Luca Traini, l’uomo che a Macerata ha ammesso di aver sparato contro alcuni stranieri prima di essere fermato dalla polizia, era stato candidato alle elezioni amministrative del 2017 a Corridonia, nelle Marche, con la Lega Nord. L’uomo, secondo quanto riferisce un amico, in precedenza aveva simpatizzato per Forza Nuova e Casapound.
Matteo Salvini in una intervista sottolinea di non ricordarlo: "Incontro migliaia di persone ogni giorno. Può essere che ci sia anche qualche cretino o un violento. I nostri candidati hanno la fedina penale immacolata e mi sembra un criterio che non tutti i partiti possono vantare. Detto questo io non faccio lo psichiatra".
In un VIDEO postato sul giornale online ’Cronache Maceratesi’ si vede il leader della Lega che gli stringe velocemente la mano durante un comizio.
In un manifesto elettorale, Traini appare insieme al candidato sindaco della Lega Nord per Corridonia, Luigi Baldassarri che presenta la sua nuova squadra. Si tratta della tornata elettorale del 11 giugno scorso. Nel programma, anche il "controllo degli extracomunitari".
"Nessuno cavalchi l’odio, la contrapposizione di fronte ad un fatto grave che poteva essere gravissimo". Lo ha detto il ministro dell’Interno, Marco Minniti al termine del comitato per la sicurezza pubblica a Macerata, dove ha incontrato i vertici delle forze dell’ordine. "Auspico - ha aggiunto - una risposta ferma e unitaria" da parte di tutti. "Siamo di fronte ad una iniziativa criminale individuale preparata e progettata" dallo stesso Traini. Non c’e’ nulla al momento che faccia pensare ad una iniziativa organizzata" con altri. Minniti ha sottolineato che è emerso un "evidente odio razziale: c’è un background di estremismo di destra con chiari riferimenti al fascismo e al nazismo. Quello che è avvenuto ricorda un raid di rappresaglia armata del tutto casuale". Minniti ha aggiunto che non c’e’ alcun rapporto tra i feriti e Traini.
La sparatoria di Macerata è un fatto "inaccettabile perchè in una democrazia non è consentito a nessuno di farsi giustizia da solo - ha detto ancora il ministro -, anche se in questo caso non c’è nulla che possa richiamarci ad un’idea di giustizia". E ha sottolineato che su questo fronte lo Stato "non transige: non è argomento di dibattito politico".
"Chiunque spari è un delinquente", ha commentato il leader della Lega, Matteo Salvini. "Non vedo l’ora di andare al governo per riportare sicurezza in tutta Italia, giustizia sociale, serenità. Chiunque spari è un delinquente, a prescindere dal colore della pelle", afferma Salvini, al Centro Congressi Unaway di San Lazzaro, a chi gli chiedeva cosa ne pensasse del raid a Macerata. Aggiungendo, comunque, che un’immigrazione "incontrollata" porta allo scontro. "La responsabilità morale di ogni episodio di violenza che accade in Italia è di quelli che l’hanno riempita di clandestini", ha detto poi nel pomeriggio Matteo Salvini di fronte ai cronisti che gli hanno fatto notare che l’autore della sparatoria era stato candidato nel 2017 alle elezioni amministrative.
"Odio e violenza non riusciranno a dividerci": così il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, in una dichiarazione a Palazzo Chigi. "Delitti efferati e comportamenti criminali saranno perseguiti e puniti, questa è la legge, questo è lo Stato", ha aggiunto il Presidente del Consiglio. "Fermiamo questo rischio subito insieme", ha aggiunto -. "L’odio e la violenza non riusciranno a dividerci. Il popolo italiano saprà stringersi intorno alle istituzioni e ai comuni valori della Repubblica". "La magistratura - ha detto ancora - assumerà le proprie decisioni ma una cosa è certa: delitti efferati e comportamenti criminali saranno perseguiti e puniti".
