Il Sole 24 Ore, 3 febbraio 2018
Deutsche ancora in rosso ma paga il bonus ai trader
Deutsche Bank ha chiuso il 2017 con una performance dell’ultimo trimestre molto debole, i conti ancora in rosso (-500 milioni perdita netta ) per il terzo anno consecutivo a causa di un’imposta one-off da 1,4 miliardi scaturita dalla recente riforma della tassazione Usa. Ma al tempo stesso l’anno che si è chiuso sforna «il primo profitto prima delle tasse (900 milioni “quasi 1 miliardo”) dal 2014», segno che la banca «è sulla strada giusta». L’anno in corso è iniziato «bene» e mira a mettere a segno un utile post tasse. Così John Cryan, ad del colosso, prima banca in Germania con 20 milioni di clienti e tra le più grandi investment banks al mondo, ha presentato ieri a Francoforte i risultati 2017, mettendo sullo sfondo gli anni bui che li hanno preceduti ma che sono finiti, e proiettando in avanti il percorso di ristrutturazione che già inizia a portare i suoi frutti «anche se si deve fare di più e meglio, quanto fatto non basta».
Il mercato ha però visto il bicchiere mezzo vuoto e il titolo DB in Borsa è stato bastonato perdendo oltre il 6%. Non piace l’incertezza sull’entità del dividendo, che da “nominale” cioè simbolico diventa “competitivo” ma bisognerà aspettare marzo per saperne di più. Restano i timori di altre brutte sorprese sul fronte delle azioni legali e i contenziosi che finora sono stati la vera zavorra dei conti della banca. «I rischi legali e regolamentari sono stati notevolmente ridotti – ha assicurato Cryan – dei 20 casi che due anni fa rappresentavano il 90% di questi rischi, 15 sono stati in larga parte o totalmente risolti». Non a caso il comparto compliance conta ora 2.500 addetti. Tra le one off che hanno pesato negativamente, oltre alla tassa Usa, è stata menzionata l’incorporazione di Postbank (non più in vendita) e le dismissioni del passato. In prospettiva, sarà invece positiva l’Ipo dell’attività di wealth management con il nuovo marchio Dws (16 miliardi di raccolta netta nel 2016).
Deutsche Bank vuole diventare più semplice e snella (ha chiuso 188 filiali da 720 a 532 e ridotto il personale di 1.900 unità nel 2017,è uscita da 10 Paesi ), più sicura (CET1 al 14%) ma anche rimanere un gigante globale: si vanta di essere l’ unica europea tra le prime dieci banche al mondo nel settore azionario, obbligazionario e di consulenza. Ma proprio per questa sua vocazione da investment bank globale, «volatilità bassa e tassi bassi», scarsa operatività della clientela su trading e cambi, non hanno aiutato i suoi conti. «Se la Bce alzasse i tassi dell’1% avremmo ricavi aggiuntivi di 1,4 miliardi il primo anno e 1,6 miliardi il secondo», ha puntualizzato Cryan. E a chi lo incalzava con il confronto con le banche Usa, che vanno meglio, l’ad ha risposto piccato che è più facile fare i profitti negli Usa perché i servizi bancari sono meglio remunerati mentre in Germania «nessuno vuole pagare molto il banking». Molte domande della stampa si sono concentrate sulla polemica dei bonus, molto accesa in Germania. Cryan ha spiegato che la parte variabile delle remunerazioni, che in percentuale sul totale (12 miliardi cioè circa la metà dei costi) è calata rispetto al passato, viene riconosciuta ai trader dove l’attività è scesa per mantenere alto l’incentivo e riconoscere il “duro lavoro” in anni difficili.
Se c’è un Paese che la Deutsche Bank ama servire, quello è l’Italia e Cryan lo ha fatto capire ieri in un raro elogio pubblico a Flavio Valeri, «noto ai mercati» e responsabile del business in Italia, e agli italiani che lavorano per la banca a Londra con altissime professionalità. «Siamo orgogliosi di essere serviti per gli aumenti di capitale che hanno contribuito a rimettere in salute il settore» in Italia, ha detto Cryan, «abbiamo investito molto in It, è un mercato del credito importante e che conosciamo bene».
Deutsche bank vuole consolidare proprio questo ruolo per far salire i profitti: essere vista come la prima banca in Europa continentale per offrire servizi bancari, dai prestiti al capital markets alla gestione dei risparmi, alla clientela europea in tutto il mondo. «Brexit sarà un’opportunità per aumentare il nostro giro d’affari: noi siamo già grandi in Germania e grandi a Londra», ha detto il capo dell’investment banking. Nell’imponente hall dei quartieri generali di Deutsche Bank nel cuore della City di Francoforte, all’entrata del grattacielo ristrutturato nel 2013, troneggia un’opera dell’architetto italiano Mario Bellini. La chiamano “la sfera”. Possente, con le sue 33 tonnellate di acciaio, sembra il mondo, la grande sfida di DB.
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