraintendi, finire male. Mi interessa molto indagare il modo in cui vengono espressi i sentimenti».
L’amore è importante per lei?
«È molto importante per tutti».
Traduzione di Carla Reschia