Il Sole 24 Ore, 3 febbraio 2018
Taglio del cuneo e «patente fiscale». Presentato il programma dem, al centro lavoro e famiglie con figli
Famiglie, imprese, giovani. Sembrano essere questi gli interlocutori a cui guarda il Pd dopo cinque anni di governo con il suo programma. Un programma da cui mancano volutamente “effetti speciali”: l’obiettivo è caratterizzarsi come forza di governo affidabile alla quale il ceto medio e la grande categoria politica dei moderati possono guardare con fiducia. «Siamo in campagna elettorale e tutti promettono tutto. Nessuno però racconta che cosa ha fatto, quali risultati concreti offre all’attenzione dei propri concittadini. Noi siamo diversi e vogliamo mantenerci diversi. Non partecipiamo alla competizione a chi la spara più grossa, a chi lancia la proposta più dispendiosa, a chi si inventa l’idea più mirabolante. La nostra promessa è una: non fare promesse», premette Renzi presentando il programma democratico all’interno dell’Opificio Golinelli di Bologna, un edificio recentemente ristrutturato dove l’industriale Marino Golinelli (97 anni) ha creato una cittadella della scienza in cui si organizzano iniziative culturali e divulgative.
Lo slogan scelto per l’iniziativa è eloquente: “Gli altri promettono il paese dei balocchi, noi abbiamo un altro programma”. In platea quasi tutto lo stato maggiore del partito, da Lorenzo Guerini a Piero Fassino al ministro Dario Franceschini. Presenti anche quasi tutti i candidati del Pd dell’Emilia Romagna, tra cui la sindacalista della Cgil Carla Cantone che prende la parola sul palco. A illustrare il programma con Renzi c’è naturalmente Tommaso Nannicini, consigliere economico del leader nonché membro della segreteria del Pd e ora anche candidato. Così come, per la corposa parte europea, il sottosegretario agli Affari Ue Sandro Gozi. E dà una mano anche il parlamentare uscente Yoram Gutgeld, l’uomo della spending review del governo, che se la prende con la flat tax proposta dal centrodestra: «È una proposta sbagliata perché è una stangata al ceto medio e un incentivo all’evasione – dice -. Sei contribuenti si sette pagano oggi meno del 23%: per questi i benefici della flat tax saranno minimi o nulli. Dobbiamo ridurre le tasse per le famiglie e le imprese, non per i milionari». Alle parole di Gutgeld fanno eco quelle di Renzi: «Presentiamo impegni concreti, realizzabili, a portata di mano. Che fanno andare avanti l’Italia senza farla precipitare nel tunnel dello spread e della crisi da cui siamo usciti a fatica con coraggio e determinazione». E anche il leader del Pd se la prende con le «castronerie» degli altri, come la posizione anti-vaccini di Lega M5S.
Proposte serie e credibili, dunque. Ma come tutti i programmi elettorali che si rispettano è il capitolo fiscale a rappresentare il piatto forte: come anticipato dal Sole 24 Ore c’è il piano per le famiglie con figli dal valore di 9 miliardi. Si tratta di una misura fiscale unica fino a 100mila euro di reddito, in grado di raggiungere anche gli incapienti sotto forma di assegno, che prevede 240 euro di detrazione Irpef mensile per i figli a carico fino a 18 anni e 80 euro per i figli fino a 26 anni. C’è inoltre la novità della “patente fiscale” a punti con una serie di vantaggi tributari e non – è spiegato – per i contribuenti che pagano correttamente le tasse: «Per loro introdurremo una serie di meccanismi premiali, come ad esempio l’eliminazione delle sanzioni per il primo errore o la rateizzazione e dilazione di pagamento su semplice richiesta, senza garanzia». Confermata poi la misura anti-bamboccioni: una detrazione fiscale di 150 euro (assegno per gli incapienti) a benefico degli under 30 con un reddito fino a 30mila euro e con un contratto d’affitto sulle spalle. Come scriviamo negli approfondimenti in pagina resta poi l’impegno a ridurre il costo del lavoro per il tempo indeterminato di un punto all’anno per quattro anni (dal 33% al 29%), così come quello a ridurre l’Ires e l’Iri per le piccole imprese fino al 22%. A rafforzare l’idea della credibilità, infine, a differenza di quanto fatto in passato vengono indicati precisi obiettivi macroeconomici per la legislatura: disoccupazione dall’11% al 9%; disoccupazione giovanile dal 32% al 20%; occupati da 23 a 24 milioni; Pil da 1,5% a una cifra superiore al 2%; debito pubblico dal 132% al 100% del Pil in dieci anni.