LA DICHIARAZIONE DI GENTILONI A PALAZZO CHIGI
"I fatti di Macerata ci lasciano attoniti e inorriditi: è una spirale di odio e di violenza che dobbiamo fermare", ha detto Pietro Grasso, presidente del Senato e leader di Liberi e Uguali. "Ringraziamo le forze dell’ordine che hanno già proceduto al fermo del folle autore di questo gesto", ha aggiunto Grasso, a margine di una iniziativa di LeU a Firenze.
"Dopo i fatti di Macerata, vorrei fare un appello a tutti, ma proprio a tutti, alla calma e alla responsabilità - ha scritto Matteo Renzi su Fb -. L’uomo che ha sparato, colpendo sei coetanei di colore, è una persona squallida e folle. Ma lo Stato è più forte di lui. Quell’uomo si è candidato con la Lega Nord e oggi ha sparato anche alla sede del Pd di Macerata: verrebbe facile tenere alta la polemica verso chi ogni giorno alimenta l’odio contro di noi. Ma sarebbe un errore: è tempo di calma e di responsabilità, davvero".
IL POST DI MATTEO RENZI
"Lancio un appello a tutti i leader dei partiti su quello che è successo a Macerata: stiamo in silenzio e non facciamo campagna elettorale sulla pelle della ragazza uccisa e dei feriti di oggi - ha detto Luigi Di Maio -. Ho visto già che è partita la querelle tra i partiti politici, con accuse reciproche. Io faccio un appello alla sobrietà e al rispetto sia dei feriti di oggi sia della vittima di qualche giorno fa. Non è possibile che anche su una tragedia del genere si debba iniziare a fare la campagna elettorale".
FORMICHE.NET
Salvini in contropiede e Berlusconi in imbarazzo. La fotografia politica si tradurrà in flussi elettorali? Era inevitabile che il folle raid razzista del ventottenne Luca Traini a Macerata, che ha lasciato a terra, ferite a colpi di pistola, sei persone di colore, venisse risucchiato nel vortice della campagna elettorale. E così è stato: a pochi minuti dalla tragedia, i social sono divenuti campo di battaglia, fra chi ha tuonato contro la Lega, partito in cui Traini ha militato, accusata di fomentare l’odio razzista, e chi invece dall’altra parte ha puntato il dito contro il “buonismo” della sinistra, complice dell’ “invasione” di migranti. In mezzo Luigi Di Maio e i 5 Stelle, che, se si esclude una più risoluta dichiarazione di Roberto Fico, si sono limitati a chiedere di non strumentalizzare.
Dal canto suo Matteo Salvini non ha perso tempo: tra ieri sera e questa mattina ha dato il via a una controffensiva mediatica in piena regola, concedendo interviste su quasi tutti i maggiori quotidiani, per chiarire a caratteri cubitali la condanna dello squilibrato, e al tempo stesso rilanciare la palla nel campo del centrosinistra. Sa bene che i fatti di Macerata non depongono certo a favore del Carroccio, e potrebbero avere pesanti ripercussioni alle urne. Ha voluto però cercare di usare l’onda negativa per cavalcarla in positivo. Chi è rimasto imbarazzato, quasi paralizzato nella reazione, è stato Silvio Berlusconi, che ha preferito tenersi sul crinale, fra una ferma condanna e una riflessione sul “problema della sicurezza nelle città”. Il leader del centrodestra sa bene che è la sua Forza Italia a rischiare di pagare il prezzo più alto, in termini elettorali, si intende, per i fatti di Macerata. Passino le sferzate euroscettiche di Salvini, che il Cavaliere ad oggi è tutto sommato riuscito a contenere, complice la sua visita a Bruxelles per rassicurare i palazzi dell’Ue.
