Il Sole 24 Ore, 3 febbraio 2018
Matera, un presepe ma senza ferrovia. La città lucana, eletta capitale europea della cultura 2019, registra un boom di visitatori
Il conto alla rovescia è iniziato: perché Matera, eletta capitale europea della cultura per il 2019, non deluda le aspettative che l’Unione Europea ha riposto in essa, non c’è tempo da perdere. La posta in gioco è alta ed è il riscatto della città dei Sassi, della Basilicata e di gran parte del Sud Italia a cui è chiesto di dimostrare che dalle sue ricchezze ambientali e culturali, dalla sua storia e dalla sua cultura, oggi è capace di trarre sviluppo, crescita economica e soprattutto sociale. Grazie anche a un budget di non poco conto che ammonta in totale a 400 milioni per Matera e la Basilicata.
Che, da quell’ottobre 2014 in cui avvenne la proclamazione, il vento su Matera sia cambiato non c’è dubbio. E il primo dato che dimostra ciò riguarda il turismo. Un trend sorprendente: dal 2013 al 2016 il flusso di visitatori è cresciuto del 152%. E anche nel 2016 e nel 2017 si sono registrati incrementi ulteriori nell’ordine del 16% per gli arrivi e del 15% per le presenze. Di conseguenza, l’atmosfera in città è profondamente diversa da quella che si respirava negli anni passati. Eliana, professionista materana che lavora da tempo a Milano, descrive il cambiamento: «Ricordo una città del Sud ripiegata su di sé, spesso con le strade deserte. Oggi trovo una Matera vivace, operosa, piena di visitatori, negozi, alberghi, ristoranti affollati».
A un anno esatto dalle celebrazioni, la Fondazione Matera 2019 ha scelto e dato il via ai primi 27 progetti selezionati, su 50, che l’anno prossimo amplieranno gratuitamente l’offerta culturale cittadina: musica, teatro, gastronomia, filosofia, proposti da giovani lucani, associazioni non profit, onlus e startup, con partner italiani e internazionali. «Abbiamo un obiettivo – spiega Paolo Verri, dg della Fondazione – che queste sperimentazioni diventino imprese culturali che da Matera si misurino con esperienze straniere e qui riportino arte e cultura rinnovate. E nuovo business». Verri, torinese con grande energia, già direttore del Salone del Libro di Torino e del Padiglione Italia di Expo, sta dando carica a un esercito di volontari. Affiancato dalla presidente della Fondazione, la rettrice dell’Università della Basilicata Aurelia Sole, elenca i progetti. Il polo universitario con campus, iI recupero di sei cave di tufo per farne teatri a gestione privata; percorsi in bici; il tour della Murgia; l’Open design School e un istituto Demo-etno-antropologico. A questi si aggiungono quelli di Invitalia tra cui il Parco della storia.
Mentre il sindaco Raffaello De Ruggeri ieri a Napoli ha invitato il rettore della Federico II Gaetano Manfredi a partecipare al comitato promotore di un incubatore di imprese culturali digitali.
Ma tutto ciò darà ossigeno a un’economia storicamente depressa? «Matera era la città della vergogna, come la definirono Togliatti e De Gasperi nel 1948, quando si avviò il processo di sgombero dei Sassi, insalubri e degradati – ricorda il presidente di Confindustria Basilicata Pasquale Lorusso – oggi è la città della cultura: un cambio di immagine a 360 gradi. L’impresa supporta questo percorso». I simboli : una panca in acciaio della Bawer (l’azienda di Lorusso) collocata sul belvedere sui Sassi, la seduta con logo di Calìa esposta al Salone del mobile di Milano, i biscotti di Di Leo veicolo per fare formazione nelle scuole sulle eccellenze locali. Non solo, Matera è stata inserita dal governo tra le cinque città italiane in cui verranno sperimentare le tecnologie 5G. «L’immagine positiva generata dalla scelta europea – continua Lorusso – ha attirato l’attenzione di grandi imprese. Versace, ha avuto contatti con l’istituto professionale Isabella Morra e poi anche Cucinelli». Ma aggiunge: «Devo precisare che se il Pil cresce del 5,4% nel 2015 e del 2,1 nel 2016 si deve all’industria dell’auto e al comparto estrattivo, più che al turismo».
Segnali positivi provengono da piccole attività e per lo più endogene. L’offerta turistica cresce: gli alberghi più grandi e di qualità sono una decina, la crescita esplosiva riguarda (dati Apt) le case vacanza, che sono passate dalle 135 del 2013 alle 437 del 2016, e i B&b che erano 205 e ne sono 335. L’incremento maggiore registrato in Europa. Il 26 marzo sarà inaugurato il nuovo albergo a cinque stelle lusso “Aquatio”, nel Sasso Caveoso, frutto di un’opera di recupero costata alla Dierresetti dell’architetto Cosimo Dell’Acqua 5 milioni. Nel Sasso Barisano il B&b Tymus ha 18 posti letto su 400 metri quadri. Le transazioni immobiliari sono aumentate del 12,5% e i valori nei Sassi sono cresciuti dai 1.500 euro al mq del 2011 agli attuali 4mila per strutture da bonificare e ristrutturare. Qualche giovane che era emigrato fa ritorno, con un progetto in tasca: Mauro Acito, 25 anni, laureato a Venezia in Economia e gestione dell’arte, dopo aver lavorato al Mima di Bruxelles con cui continua a collaborare, è tornato a Matera per avviare nei Sassi un museo di arte underground: sarà inaugurato nel 2019.
Chi si aspettava lo sbarco di catene alberghiere e grandi imprese del mondo della moda, del design, della cultura o della tecnologia per ora resta deluso. Del resto, i grandi problemi restano sul tappeto e tra questi in primis quello delle infrastrutture. Tanto che il presidente del Consiglio ha voluto affiancare agli enti locali Salvatore Nastasi nel ruolo di coordinatore con il compito di facilitare i lavori e di favorire il raccordo tra Governo e istituzioni territoriali.
Tra le città capitali della cultura Matera è l’unica non servita dalla ferrovia. Il treno intercity da Roma si ferma a Ferrandina, a mezz’ora di auto da Matera. Qui il visitatore non trova né taxi né autobus per raggiungere la città. «La porta della città – dice un tassista – è l’aeroporto di Bari». E da lì si può imboccare la statale per Matera su cui è in corso il raddoppio: si spera sarà completato per il 2019 dimezzando i tempi di viaggio. Anche lo spettacolare patrimonio dei Sassi, dopo un processo di bonifica e recupero partito nel 1986 grazie a una legge statale che assegnava incentivi a chi volesse investire, oggi richiede un colpo di reni. «Dopo che i privati hanno investito tanto – dice Dell’Acqua, autore di diverse riqualificazioni – il pubblico deve mettere in sicurezza e completare le opere di urbanizzazione».