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 2018  febbraio 05 Lunedì calendario

Intervista a Hugo Vau, l’uomo che ha cavalcato l’onda più grande del mondo

«Surfare un’onda di 35 metri? è come scendere dalla montagna in snowboard con una valanga dietro le spalle…». Ci scherza Hugo Vau, 40 anni, portoghese di Lisbona, colpo di fulmine per il mare a 5 anni e prima tavola a 16, pescatore d’estate alle Azzorre e surfer dell’estremo d’inverno, l’uomo che a Praia do Norte a Nazaré, sulla costa occidentale lusitana, ha cavalcato «Big Mama», l’onda più alta del mondo (il record è in corso di ratifica). Ma il rombo di quella valanga gli risuona ancora nelle orecchie.
È vero che stava aspettando Big Mama da anni?
«Da sette anni. Da quando è cominciata la mia passione per il surf su onde giganti e ho capito che a Nazarè ci sarebbero state le montagne d’acqua più grandi del mondo. Sono uscito in mare col mio team giorno dopo giorno senza nessun altro. Abbiamo visto onde immense, molte impossibili da cavalcare. Ci siamo allenati e abbiamo aspettato».
E poi è arrivata.
«Ho visto le previsioni, le onde che montavano durante il giorno, la notte. L’indomani sono diminuite un po’ d’altezza, ma a fine giornata è accaduto qualcosa di speciale. Il colore dell’acqua, del cielo: tutto era dorato. Ed è arrivata. Big Mama appare solo quando il mare è gigante: lei è più che che gigantesca, è mostruosa. è stato un regalo».
Un regalo?
«L’onda si forma a migliaia di chilometri dalla costa e arriva a terra per estinguersi in un attimo. E tu sei lì, al tempo giusto, nel posto giusto, ad assorbire la potenza di quella massima espressione della natura con la tua mente, con la tua anima. Diventi parte del tutto, entri in connessione con quell’energia, con l’Oceano. Non è un regalo? Io la vivo in modo molto spirituale».
Che deve succedere perchè ciò avvenga?
«Tutti i tasselli del puzzle devono andare a posto in modo perfetto. Il vento e la marea giusti, quell’onda delle mille che si rompono ogni giorno, tu, la tua squadra. Alex Botelho che mi ha portato in cima con il jet-ski e mi ha guardato le spalle, Marcelo Luna con il jet-ski di riserva, Jorge Jesus Leal che a terra fa le foto e che con la radio ha avvistato Big Mama e ci ha guidati. Tutto perfetto».
Destino?
«E cosa se no? Due giorni prima ho rinunciato a un docufilm con Olympic Channel, il sogno d’ogni surfista, che avrei dovuto girare a Mavericks in California. E ad Alex è stata cancellata una gara sempre a Mavericks… è pazzesco, se ci pensi. La dedizione, la pazienza, il lavoro, le onde perfette e non perfette che hai preso, la vita delle persone che ti hanno aiutato, le tue decisioni: tutto confluisce in un momento magico che dura pochi secondi».
Che cosa serve a un uomo per surfare Big Mama?
«Passione per il surf e amore per l’Oceano. Ovviamente poi devi essere anche preparato fisicamente e mentalmente».
La paura?
«C’è. Io cerco di proteggermi da essa non pensando alle cose brutte del passato e che possono accadermi nel futuro: mi concentro sul presente e cerco di riempire la mia mente con il pensiero di gratitudine che devo per essere lì in quel momento…».
E la sua fidanzata a terra come la vive?
«Eh, per lei è più dura. Mi segue con le immagini in diretta, ma a terra non hai il controllo di nulla e questo ti fa stare peggio. Mi supporta, capisce la mia passione, mi accetta… Be’, non può fare altro».
Che cosa è l’Oceano per lei?
«è tutto. Mi fa sentire in un luogo migliore, dove stare al mondo in pace, tranquillo, pienamente felice. È il mio posto, preferisco essere in mare che altrove».