Più difficile liberarsi in fretta del polverone mediatico che l’attacco di Luca Traini ha scatenato sulla coalizione di centrodestra, accusata, se non di connivenza, di chiudere un occhio sull’estremismo xenofobo e destrorso. Eppure il momento è particolarmente favorevole per la coalizione tripartita. Lo grida a gran voce uno dei più fedeli colonnelli di Berlusconi, Renato Brunetta, che in questi giorni rilancia entusiasta un rapporto del Gruppo Parlamentare forzista alla Camera. Il responso, forse un po’ ottimista, parla chiaro: il centrodestra è “a un passo dalla maggioranza assoluta dei seggi sia alla camera che al senato”, con un bottino stimato di 309 seggi alla Camera e 158 al Senato.
Difficile quantificare con esattezza in cosa consista questo “passo”. Lorenzo Pregliasco, direttore di Quorum e YouTrend, non è affatto sorpreso. “Noi lo diciamo da sempre, la coalizione di centrodestra è largamente la più forte in termini di voti e questo si riflette nella composizione dei seggi”, confida a Formiche.net, “oggi la coalizione è intorno al 36-37% e vincerebbe più del 60% dei collegi”. Difficile prevedere oggi se ci sarà un “effetto Macerata” a penalizzare il centrodestra nei sondaggi. “È chiaro che questa situazione non aiuta” ci spiega Pregliasco, perché “non basta fare il pieno dell’elettorato di destra, nei collegi il centrodestra deve riuscire a tenere dentro il voto moderato”. L’impressione però, aggiunge, è che “fra i media ci sia un certo stigma verso la Lega e che la reazione del mondo politico e giornalistico non necessariamente coincida con quella dell’elettorato”. Forza Italia, comunque, rimane saldamente alla guida della coalizione, a prescindere dagli scossoni mediatici: “negli ultimi 4 mesi il vantaggio di Forza Italia sulla Lega si è consolidato e ora ammonta a circa 3 punti” ci spiega Pregliasco. Che prevede una sovrarappresentanza del partito di Berlusconi, perché “al momento della spartizione dei collegi hanno tenuto conto dei sondaggi”.
TRAVAGLIO
Siccome la mamma dei cretini è sempre gravida, l’addetto stampa del M5S in Veneto, tal Ferdinando Garavello, raccomanda a candidati e comunicatori una regola praticata dai politici di tutto il mondo da che mondo è mondo: lo sputtanamento degli avversari. Solo che, anziché dettarla a voce senza lasciare tracce, commette l’ingenuità di metterla per iscritto in un messaggio collettivo via social (“In campagna elettorale faremo molta comunicazione negativa sui partiti e sui candidati. Quindi, ognuno di voi va a cercarsi i diretti concorrenti e tira fuori tutto il peggio che si può tirar fuori: nefandezze, foto imbarazzanti, dichiarazioni e tutto quello che può servire a fare campagna negativa su di loro”). Che ovviamente finisce sui giornali. Che ovviamente scatenano i loro sepolcri imbiancati e le loro verginelle violate, fingendo di indignarsi per l’invenzione della gogna, come se non fosse vecchia come la ruota. Come se la propaganda elettorale negativa l’avessero scoperta i 5Stelle o quel tal Garavello. Come se fin dall’inizio della storia della Repubblica la Dc e il Pci non si combattessero a colpi di campagne sui comunisti che mangiavano i bambini e volevano abolire la religione (“Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no”) e, dall’altra, sui democristiani “forchettoni” al soldi dell’America. O come se nell’agosto del 2016 Filippo Sensi, allora portavoce di Renzi e poi di Gentiloni, ora in lista nel Pd, non avesse postato per sbaglio in una chat con i giornalisti delle agenzie, insieme alle consuete veline di giornata, anche un ordine che era meglio impartire a voce: “Proviamo a menare Di Battista sul discorso della Libia ricordandogli l’Isis”. E la cosa non destò scandalo, perché il pentastellato non era il picchiatore, ma il picchiato. Dunque, giù botte.
