Il Sole 24 Ore, 5 febbraio 2018
Gemme con touchscreen: Bulgari reinventa lo shop
Il marketing non esisteva nel 1905, ma Sotirio Bulgari se ne dimostrò un esperto quando battezzò il suo primo negozio a via Condotti a Roma “Old Curiosity Shop”, come un romanzo di Charles Dickens: quel nome, infatti, lo rendeva subito riconoscibile da quella clientela anglosassone che puntava a conquistare con i suoi gioielli. Era già l’attitudine al “clienteling”, la cura dei propri clienti, che ha sempre caratterizzato Bulgari, soprattutto dagli anni Trenta: Vincent Meylan lo sostiene nel suo ultimo libro dedicato alla storia della famiglia, “Bulgari Treasures of Rome”, riferendosi alle feste faraoniche organizzate in quegli anni dalla contessa Dorothy di Frasso a Villa Madama. Fu lei, infatti, a introdurre nella boutique Bulgari le celebrità dell’epoca, seguite poi da divi come Liz Taylor e Anna Magnani e un lunga lista di ricchissime signore e principesse.
Lo scorso dicembre Bulgari ha inaugurato a poca distanza dalla storica boutique di via Condotti un “New Curiosity Shop”: al suo interno accessori e gioielli – fra cui la collezione esclusiva per il negozio, Condotti 10 – sono esposti fra arredi di Venini e Fornasetti (che fra qualche mese verrano sostituiti da altre eccellenze del made in Italy) e attorno a un tavolo bar con touchscreen che raccontano le collezioni e la storia del marchio. L’obiettivo è anche attrarre nuovi clienti, più giovani, che possano entrare in contatto con il brand passando, anche fisicamente, da un ingresso meno istituzionale. Che il rapporto ravvicinato con i propri clienti resti cruciale per Bulgari lo conferma Lucia Silvestri, responsabile acquisti delle gemme e jewellery creative director di Bulgari, un doppio ruolo unico nel mondo della gioielleria, soprattutto per una donna: «Alcuni mi chiedono di sedersi attorno al tavolo dove scelgo e abbino le gemme – spiega, – soprattutto chi è in cerca di una nuova esperienza di lusso».
Da più di 35 anni Silvestri viaggia nel mondo per scegliere gemme e trasformarle in gioielli, insieme ai suoi team, cinque buyer e sette designer. Studiava biologia quando suo padre, che lavorava in Bulgari, le consigliò di accettare una sostituzione maternità in azienda: «Avevo 18 anni e appena vidi le gemme nello studio dei signori Bulgari capì che la mia strada sarebbe stata quella. La passione è il punto di partenza per un giovane che oggi voglia fare questo lavoro, unita all’umiltà e alla curiosità per tutto ciò che ci circonda. Per esempio, io catturo spesso piccoli indizi fotografandoli con lo smartphone, dettagli che poi potrebbero diventare i motivi portanti di una nuova collezione».
A giugno sara presentata la nuova collezione di Alta Gioielleria, che seguirà quella ispirata alla Festa del 2017: «Oggi i gioielli sono più leggeri, adatti al giorno e alla sera,anche l’alta gioielleria si indossa in modo più informale», prosegue. Parlando di presente e di futuro, Bulgari potrà mai usare gemme sintetiche? «Per ora no – risponde -, ma stiamo seguendo questa evoluzione e prima o poi dovremmo farci i conti». Intanto, aspetta di imbattersi nella pietra dei sogni in uno dei suoi prossimi viaggi: «Un rubino del Mozambico, taglio smeraldo, di oltre 10 carati».