Su La Stampa, il commissario Jacopo Iacoboni parla di “macchina del fango pro M5S”, per distinguerla da quella anti-M5S che lo vede protagonista incontrastato. Sempre per la stampa umoristica, Libero titola: “Di Maio ordina ai suoi: sputtanate gli avversari”. E il Giornale: “Ordine di servizio ai militanti: infangate i candidati avversari”. Cosa che Libero e il Giornale non si sognerebbero mai di fare con gli avversari di B. e Salvini. Quindi cercare altarini imbarazzanti (e magari veri) degli avversari è “macchina del fango” se lo dice un 5Stelle, mentre se il portavoce del governo istiga a “menare” un 5Stelle è cosa buona e giusta.
Stesso sistema per gli impresentabili. Nei giorni scorsi abbiamo pubblicato l’elenco completo (o quasi, se ne scopre sempre qualcuno nuovo) dei più impresentabili fra gli impresentabili.
E cioè gli inquisiti, imputati e condannati per reati gravi in lista: FI&Pd ne candidano a decine, Lega e FdI qualcuno, LeU un paio, i 5Stelle nessuno. Infatti ieri il Giornale Unico dell’Inciucio che quotidianamente esce nelle edicole sotto le testate del Corriere, di Repubblica, del Messaggero e de La Stampa, titolava sugli impresentabili dei 5Stelle, come se fossero un esercito. La Stampa: “Di Maio scivola sugli impresentabili”. E chi sarebbero? Alcuni “indipendenti” ex iscritti o ex simpatizzanti di altri partiti (Pd, FI, Lega), mai indagati né sospettati di nulla di men che corretto; il solito addetto stampa veneto, che non è candidato, dunque non può essere impresentabile perché non si presenta; e l’ormai famigerato Emanuele Dessì da Frascati, che postò una foto sui social con Domenico Spada prima che fosse inquisito per la testata al cronista, rivelò di aver picchiato un rumeno che minacciava la sua famiglia, elogiava la violenza e vive in una casa popolare a 7,9 euro al mese da quando era nullatenente. Il classico candidato che, se queste cose fossero emerse prima, Di Maio avrebbe cancellato dalle liste (le segnalazioni di “nefandezze” sono richieste anche all’interno del M5S e sono servite al leader per eliminare un po’ di soggetti imbarazzanti). Ora che è troppo tardi, Dessì verrà fatto dimettere da deputato in caso di elezione e comunque rischia l’espulsione dal M5S.
Ma si tratta pur sempre di un caso singolo su 348 candidati uninominali e circa 400 plurinominali, selezionati in un mese su quasi 15 mila concorrenti alle Parlamentarie. Invece, da uno solo, si riesce a far apparire che siano tutti così. Corriere: “Parlamentarie M5S, caos tra addii e accuse. Pd: 240 euro di sgravi per i figli a carico”. La par condicio è assicurata: i 5Stelle sono citati per il “caos” e gli “addii” (al plurale, anche se n’è andata solo un’ex deputata che non verrà rieletta, essendo finita quarta su quattro nel listino proporzionale, ndr) e il Pd per i tanti bei soldini che regalerà alle mamme e ai papà. Stesso giochino su Repubblica: “Il Pd: aiuti a famiglie e lavoro. Senza Grillo, M5S nel caos” (prima, per Repubblica, il M5S era sempre nel caos perché Grillo comandava da solo dal blog, ora è nel caos perché s’é fatto un blog tutto suo e non comanda più). E sul Messaggero: “Tra impresentabili, ricorsi e dimissioni è caos M5S”, “L’incubo impresentabili ritorna”. Invece, se Minniti, Del Rio, la minoranza interna di orlando ed Emiliano, le federazioni locali si ribellano ai paracadutati, alle epurazioni e alle liste indecenti di Renzi, nessun “impresentabile”, nessuna “rivolta”, nessun “caos”: al massimo “malumori”, ma parlando con pardon e chiedendo scusa alle signore (Corriere: “I malumori di Delrio e Minniti per le ‘garanzie’ del segretario su collegi e posti nelle liste). E sia chiaro: l’unico impresentabile, peraltro mai indagato, del M5S, puzza come la cloaca massima, mentre decine di impresentabili voluti e candidati apposta da FI&Pd profumano di Chanel n.5.
Intanto il Consiglio di Stato torna a bocciare la “riforma” del competentissimo ministro dei Beni culturali Dario Franceschini che apre i musei italiani ai direttori stranieri. E tutti i giornaloni danno ragione a Franceschini che strilla contro i giudici cattivi. Nessuno spiega che la magistratura amministrativa agisce in base alla Costituzione e a un divieto imposto dalla legge 165/2001 del governo Amato, varata dall’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio: Dario Franceschini.
Ma il meglio arriva sull’ennesimo “caso vaccini”. Da due giorni Repubblica, Corriere, Stampa, Messaggero (e anche il Foglio, con una lectio magistralis del virologo rag. Cerasa) la menano sulla Raggi “No Vax” che si ribella alla Lorenzin dunque alla Scienza, spalleggiata da Salvini & Meloni, anch’essi tifosi e untori di tutti i virus disponibili sul mercato. E, siccome tutti lo scrivono, tutti ci credono. Peccato che, a impedire i vaccini obbligatori per tutti siano proprio quelli che dicono di volerli: la Lorenzin che ha fatto un decreto senza coperture né strutture per renderlo operativo in tutte le Asl d’Italia, tant’è che si parla di 40mila bimbi ancora non in regola che rischiano di essere sbattuti fuori da asili e scuole. Di questi, 10 mila vivono nel Lazio e 8mila a Roma (dove le Asl dipendono dalla Regione amministrata dal Pd). Allora il Consiglio comunale della Capitale ha approvato una mozione dei 5 Stelle non per difendere i No Vax, ma per tenere a scuola i figli dei Sì Vax che rischiano l’espulsione o la multa perché non si riesce a vaccinarli per colpa del governo e della Regione. Il Messaggero: “Raggi e Salvini uniti nella lotta contro l’applicazione della legge sui vaccini obbligatori”. Repubblica: “Lorenzin: ‘Sui vaccini Raggi fuorilegge’. Con lei Di Maio e Salvini. Renzi: ‘Incivile’”. Il Foglio: “La scelta di Raggi sui vaccini dimostra che l’estremismo non è solo sbagliato: è pericoloso”. Poi si scopre che la mozione Raggi – molto simile a quelle appena approvate a Firenze e in Toscana da Pd&C. – non l’hanno votata solo i 5Stelle e le destracce, ma l’intero Consiglio comunale all’unanimità: compreso il Pd, che tiene i piedi in due scarpe, come quando sparava contro il nuovo stadio della Roma e poi votava a favore.
Tutto questo però è meglio non scriverlo. Sennò poi i lettori capiscono che i giornaloni fanno peggio di ciò che rimproverano a quel tal Garavello: la “gogna” e la “macchina del fango” per “tirare fuori il peggio”, ma solo sui 5 Stelle. E, se non lo trovano, se lo inventano.
travaglio
Ma questi signori lo sanno o non lo sanno che il saggio e moderato statista, quello che sarebbe meglio di Di Maio, è un pregiudicato per frode fiscale, un indagato per le stragi mafiose del 1993 (venti morti e parecchi feriti fra Firenze, Roma e Milano), un pagatore seriale di Cosa Nostra e un pluriprescritto per corruzione semplice e giudiziaria, per falso in bilancio e per compravendita di senatori avversari? Un tempo la stampa estera ci aiutava a ricordare ciò che quella nazionale tentava di farci dimenticare. Ora collabora con quella nostrana per farci perdere il poco di memoria rimasto.